L’ora della verità

di Rita Occidente Lupo

Ora tutti discettano. Cassandre abruzzesi. Un po’ come le centurie di Nostradamus. Poco manca che vengano rispolverate anche quelle. Come già avvenne in occasione del sisma campano dell’80: in libreria, dopo qualche giorno, dalle vetrine luccicanti, il best seller dell’indovino cinquecentesco. Sempre dopo le calamità, qualcuno aveva vaticinato. Predetto. Annunziato. Profetizzato. Intanto, l’evento, consummatum est. In Abruzzo, mentre la terra continua a tremare senza pietà, rigenerando panico e sgomento, con la stessa intensità della scossa fatale, ci si chiede se Giuliani sia stato tenuto da parte troppo in fretta. Se invece andavano considerati non sotto gamba i suoi allarmismi. Anche se ricadenti su Sulmona. Le macerie non danno tregua. Le centinaia di decessi, mixati alle sterili speranze dei dispersi. Le ferite dell’anima, non guariranno. Chi ha perso affetti e cari, non ce la fa a guardare avanti. La vita continua grida qualcuno, per infondere coraggio. Per animare anche quanti sono schizzati via, seguendo imperiosamente la spinta della solidarietà, per contribuire a recuperare corpi, che si spera ancora salvi. Alla luce degli oltre 1000 feriti, dei circa 250 morti e delle migliaia di evacuati, ingoiato il futuro per L’Aquila! Gli edifici sacri, sbriciolati al suolo, accanto alla pericolante casa dello studente, emblema del sacrificio allo studio. Con corpi ancora non recuperati. Una Settimana Santa, che rischia di far crollare la fede. Che vede solo il Venerdì Santo. Giorni di passione, che non guardano alla Pasqua di resurrezione. Dinanzi a lutti estesi, vien da chiedersi il perché di tale cataclisma. Il cattolico riannoda la fede, che vacilla. Il laico, rigetta ogni dimensione trascendente. Dio c’è, implorano coloro che battono i denti sotto le tende, guardando indietro di qualche giorno. In 20 secondi, depennate esistenze, edifici antichi, mentre ancora il polverone si solleva dalle abitazioni crollate con la scossa 5,3 di magnitudo, delle ore 19,30 di ieri sera. L’emergenza, difficile da gestire, anche se la tempestività ha consentito finora di recuperare vari feriti. S’allunga la spirale di panico a tutta la dorsale appenninica, perché si sa che il Paese è sismico. Come vivere con la terra che trema, in futuro, tutto da vedere. Si parla di prevenzione, ma finora acclarato che non può essere previsto un terremoto. Resta solo da pensare a sopravvivere, per riprendere a vivere. Dove? Non lo si sa ancora, perché un’ intera città è in ginocchio. Continuiamo a seguire quanti si stan attivando per alleviare i terremotati, contribuendo a raccolte di viveri ed indumenti. E mentre qualcuno ha avuto anche il tempo di farsi scattare qualche foto ricordo, prima di scattare per l’emergenza, la corale preghiera di quanti si son stretti in cordata di preghiere. L’applauso, ben meritato, alla determinazione di scavare per salvare il salvabile. per ridare la luce a vittime ancora sotto le pietre. Per le passerelle politiche di routine, non è proprio l’ora!

Un pensiero su “L’ora della verità

  1. E’ vero non è l’ora delle passerelle politiche, e neanche quella delle polemiche. Condivido in pieno lo spirito cristiano che pervade l’articolo. Penso però che alle vittime si debba rendere oltre che la speranza, anche giustizia. Che crolli una chiesa antica, in una situazione tellurica di rilievo come questa, è plausibile, quello che non si può accettare è che crollino case nuove, ospedali, edifici pubblci. Continuare ad assistere chi soffre, certo!!!Dare loro l’opportunità di ricominciare a vivere è giusto!! Ma chi ha subito una così immane tragedia credo che abbia diritto di sapere fino in fondo cosa è successo, perchè è successo e se ci sono responsabili di quanto è successo!! I terremoti non si prevedono, è vero, ma i disastri si!!! Sapete chi, per esempio, chi ha costruito l’ospedale S.Salvatore dell’Aquila??? L’IMPREGILO. Si la stessa impresa del termovalorizzatore di Acerra costato dieci volte di più del previsto, la stessa che con metodi simili a quelli di Acerra sta lavorando sulla Salerno/Reggio Calabria, la stessa che costruirà il ponte di Messina!!! Vogliamo andare oltre???
    Il fatto che, pur mostrando quel che resta dell’ospedale, pur dichiarando meraviglia per quanto è successo, nessuno, e dico nessuno, fa uscire questo nome mi preoccupa molto. Non vorrei che la giustizia rimanesse solo una speranza!!

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