Erode continua a vivere

di Rita Occidente Lupo

Un tempo, i neonati dinanzi agl’istituti d’accoglienza di religiose. Le pie case, dove i trovatelli pagavano lo scotto dell’anonimato, a volte per una vita. Anche se il loro lignaggio, li riscattava solo per la fine mussola, delle fasce. Poi, cestinati. Tra i vetri dei cassonetti. Ultimamente, affidati all’etere. Scaraventati dalle finestre. Movente, la gelosia. Loro non c’entrano. Ma finiscono di vivere.Tempo fa, una straniera, lasciò precipitare nel vuoto l’infante della vicina. Temendo che il proprio compagno, da mesi vivesse una storia sentimentale con la vicina. Madre del pargolo. A farci le spese, il povero neonato di appena 40 giorni. Ora a Viterbo, una ventenne, in casa di parenti. Avvicinatasi alla culla, con molta naturalezza ha afferrato il nascituro, per poi sospenderlo alla finestra. Perizia psichiatrica. Dinanzi al mutismo, anche nel corso dell’interrogatorio nell’aula giudiziaria. Problemi di sopravvivenza, daro il terribile impatto al suolo,  fanno combattere l’infante, ad appena pochi giorni dal suo primo vagito. Un modo per sbarazzarsi della vita, per punire gli altri, per liberarsi di qualcosa. E di qualcuno. Sarà la Magistartura ad intervenire. Ed i sanitari a cercare di salvare il povero neonato. Le contraddizioni dell’esistenza. La vita, inscindibilmente legata alla morte. Sia nel bene, che nel male. Quando la prima è donata, la seconda può essere provocata. Per il malcapitato, attesi i suoi vagiti.