Salerno: ultimo appuntamento dei Percorsi D’Analisi

All’offerta formativa cittadina è dedicato l’ultimo appuntamento della terza edizione dei Percorsi d’Analisi, promossi dall’Associazione Seventh Degree, di Liberato Marzullo e Antonello Mercurio con il contributo delle amministrazioni provinciale e comunale di Salerno e del nostro ateneo, con la partecipazione del Liceo Scientifico “Giovanni da Procida” di Salerno, che si terrà giovedì 30 aprile, alle ore 19,30, presso il Convento San Michele. Gli ospiti di Antonello Mercurio saranno Paolo Apolito in rappresentanza del nostro ateneo, Franco Massimo Lanocita, presidente del C.d.A. del “G.Martucci” di Salerno, che relazionerà sulla riforma in atto nei Conservatori, unitamente ad Angelo Vassallo per l’Accademia di Belle Arti e il Preside Nicola Scarsi, voce delle scuole medie superiori, protagonisti di una conversazione moderata da Eduardo Scotti, con la partecipazione di Emilio “Lillo” D’Agostino, nelle vesti di grande accusatore e Alfonso Amendola, grande difensore. Diversi i temi che verranno affrontati, a partire dalla riforma della  formazione e Istruzione Artistica, musicale e Coreutica, con i corsi di I e II livello prediligono maggiormente la teoria, lo scritto, le lettere  più che la prassi, ovvero il suonare, il dipingere, il danzare. La musica può essere inquadrata, studiata, risolta in crediti, giorni, ore, minuti? Crediamo proprio di no, così come la danza e l’arte. Per di più la riforma, in particolare quella riguardante il conservatorio è manchevole proprio del liceo musicale, riguardo i quali, nel momento in cui verranno attuati possano fornire una cultura musicale di base, quale solfeggio, armonia, tecnica strumentale adatta per entrare in un istituto di Alta Formazione, in cui non si potranno più eliminare difetti e colmare lacune, ma si dovrà soltanto suonare e raffinarsi. E ancora, l’amministrazione, specificamente nell’ambito pedagogico, deve smarcarsi dalla politica e dai contenuti ideologici che spesso la politica veicola. Concentrarsi a lavorare sul talento, sulle attitudini individuali: la politica deve agevolare, non appesantire le istituzioni scolastiche. Nelle Accademie prevale la logica dell’evento, la spettacolarizzazione a ogni costo; si trascura l’impegno nella formazione, nel consolidamento delle singole capacità creative. La natura episodica e slegata delle manifestazioni culturali proposte al pubblico riflette in modo singolare la forma in cui la scuola, ossia la principale agenzia formativa, si fa carico oggi del lavoro sul talento, sulle capacità artistiche e strumentali dei più giovani: e cioè attraverso micro e macro-sperimentazioni, attraverso progetti mirati, indipendenti, non integrali,  rispetto alle altre nozioni e alle altre sollecitazioni teoriche. Inoltre,  non si può eludere l’esigenza di ricalibrare, attraverso nuovi strumenti organizzativi, una pedagogia meglio capace di assecondare le istanze della creatività. La politica, nell’ultimo decennio, si è abbandonata, specialmente in fatto di scuola, a una sorta di “sindrome di Penelope”: ovvero i ministeri dell’Istruzione in perenne disfacimento e riassetto di quanto elaborato e acquisito. Penalizzando così le giovani generazioni di un’istruzione sempre traballante, fin dalle sue incerte e di continuo mobili fondamenta. Un’ulteriore tara sulla qualità di un’istruzione valida e proficua è la divaricazione, assai radicata culturalmente e spesso incoraggiata da una mentalità consolidata, tra sapere e saper fare. Si relega il saper fare in un angolino e vi si destinano i giovani frettolosamente considerati privi di una profondità e di un’attitudine al pensiero astratto. La creatività, che spesso è una complessa e indecifrabile mediazione tra manualità e acutezza intellettiva, con questa spaccatura metodologica troppo netta, oltre che discriminante, finisce per disperdersi, annacquarsi, privata com’è di un indirizzo appropriato.