Paese che vai, Pasqua che trovi: Bracigliano

Anna Maria Noia

Uno dei pochi paesi nella Valle dell’Irno in cui perdura una tradizione tra le più famose di quelle bizantine è Bracigliano.La cittadina deriva il toponimo probabilmente dalla famiglia “Procilia”, donde: “Procilianus”, poi storpiato in Bracigliano; oppure da “Vergilianus”, poiché Publio Virgilio Marone, autorevole scrittore latino, narrò della battaglia di Sarno e morì in Campania; oppure il paese trae la denominazione da “inter brachia montium”, ovvero: “tra le braccia dei monti”.La toponomastica più certa è però la prima. A Bracigliano i misteri della Pasqua si tramutano nella Pasqua dei Misteri. La tradizione dei Misteri, recuperata dal Cristianesimo, è antichissima, ricorda infatti i riti iniziatici di primavera presso i popoli primitivi. I cosiddetti “Misteri” avvengono il venerdì santo e sono diversi dai Misteri degli altri paesi, ad esempio dell’area calabro-siciliana e dalla “processione dei Paputi” di Sarno: essi sono definiti così perché incappucciati, come i “battenti” di Guardia Sanframondi, nel Beneventano, anche se gli stessi battenti marciano in processione ad agosto, non nel periodo pasquale.A proposito di riti propiziatori della buona stagione, un’altra tradizione primaverile scomparsa da pochi anni nel Sanseverinese è il “fucarone di S. Giuseppe”.Il rituale si svolgeva nella notte tra il 18 e il 19 marzo (appunto festività di S. Giuseppe) di fronte alla chiesa di S. Pietro a Mercato S. Severino (precisamente nella frazione di Piazza del Galdo), una volta preparate casa per casa fascine di legna raccolte dal mercoledì delle Ceneri.Queste venivano ammassate in un simbolico cerchio (che ricorda i Druidi di Stonehenge) nella piazza, per “salutare” il sole che inizia la sua massima ascesa al cielo. Nello stesso giorno si distribuiva – sempre a S. Severino – per propiziare un buon raccolto la “mmesca”, una zuppa di cereali di cui ancora adesso a Bracigliano si tramanda la ricetta per prepararla in un’apposita sagra estiva…Ritornando ai Misteri di Bracigliano, questa pratica religiosa si svolge (o almeno si svolgeva fino a non molto tempo fa) in due momenti: al mattino c’è la sfilata di gruppi di statue di cartapesta, che escono portati a spalla da quattro persone; le statue rappresentano la via crucis del Signore, e un frate minore, un sacerdote o un redentorista spiegano al popolo, facendolo meditare, la simbologia dell’evento. Esso evento ha una durata di tre-quattro ore, per quindici stazioni, che partono da una Congrega (a Bracigliano se ne contano molte) per arrivare all’altra in cerchio.Il celebrante è in posizione centrale su un palco allestito – generalmente – di stoffa viola. Tutto ciò termina alle ore 13.All’ora nona (15 del pomeriggio, quando Gesù è morto) inizia la seconda parte dei Misteri, consistente nella processione del Cristo morto sul “Cataletto”, come viene definito, seguito dalla statua dell’Addolorata (venerata però il 15 settembre, e a S. Severino in tale data si rinnova l’antica consuetudine delle “Fontanelle” in quel di Lombardi, popolosa frazione…).La processione, che ricorda la “Scontrata” (cioè l’incontro faccia a faccia della Madonna e del Cristo morto) vissuta nei paesi di minoranza albanese e/o arbresche (Greci o altri che al momento non ricordiamo), attraversa tutto il paese, partendo dalla parrocchia di S. Giovanni al Tuoro, per giungere ai “Casali”, passando per le frazioni di Piro, Spineto, Pitaffio, S. Nazario.La particolarità dei Misteri di Bracigliano consiste nel fatto che le donne, quali antiche preficae (matres dolorosae) cantano nenie in una lingua antica, forse bizantina, poiché la cadenza è simile agli inni monotonici della chiesa greca ortodossa. Indi le bande musicali di questa zona così ricca di fermenti musicali si alternano, sottolineando intensamente – con le marce funebri di Mozart e di Verdi – il solenne momento processionale.Mentre l’oscurità incombe sull’evento il passaggio della processione è rinfrancato dalle fascine accese, che – oltre a illuminare la strada – avvertono lo spostamento del corteo funebre.Le “fracchie” sono dei residui della “puta” (potatura) delle viti e degli olivi.Nel frattempo nei bui boschi che circondano Bracigliano alcuni giovani, con fiaccole e fiamme, accendono lumi creando delle raffigurazioni che rappresentano motivi sacri (i “Sepolcri”).Forse sono questi i veri Misteri, cioè i rituali che compivano i giovani all’inizio della primavera, quando si recavano nel bosco ad accendere la “face” (teda) del passaggio dalla giovinezza alla maturità.Prima del 1998, cioè all’epoca della frana che ha coinvolto Bracigliano come gli altri paesi di Sarno, Quindici e Siano, i Misteri erano decisamente più suggestivi e ricchi, più spettacolari e sentiti, più coreografici; da allora molte famiglie braciglianesi colpite dal lutto non hanno voluto preparare le fracchie di sterpi e “puta” per rispettare i loro congiunti deceduti.Oggi Bracigliano, grazie anche all’opera dei sindaci Gianni Iuliano e ora Ferdinando Albano, anche a capo della Comunità Montana “Irno”, è rifiorita e Albano esprime di essere contento per come stanno andando le cose.A S. Severino i riti pasquali iniziano invece il venerdì prima delle Palme, con il cosiddetto “Fistone”, la “grande festa”, nella cui occasione si preparano a Spiano, frazione di S. Severino, le polpette di baccalà (antica e segreta ricetta tramandata di generazione in generazione, come la polpetta di Costa – altra frazione – a luglio) e si tiene una processione con canti alternati a cori femminili a due voci, con la “risposta” compatta degli uomini a più voci: il tema è ripetitivo, come per Bracigliano, litania lamentosa del dolore delle sette spade di Maria addolorata.La processione di Spiano è preceduta dalla Congrega della stessa frazione, rappresentata (prima) da un mazziere vestito di feluca e “sciasso”, come il “pazzariello” napoletano, che tiene su l’insegna, rosso triangolo su un’asta di legno con fiori e penne di struzzo, tenuta da un confratello e altre quattro persone che la innalzano e abbassano ritualmente per tre volte (le virtù teologali), avvalendosi di quattro funi, dello stesso numero dei punti cardinali e delle virtù cardinali.Intanto per tutto il paese (come succede anche per il Corpus Domini a giugno) le case hanno alle finestre le coperte di “primo letto”, specialmente rosse e simbolo della verginità perduta delle donne, che una volta dopo la prima notte esponevano le lenzuola per far capire che prima erano illibate, ma anche del sangue del martirio.A Preturo di Montoro, infine, come tradizione pasquale vi era il gallo martire: veniva steso un galletto su una mazza di legno, dopo tracciata una linea di demarcazione e – a seconda di dove colava il sangue, a sinistra o a destra della linea – lo stesso animale era riffato tra la chiesa e il popolo.

 

Un pensiero su “Paese che vai, Pasqua che trovi: Bracigliano

  1. Da vera figlia d’arte Annamaria Noia non smentisce la sua solidità culturale e la precisione nella ricerca storica delle tradizioni popolari. Perchè non si cimenta in un volume più ampio?

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