L’attrazione del morboso: il gruppo virtuale

 

Giovanna Rezzoagli

Il potere, l’intrigo, il sesso: sono gli ingredienti che non possono mancare in qualsiasi storia che abbia lo scopo, più o meno dichiarato, di calamitare l’attenzione di un pubblico più o meno vasto. Oggi si chiama gossip, l’inglese è di moda ed è “trendy”, ieri si chiamava pettegolezzo e suonava un po’ provinciale, ma sempre attende all’arte del “far pensare senza dire”.L’articolo pubblicato su “DENTROSALERNO” l’otto maggio a firma di Aldo Bianchini è un mirabile esempio di comunicazione aggregante. Attorno ad esso si sono create, come spesso succede, due fazioni: chi plaude e chi “dileggia”. Si è creato un gruppo virtuale come non avevo ancora avuto modo di osservare. I partecipanti hanno virtualmente interagito influenzandosi reciprocamente, condividendo più o meno consapevolmente un unico scopo: esserci.Sicuramente il commento “deviante” di un commentatore ha avuto il potere di catalizzare ed ampliare il contesto oggetto di analisi. Si tratta di una dinamica di gruppo a tutti  gli effetti. Il gruppo virtuale gode della “prerogativa” di non rendere i partecipanti visibili gli uni agli altri, se non attraverso la comunicazione verbale deprivata però di tutta la componente emozionale che il tono di voce e la mimica facciale rendono assai più esaustiva e potente. Questa caratteristica consente di fatto l’anonimato e la possibilità di esprimersi senza esporsi direttamente. Molto probabilmente la strutturazione di questo gruppo risulterà essere piuttosto debole, la sua attività si esaurirà nell’arco di pochi giorni. Si è però creata una relazione tra gli individui, basata sul contagio emozionale scatenato molto probabilmente dal contenuto dell’articolo, ma anche dalle suggestioni che l’Autore ha saputo abilmente indurre nel lettore. Nel bene o nel male l’importante è parlarsi, l’utopia di fondo è capirsi, la speranza comprendersi.