Donare, per non morire

di Rita Occidente Lupo

Lavorare stanca. Stressa. E nel nostro Paese, i ritmi serrati, invidiano i Messicani. Al primo posto i manager, con la valigetta sempre sull’uscio. Di lavoro, però, non si muore. Ci si danna per cercare di correre dietro al tempo. A quelle lancette che ticchettano sempre così spedite, quando s’affrettano gl’impegni da incasellare. Però c’è anche chi, senza lavoro muore. Ed il dato della disoccupazione, nel nostro Stivale, allerta. A tal punto che al “si salvi chi può”, s’aggiunge ” come può”. Nella città lagunare, tra lo sciabordìo dell’alta marea e le romantiche gondole. Il superbo Carnevale ed i fasti marinari, la povertà che spinge a vendere ciò che si possiede. I propri organi. Così qualcuno, a spasso da troppo tempo, per portare avanti la famiglia, ha deciso di sbarazzarsi di metà fegato e d’un rene. In cambio, di profumati Euri. Cosa non si fa per vivere! E per poter ogni giorno scodellare in tavola. I servizi sociali assistono anche il disagio, ma fino a questo momento, nessuna forma concreta d’aiuto. Il governo conosce, impietoso, casi in cui non occorre tagliare i dipendenti fannulloni, bensì sostenere chi non ha pane. E chi gabba i controlli sanitari, per non andare a lavorare.Tra non molto, probabilmente, il nostro Paese si troverà ad incrementare la mole autoctona d’indigenti, sfoggiando comunque parlamentari privilegiati al di là della riduzione, del sesso e della condizione. A caccia di sapienti escamotage, che solo la nobile arte della politica, che loro hanno ben appreso, è capace di tramandare!