Suicidio adolescenziale: dramma sociale
Ieri mattina un ragazzo di quindici anni si è suicidato lanciandosi dalla finestra del liceo classico “Martino Filetico” a Ferentino (FR), dopo aver terminato il compito in classe di greco. Come già è avvenuto precedentemente in casi simili, si parla di “tragedia che si è abbattuta all’improvviso”, “nessuno poteva aspettarsi il gesto del giovane”; sono i commenti dei familiari e dei compagni riportati dalla stampa. Identici a quelli che, in simili tragedie, vengono abitualmente resi. Nell’articolo dedicato da “IL SECOLO XIX” a questo doloroso fatto di cronaca vengono citati quattro casi molto simili cronologicamente antecedenti. In comune la stessa fascia d’età, le modalità di suicidio, simili le motivazioni: delusioni affettive, l’essere oggetto di derisione, apparenti forme depressive. Il suicidio appare come l’azione più personale che un individuo possa compiere e può venire a configurarsi come una dura sfida al mondo che lo circonda. Ad un certo momento della sua storia l’uomo scoprì che oltre a poter uccidere i suoi simili e gli animali aveva la possibilità di uccidere se stesso: da quel momento l’atteggiamento che egli ebbe nei confronti della morte e della vita mutò radicalmente. Non si saprà mai quale fu tra gli uomini antichi colui che nella notte dei tempi comprese (ed eseguì) di poter porre fine alla sua vita di propria mano, ne le motivazioni che lo spinsero ad un gesto così definitivo, resta il fatto che il suicidio è presente da sempre nelle società e nella mitologia antica. All’ individuo “normale” il suicidio rappresenta un elemento che racchiude in sé elementi etici, morali, affettivi ed un profondo significato esistenziale. L’epidemiologia del suicidio è oggetto di approfondite ricerche perché , nei paesi più ricchi ed industrializzati, esso costituisce una delle dieci più frequenti cause di morte. In età adolescenziale, tuttavia, è comunque un evento raro anche se in crescita lineare. Il suicidio tentato, progettato e spesso eseguito occupa un posto di primo piano nelle difficoltà esistenziali dell’adolescenza e pone in modo deciso il problema della diagnosi e dei limiti tra normalità la patologia del comportamento: lo psicanalista francese Ladame dice che non vi è nessun suicidio adolescenziale che non sia anche psicopatologico. Negli adolescenti al di sotto dei 16 anni, l’incidenza del suicidio è ancora molto bassa, ma vi è un’alta frequenza di minacce e di tentati suicidi. E’ infatti necessario all’ adolescente allentare i legami con le figure parentali per poter pensare alla morte. Gli adolescenti sono spesso depressi ma sono altrettanto euforici, cioè maniacali : a volte non è un meccanismo depressivo a far scattare la molla suicida, bensì una sorta di identificazione-proiettiva di tipo immaginativo correlato all’imitazione, sulla falsariga dei comportarnenti infantili a facies maniacale: infatti il maniaco non si toglie la vita per morire ma per vivere in una fusione perfetta con l’ideale dell’io. Il suicidio dell’adolescente può apparire anche come un comportamento di onnipotente regressione infantile operato nel tentativo di far fronte ad un conflitto emotivo esplosivo che potrebbe implicare la perdita o la distruzione dell’oggetto investito narcisisticamente: la separazione che avviene con i genitori nell’adolescenza e che è provocata dal soggetto stesso nel tentativo di conquistare l’indipendenza sotto l’istanza di trovare la propria identità, può a volte subire una mortificazione narcisistica troppo forte per l’io adolescenziale estremamente inquieto, e sfociare nel suicidio. L’ansia da prestazione che i ritmi sempre più frenetici e le aspettative di superprestazione rappresentati dai modelli che i mass-media e la società impongono, costituiscono elementi fortemente inficianti ed inibenti lo sviluppo equilibrato di un’autostima sufficientemente in grado di supportare il giovane nei momenti di difficoltà. Gli adulti spesso frustrati, essi stessi vittime di complesse dinamiche psico-sociali non sempre risultano in grado di rappresentare e costituire in concreto un esempio educativo, siano esse le figure parentali o di riferimento scolastico. In una società ove si tende a leggere un oroscopo piuttosto che pensare al proprio agire, forse occorre iniziare a riflettere.