Air France, il timore dell’esplosione. Intanto Al Zawhiri dà il benvenuto a Barack “Il sanguinario”

 

Michele Ingenito

Una cosa è certa, anzi certissima. Il momento più sicuro è quando l’aereo, preso quota dopo il decollo, si posiziona in assetto di volo e viaggia tranquillo fino a quando inizia la discesa per l’atterraggio. Decollo e atterraggio sono, dunque, i due momenti tecnicamente ‘critici’ per qualsiasi aereo. Se il disastro è accaduto nella fase più sicura, non ci sono dubbi. In un modo o nell’altro deve essersi scatenato il peggior inferno atmosferico nella storia dell’aeronautica per fare esplodere un mostro della tecnologia del volo commerciale, senza che almeno uno dei due piloti avesse quel secondo di tempo richiesto per schiacciare il pulsante di allarme con la terraferma. E’ credibile tutto ciò? Può darsi, ma non ne siamo convinti.  Andiamo dritti al punto, allora, ed ipotizziamo quel che sono in molti a pensare. Ma che, per ragioni diverse e comprensibili, non osano ancora dire. Che l’aereo, cioè, sia stato fatto esplodere in volo. Da chi? Da terroristi, ovviamente! Sì, ma quali? “No comment!”, come direbbero gli inglesi. Troppo prematuro, troppo rischioso e neppure serio. Del resto, se intimamente lo pensano in molti, a cominciare dall’Air France e dai parenti, non è opportuno farlo sapere in giro. Salvo che dinanzi a prove schiaccianti come quelle della scatola nera.  Se c’è una strategia terroristica dinanzi a questa ennesima tragedia, è certamente anomala, per quanto volutamente diversa. Nessuna rivendicazione, infatti. E ciò, da una parte, genera la speranza; dall’altra il terribile dubbio. Perché non rivendicare vuol dire insussistenza dell’ipotesi dell’attentato. Non volere rivendicare, invece, vorrebbe dire l’esatto opposto; cioè l’intenzione mirata di chi ha organizzato e realizzato il terribile complotto di lasciare tutti nel dubbio. Un atto di crudeltà in più, ma certamente funzionale sul piano psicologico mondiale. Perché, d’ora in poi, drammi del genere potrebbero susseguirsi l’uno dopo l’altro, creando un terrore diverso e non meno drammatico nel mondo. Nessuno dichiara guerra a nessuno, ma gli 11 settembre continuano a susseguirsi.  Certi ‘cervelli’, malati quanto si vuole (perché eroici per chi li esprime e che così utilizza le proprie cause solitamente ispirate da fondamentalismi religiosi che tutto tollerano e giustificano quando sono in gioco la lotta e il sacrificio contro i regimi ‘sanguinari’ del mondo), hanno gioco facile nel programmare strategie terroristiche sempre nuove che mettono d’improvviso in ginocchio tutte le all’erta dei paesi occidentali.La voce di Al Zawhiri, intanto, leader di Al Qaeda, si fa nuovamente sentire. Anzi urla. Urla contro la imminente visita del Presidente degli Stati Uniti nei paesi arabi, che comincerà domani. Parole non certo gentili sono risuonate in tutto il mondo contro il “sanguinario” Barack Obama. Parole che, dette da uno che se ne intende, la dice lunga sul tipo di accoglienza che egli personalmente riserverebbe al nemico storico di sempre. I due eventi, disastro Air France e ‘benvenuto’ di Al Zawhiri al nemico-Occidente nella persona del suo rappresentante ‘più alto in grado’ – il presidente degli Stati Uniti Barack Obama – non hanno alcuna attinenza tra loro. Coincidenza, dunque, solo coincidenza. Almeno per ora! Fino a quando la verità rimarrà sepolta in fondo all’oceano!