L’abito, non fa il monaco…scolastico!
“Ragusa” (26 maggio) – Alcuni alunni del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Ragusa non sono stati ammessi in classe perché vestiti in modo non conforme al decoro. È stato il preside Gaetano Lo Monaco a bloccare sulle scale d’ingresso due alunni sedicenni che frequentano il terzo anno perché indossavano pantaloni che coprono fin sotto le ginocchia (pinocchietti), ma non arrivano ai piedi. Uno dei due alunni, S.G., è uscito da solo dall’istituto per andare a casa e cambiarsi d’abito, perdendo così la prima delle tre ore di lezione in cui ha dovuto sostenere la prova scritta di latino. Un altro alunno, più fortunato, ha avvertito subito la madre, che gli ha portato a scuola un paio di pantaloni, evitandogli così di dover abbandonare l’edificio scolastico e di perdere la lezione.
Alcuni genitori hanno protestato contro questa scelta del dirigente ritenendo che i “pinocchietti” non siano certo un capo d’abbigliamento da proibire a ragazzi di quindici o sedici anni.”La notizia, nei giorni scorsi. Colpisce in questa notizia la levata di scudi di alcuni genitori (quindi, per fortuna, una protesta non globalizzata) come anche la presenza nei comunicati stampa del Ministero della Pubblica Istruzione di notizie normativamente futili (come quella dei sommelier di frutta) e non chiare direttive su alcune norme che regolano la convivenza in una Istituzione socialmente di rilievo come la Scuola, dove, si presume (forse ottimisticamente talvolta) che l’esempio sia dato dai Docenti. Spero solo (per sua incolumità) che questo coraggioso preside abbia il supporto di una circolare ministeriale. Io l’ho cercata ma senza esito.Una sola riflessione: all’estero, in alcuni Stati, gli Studenti hanno una uniforme, proprio perché appartenenti ad una “Istituzione”. La Scuola appare essere considerata come lo strumento di un investimento della Società. In Italia spesso la Scuola è un luogo di parcheggio (per cosa?) dove sfoggiare appunto ombelichi e pinocchietti.