Salerno senza “Campo de’ Fiori”

Aldo Bianchini

Il sindaco De Luca nelle sue frequenti esternazioni mediatiche grida di “volere” una città europea, una città turistica, una città con la piazza più grande, una città con le fontane, una città con i marciapiedi, una città pulita, ecc. ecc.. Grida a vuoto il buon sindaco di Salerno, grida a vuoto perchè a Salerno mancano i contenitori popolari e culturali pubblici, e Lui fino a questo momento non è riuscito a darli, nonostante gli strepiti e le convenzioni !!. Ha avuto, certo, ottime idee come la ristrutturazione di Piazza Flavio Gioia (ex Rotonda) ma non si è accorto, e nessuno l’ha saputo consigliare, che nel ristrutturarla la svuotava di ogni contenuto. Doveva e può ancora essere la “piazza cult” di Salerno ma Lui non deve essere estremista e abolire con un colpo di spugna le tradizioni e il passato (anche confuso e molto popolare!!), perchè proprio in ciò deve essere trovato il punto di ripartenza. Penso e credo che qualche volta il nostro Sindaco sia stato a Roma ed abbia visitato anche “Piazza del  Campo de’ Fiori”. La mitica piazza cinquecentesca (e forse anche più antica…), sotto lo sguardo anche un pò scettico ma, comunque, benevolo di Bruno (lì arso vivo nel quindicesimo secolo) è una piazza dalla doppia identità che riesce a trasformarsi ogni giorno. Tutta la mattinata è convulsamente invasa da bancarelle di ogni tipo (caotiche, disordinate e anche sporche…), alla sera cambia pelle e d’incanto diventa uno dei poli attrattivi più importanti della capitale e, forse, del mondo. Artisti di strada, boemiene, musicanti, decine di ristorantini e una imponente folla di curiosi fino a notte fonda. Al mattino l’anima romanesca più popolare possibile (con donnne che sbucciano in diretta i fagiolini o le fave sotto l’obiettivo di telecamere e macchine fotografiche), a sera lo schopping e la cultura; e sempre turisti su turisti. Ecco basterebbe questo a Salerno, in piazza Flavio Gioia, per ridare alla city un rilancio effettivo al di là delle canoniche bancarelle della Fiera del Crocifisso e dei rari momenti in giro per i vicoli del centro storico, ma sempre e soltanto in occasioni preordinate e annuali. Piazza Flavio Gioia dovrebbe essere, invece, un centro mercatale e culturale al tempo stesso. Pensate al mattino ritorna il grido del pescivendolo e la sera la calma culturale di tantissimi eventi. Mi meraviglio che il prof. Apolito (anche se recentemente contestato nella sua stessa Università) non abbia mai suggerito al Sindaco una soluzione del genere che per essere pensata e partorita non necessità di una cattedra universitaria, basta andare a Roma.

3 pensieri su “Salerno senza “Campo de’ Fiori”

  1. Bianchini, smettiamola di fare solo polemiche solo perchè lei e di un’altra corrente politica. Diciamo la verità Salerno è diventata più bella rispetto agli anni 60/70/80 ecc. Siamo onesti!

  2. Evidentemente è proprio il non meglio identificato Enzo da Salerno a cercare (ma non ci riesce!!) a fare polemica. L’articolo di Bianchini (che non fa veline… come altri, secondo, me vuole essere solo un suggerimento per come utilizzare al meglio una piazza storica che è assodatamente un contenitore vuoto. Anzi Bianchini dice anche che De Luca ha avuto una grande idea nel ristrutturare la piazza ma che senza accorgersene l’ha lasciata vuota. Mi spieghi Enzo, se può, dov’è la polemica e in che cosa l’articolista ha distorto la realtà nella disperata ricerca di polemiche.

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