Università: al via razionalizzazione dei corsi di laurea

 Salvatore Ganci

Un comunicato dell’Ufficio Stampa del MIUR del 19 marzo 2009 ci informa che a partire dal prossimo anno accademico, i corsi di studi degli Atenei  si ridurranno del  20 % rispetto a quelli attivati quest’anno. La notizia è oramai datata e se ne è già discusso. Ma appena del 20 % mi ero subito chiesto? Pensavo (ingenuamente) che in Italia Facoltà e corsi di Laurea si potessero ancora contare e invece … sono rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che esiste una Laurea  in Viticoltura ed Enologia, una in Scienze Gastronomiche. Ovviamente non sta a me entrare nel merito di quanto l’Italia necessiti di Dottori così specializzati. Ma mi chiedo: ne esiste una richiesta? Nella sola Università di Padova (una a caso) la vecchia Facoltà di Agraria, che, con il vecchio ordinamento,  sfornava dei “Dottori in Agraria” (ne conobbi uno sotto le armi negli anni ’70 che emigrò in Australia), nell’anno accademico 2008/2009 offre ben sei Lauree distinte. Così, come mi chiedo, se il corso di Laurea in “Archivistica e Biblioteconomia” potrà sfornare bibliotecari efficientissimi al vertiginoso ritmo della incalzante richiesta di mercato, mentre una delle due simpatiche (e brave) bibliotecarie del comune dove vivo teme per il posto di lavoro a seguito dei tagli nei bilanci comunali. Insomma, oltre ad essere un paese di santi, navigatori e poeti, siamo da tempo il paese dei Dottori e della moltiplicazione dei corsi e dei professori. E mi domando: il proliferare di tali e tanti corsi di laurea è stato motivato da reali esigenze di offerta formativa  o piuttosto (grazie all’autonomia) dal “dover” sistemare parenti (più o meno stretti), amici o amichette? Ai bilanci presenti e futuri degli atenei l’ardua risposta.

 

Un pensiero su “Università: al via razionalizzazione dei corsi di laurea

  1. Come sempre le osservazioni del prof. Ganci sono molto acute. Sembra quasi che il nostro mondo globalizzato abbia perso alcuni freni inibitori e si sia dato alla “pazza gioia” in tutte le sue manifestazioni, comprese quelle culturali.

    Che l’economia drogata abbia prodotto dei grossi danni anche nella formazione del cittadino?

    Certo, chi detiene il potere è poco propenso, credo, a che si possa raggiungere una formazione critica e completa di ogni singolo individuo (è da comprendere!). Tuttavia, la distruzione sistematica del sistema formativo italiano potrebbe proiettarci ancora più giù nelle classifiche degli atenei nel mondo.

    Caro prof. Ganci, continuerò a seguirla con interesse, sperando di cogliere qualche nota di speranza nelle sue parole.

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