Sassano: acqua sporca. Storie di ordinaria ingiustizia

 

Roberto De Luca

Lo stato di disagio per l’acqua sporca che è sgorgata per anni dai rubinetti delle case dei cittadini di Sassano, nelle frazioni Silla e Varco, è comprovato da due ordinanze di non potabilità dell’acqua emanate dal sindaco pro-tempore, rag. Arenare Gaetano, attuale assessore provinciale: una prima ordinanza, datata 25-11-1998, revocata solo il 24-01-2001, una seconda il 19-10-2002, revocata in data 26-11-2002. Tale disagio viene ora schernito dall’invio di un sollecito di pagamento da parte del Comune di Sassano, proprio alla vigilia delle elezioni provinciali (una coincidenza?) e proprio mentre siamo in attesa dell’agognata sentenza del procedimento civile N. R. Gen. 281/03 tra le parti seguenti: Arnone Michele + 192 contro il Comune di Sassano (SA) e contro il Consorzio Acquedotti Cilento (CONSAC). Questa causa è stata intentata da 193 famiglie al Comune di Sassano e al CONSAC proprio per lo stato di esasperazione in cui versava la cittadinanza a causa della non potabilità dell’acqua, che assumeva un colore rossastro quando si aprivano i rubinetti, e a causa della pretesa di volere che i sassanesi pagassero l’acqua sporca a prezzo pieno.

 La storia

A Giugno del 2002 i ruoli del servizio acquedotto riportavano il prezzo pieno per l’acqua sporca erogata dai pozzi di Silla. Le prime bollette, per gli anni 2000, 2001 e per il primo trimestre 2002 arrivavano nelle case dei cittadini l’1 ottobre, con due rate scadute, rispettivamente, ad agosto e a settembre. Le restanti due rate avrebbero dovuto essere pagate entro il Novembre 2002. Viste le vibrate proteste della cittadinanza, l’amministrazione comunale decise di dilazionare il pagamento con rate a scadenza 31 ottobre, 31 dicembre, 28 febbraio e 30 aprile 2002. Intanto, con una delibera di giunta tardiva, datata 3 settembre 2002, protocollata solo il 25 ottobre 2002, si ridusse, non si sa per quale tipo di calcolo, del 20% il prezzo dell’acqua sporca per i cittadini che abitavano nell’area servita dai pozzi di Silla. La stessa amministrazione si era già resa artefice di una bella iniziativa a danno del cittadino: un’illegittima richiesta, da parte della stessa amministrazione e del CONSAC, di un contratto ex-novo e di un versamento di un nuovo anticipo di consumo in seguito alla cessione dell’utenza dal Comune al CONSAC, avvenuta ad aprile del 2002. Anche in questa occasione il CODACONS  ha tutelato gli interessi dei cittadini di Sassano, riuscendo a far recedere, tramite un ricorso al TAR, sia il CONSAC sia l’amministrazione sassanese dai loro illegittimi propositi. Una somma stimata di circa mezzo miliardo delle vecchie lire sarebbe stata ingiustamente intascata dal CONSAC, se quest’operazione illegittima fosse andata in porto. E proprio allora scorgemmo le prime prove pratiche di amministrazione unica: l’opposizione non fece una piega alle proteste dei cittadini, che si affidarono al CODACONS e ad un gruppo di volenterosi per poter portare avanti la loro battaglia di civiltà, per ribadire che il Codice Civile (questo sconosciuto!) non prevede un nuovo contratto e successivo versamento di anticipo di consumo in caso di cessione delle utenze ad altro gestore. Nella successiva legislatura la minoranza (nel senso più ampio del termine) confluiva nella maggioranza, dando vita ad un’unica lista, la sola presentata agli elettori nell’anno 2005. Adesso amministrano tutti i membri della lista unica, felici e contenti.

L’insostenibile situazione odierna

Il Comune di Sassano, vista la nostra pervicacia nel portare avanti l’azione giudiziaria, decise unilateralmente una riduzione del 40% dell’importo per chi avesse desistito dal portare avanti il giudizio. Alcuni aderirono alla proposta. Altri cittadini hanno però tenuto la barra dritta per ottenere una giusta sentenza, che ad oggi, a oltre due anni dall’ultima udienza, ancora non è arrivata. Nel mentre, tuttavia, a casa dei ricorrenti che restavano in attesa di un ordinariamente tardivo giudizio sono arrivate le cartelle esattoriali dell’acqua per il periodo 1998-2000 (proprio lo stesso periodo interessato dalla prima ordinanza di non-potabilità dell’acqua). Il Comune ha presumibilmente incassato tributi da parte di alcuni cittadini, evidentemente in modo ingiusto, se la sentenza dovesse confermare quanto da noi asserito: nulla è dovuto a chi è inadempiente dal punto di vista contrattuale. Tu dici di fornirci acqua potabile; poi dici che l’acqua non è potabile con un’ordinanza; poi, però, pretendi che noi ti paghiamo l’acqua come se fosse potabile; noi, invece, sosteniamo che a te nulla è dovuto, in quanto non hai fornito il servizio come da contratto. Questa vicenda fu anche presentata in TV alla trasmissione FORUM e il giudice Ferdinando Imposimato, che trattò informalmente il caso, ci diede pienamente ragione, aggiungendo che, se vi fossero stati episodi di malattie causate dalle impurezze presenti nell’acqua, il Comune avrebbe dovuto essere ritenuto responsabile di queste non piacevoli evenienze. Da ultimo, coloro i quali hanno resistito fino all’ultimo, in attesa di un’agognata giusta sentenza che rendesse finalmente giustizia del disagio patito dai cittadini negli anni in cui vedevano acqua rossastra sgorgare nelle loro case, si son visti recapitare i solleciti di pagamento per i tributi degli stessi anni. I cittadini di Sassano sono disorientati per queste e per altre vicende poco chiare, come quella dell’ecomostro, la cui rappresentazione ha vinto il primo premio nel concorso fotografico “Nonsolopuntaperotti” organizzato dai VAS con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, del boschetto paleo-palustre, sito di pregio ambientale dove si sta costruendo una zona industriale, e della sagra della Valle delle Orchidee, dove si continuano a finanziare costosi eventi per un improbabile ritorno turistico. Almeno la Giustizia (quella con la G maiuscola) ci renda una parte della nostra dignità di cittadini, se è ancora lecito chiedere ciò in questa putrida palude sociale.