Salerno: le opere di Bini in mostra al Catalogo

Sabato 9 maggio alle ore 19,00 sarà inaugurata presso la Galleria Il Catalogo la mostra personale di Paolo Bini, curata da Massimo Bignardi: si tratta della seconda delle due mostre che la galleria salernitana ha in programma di dedicare, annualmente, a giovani artisti. In esposizione sedici dipinti realizzati da Bini in questo ultimo anno e, solo in parte, presentati di recente nella personale allestita presso il Centro Luigi Di Sarro di Roma. Con questa mostra, Lelio Schiavone e Antonio Adiletta tentano di fare il punto sulle ultime esperienze del giovane artista, guardando ad opere il cui linguaggio pittorico fonda sulla trasparenza, sulla dissolvenza definitiva dell’immagine, in virtù di un ritrovato interesse per la luce, intesa quale compagna di un intimo tempo di attesa. “Il passaggio – scrive Bignardi nel testo di presentazione al catalogo pubblicato per l’occasione – non è stato facile, anzi lento, a volte sofferto, per il timore che si stavano definitivamente slacciando i fili di un legame con il valore della raffigurazione. Paolo Bini […] ha lavorato ininterrottamente in quest’ultimo anno spingendo la sua pittura a staccarsi da composizioni che trattenevano frammenti di immagini e di oggetti articolati in spazi a mo’ di scatole sceniche, per rivolgersi ad un dettato nel quale, se pur con brevi inflessioni di matrice gestuale, predomina l’emotiva essenzialità del colore. Va precisato che le prime, realizzate intorno al 2005 ed ancora sottoposte al ‘vincolo’ della figura, anche se avanzata quale impronta della sagoma o, se si vuole, dell’oggetto racchiuso nel suo contorno di forma, segnalavano una struttura lineare che impaginava, in brani sostanzialmente astratti, una sorta di diario intimo. Era, in fondo, un registro cifrato da un amorfo espressionismo che, solo per la traduzione mentale, ricordava la pittura intellettuale di Robert Motherwell, certamente non letto direttamente ma traslato dai cataloghi, come da alcune tardive declinazioni vive nella pittura italiana degli anni Novanta. Insomma Bini ha tentato, poco più di quattro anni fa, di dare un senso alla visione della realtà attraverso la memoria, impaginando i suoi segni-sagome in quelle ‘stanze’ che lui ama definire ‘memoria esterna’. In fondo, il suo interesse era rivolto alla resa di oggetti svuotati del ‘corpo’ “. Oggi, prosegue Bignardi, la pittura di Paolo manifesta “un’inquietudine, propria di un’aurora, aurora – v’è l’obbligo di una tempestiva precisazione – che non è affrancamento ad un’immagine di uno stato d’animo nel quale l’artista riversa gli impasti di umori esistenziali, tanto meno metafora di un’epifania di luce percepita, bensì variante emotiva incuneata, cedendo alla metafora, tra la notte e il giorno, in pratica tra luci di realtà fra loro diverse implicando, quasi sempre, la memoria e la visione”.

 La mostra resterà aperta fino al 25 maggio