Al “Del Duca” di Ascoli con la consapevolezza dei propri mezzi

 

Maurizio Grillo

Si avvicina la gara di Ascoli e cresce l’attesa dei supporters granata, curiosi di vedere all’opera i propri beniamini dopo la sofferta vittoria nel derby contro l’Avellino, ma soprattutto vogliono constatare se questa squadra può centrare una vittoria risolutiva che potrebbe far ipotizzare ad un allontanamento della pericolosa ghigliottina dei play out. Mancano tre partite al termine del campionato, 9 punti che potrebbero rappresentare l’ancora di salvezza di una stagione non certamente esaltante, anzi da cancellare subito dagli annali della Salernitana, una vera e propria delusione, dopo la rinascita post- alibertiana ed il repentino ritorno in cadetteria, due grandi imprese che potrebbero essere vanificate in un lasso di tempo brevissimo. Non è nostro costume cantare il “De Profundis”così come stanno facendo in tanti, solo per fare i “bastian contrari” della situazione o per pavoneggiarsi per le loro doti di esperti ed indovini provetti, la verità che nel calcio, così come nella vita, si può anche sbagliare, ma piangere il morto , prima dell’avvenuto decesso, sembra quantomai eccessivo e sa tanto di propaganda mediatica. Il compito che attende Brini ed i suoi ragazzi non è facile, 270 minuti di fuoco, nel corso dei quali i calciatori granata dovranno trasformarsi in agguerriti gladiatori, con tanto di”mors tua, vita mea”, come dire tre battaglie senza esclusioni di colpa e con inusitata cattiveria agonistica, perché se “Parigi vale una messa”, la salvezza per la Salernitana equivale alla vittoria di un campionato. Il trainer granata sta preparando la sfida contro la compagine di Colomba con grande determinazione, sta mettendo sottotorchio tutta la truppa, vuole effettuare un autentico check up ad ogni suo singolo calciatore, vuole essere certo di mandare in campo quelli più in forma, ma soprattutto quelli che mentalmente sono più pronti a recepire le sue direttive tecnico –tattiche e che sappiano applicarle in modo vincente sul rettangolo di gioco. Mai come in questa occasione Brini può scegliere la formazione migliore e contestualmente il modulo di gioco più consono a contrastare la squadra bianconera, che deve fare a meno di pedine importanti per squalifiche ed infortuni, ma il tecnico di Porto Sant’Elpidio è abituato a guardare solo in casa propria, ad avere massimo rispetto dell’avversario ma nessun timore reverenziale. Il tecnico sa che in questo momento possiede un’arma in più rispetto a Colomba, un calciatore che può fare la differenza e che si chiama Merino, non fosse altro per il suo modo di stare in campo, ma soprattutto capace di risolvere la partita con un assist o una propria invenzione. Il peruviano l’ha intuito perfettamente e con una naturalezza impressionante continua a rimanere tranquillo, sicuro dei propri mezzi e consapevole delle responsabilità affidategli, peccato che solo Castori non avesse capito nulla o quasi, altrimenti la situazione di classifica sarebbe stata sicuramente diversa da quella attuale, ovviamente in senso positivo.