Lo sviluppo morale del bambino: il ruolo dei genitori

 

Giovanna Rezzoagli

Il bambino sin dalla nascita è in grado di interagire col mondo esterno, in via preferenziale con la madre (o con i care-givers). Per quanto attiene allo sviluppo morale del bambino appare pertanto fondamentale  il tipo di interazione che i genitori saranno in grado di stabilire con lui sin dai primi istanti di vita. Il principale compito dei genitori in questa prima fase di sviluppo (individuabile cronologicamente da 0 a 2 anni) è quello di assicurare al piccolo cure amorevoli, incentrate sul contatto fisico e sulla soddisfazione dei bisogni primari, ponendo attenzione a mantenere il più possibile un clima sereno e rassicurante attorno a lui. E’ questo il primo degli stadi dello sviluppo morale individuati da Piaget, da lui chiamato anomico, caratterizzato dalla tendenza del bambino a considerare il mondo esterno in funzione di se stesso. Eriksson parla di primo ciclo di vita, in cui è importante da parte del bambino l’acquisizione della cosiddetta fiducia primaria: il bambino impara gradualmente che la madre a volte non è presente, ma poi torna, tale acquisizione può essere fortemente limitata da genitori iperprotettivi ed onnipresenti, ma anche profondamente compromessa da genitori spesso assenti nel loro ruolo. Erik Berne individua in questa epoca di vita il delinearsi degli atteggiamenti che verranno adottati in età adulta, le posizioni di fronte al mondo esterno (chiamate schematicamente “io non sono ok, gli altri sono ok”, “io non sono ok, neanche gli altri lo sono”, “io sono ok, gli altri non lo sono”)si originano proprio in conseguenza del rapporto con i genitori. Il secondo stadio per Piaget prende il nome di “fase eteronoma”, comprende il periodo che va dai 3 ai 6 anni circa di vita. I genitori in questa fase di sviluppo hanno il compito di trasmettere al bambino il rispetto delle regole in quanto tali, attraverso rinforzi positivi e negativi o attraverso punizioni. Il bambino a questa età si sente onnipotente, al centro di tutte le attenzioni, il genitore deve dare regole e routine precise al bambino, cercando di essere coerente ma sereno nei suoi atteggiamenti e nelle sue azioni. Nella fase di “latenza”, dai 6 agli 11 anni circa, il compito del genitore è quello di parlare e spiegare al bambino, di dargli gli strumenti per cominciare a sviluppare i concetti di consapevolezza e di scelta, concetti che saranno ampliati ed interiorizzati in quello che Piaget chiama il periodo dell’ autonomia morale, in cui si  sviluppa l’identità dell’individuo, i genitori hanno il compito in questa fase di ascoltare i loro figli, stando loro accanto e supportandoli anche e soprattutto di fronte agli inevitabili errori. Tutti i genitori sbagliano, non esiste il genitore perfetto, così come non esiste il figlio perfetto. L’essenziale, a mio parere, è amare i propri figli per come sono, non per come si vorrebbe fossero.