Salerno:quello che passa il Convento, con la cucina di Guerra

Venerdì 24 aprile, alle ore 20,30 settimo appuntamento il programma enogastronomico della seconda edizione di “Quello che passa al convento”, promossa dal Convivio delle Arti dei Rozzi e degli Accordati, presieduto da Vito Puglia, con il contributo del Comune e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, del Pastificio Amato, della Centrale del Latte e di Salerno Energia e la collaborazione della web radio Unis@und, ospite di Marco De Simone, gestore del Convento San Michele. Con “Si cucine cumme vogl’i’(o)”, curato da Vito Puglia, ispirato dalla raccolta postuma di ricette di Eduardo, la cucina viene presentata come l’espressione culturale che meglio di ogni altra racconta il carattere, lo spirito, il modo di vivere di un popolo o di una comunità, un’epoca. Da questo l’ assunto: in ogni persona colta e sensibile si annida uno cuoco. Ospite della seguitissima sezione della rassegna sarà l’assessore alle politiche sociali del comune di Salerno, Ermanno Guerra, tennista di professione, dentista e politico per “hobby”, presenterà la cucina della sua casa con piatti appartenenti un po’ alle mense di tutti noi. In omaggio alla nota passione per la musica, che gli ha fatto “aprire” il salone dei marmi per ospitare la rassegna Piano Solo, nonché i più bei monumenti di Salerno da far vibrare con le antiche melodie del prestigioso Festival di Musica Antica, la cena avrà quale preludio un aperitivo musicale, in cui Ermanno sarà supportato dalla chitarra e dalla voce di Marino Cogliani. Il desco verrà inaugurato dalla pasta e patate, un piatto che si ritrova anche nella bioterapia nutrizionale , usato principalmente per combattere l’insonnia. L’unica difficoltà di questo modo di preparare la pasta è indovinare la giusta quantità d’acqua (non troppa, non troppo poca) da aggiungere alle patate. Altra ricetta principe di casa Guerra è quella dello “scarpariello” di casa nostra, un piatto popolarissimo tanti anni fa: un pasto molto veloce a prepararsi per i calzolai (“scarpari”, da cui il nome “scarpariello”) nato dove c’era un pullulare di fabbriche di scarpe a conduzione familiare. Le mogli, le figlie, le fidanzate e non, erano abili rivettatrici e orlatrici di pellami per scarpe, e dovendo lavorare preparavano un “pasto veloce” (oggi si direbbe “fast food”) nell’intervallo del mezzodì: lo scarpariello, appunto. Secondo altri, in realta’ questo pranzo, essendo un piatto povero, si preparava con i prodotti avanzati  che si avevano in casa, o con cio’ che regalavano, quasi sempre formaggi, allo “scarparo” la gente che non poteva pagarlo. La giornata dello “scarpariello” era specialmente il lunedì, giorno di riposo degli “scarpari”, quando si raccoglieva tutte le “regalie” e le si cucinava insieme al ragù avanzato la domenica. Adesso è diventato un piatto “etnico”, e molti “buongustai” discernano se lo scarpariello è più gustoso con i bucatini di Gragnano o con la pasta fresca, fatta in casa, di una volta. E altri lo consigliano pure con la mozzarella. Per il secondo Ermanno si è affidato alla carne alla pizzaiola, un piatto semplice e molto profumato. Finale con due tipologie di dolci al cucchiaio, i quali fanno evocare immagini di soffici creme, tremolanti budini colorati, delicate bavaresi velate da lucenti sciroppi e guarnite da pezzetti di frutta macerata nel liquore. La golosità infantile presente in ogni adulto fa sentire l’acquolina in bocca. I dolci al cucchiaio spesso incontrano un favore maggiore degli altri prodotti di pasticceria, preferenza forse è da addebitare alla morbida consistenza che li distingue. L’intera cena verrà innaffiata dal pregiato vino di casa Guerra: infatti, Ermanno conduce due vigne a Montoro inferiore ed ad Ogliara dove produce un Aglianico e un Cabernet Sauvignon  di alta qualità.