Costume e società: le origini del “pesce d’aprile”

 

Luca Monaco

Quasi tutti, almeno per una volta nel corso della vita, siamo incorsi nella burlesca tentazione di prenderci gioco di amici, parenti e colleghi di lavoro, approfittando della tradizionale “ricorrenza” del primo giorno di aprile. Talvolta, questa più o meno simpatica usanza, ha travalicato addirittura i più limitati confini della normale quotidianità, coinvolgendo beffardamente, loro malgrado, persino importanti organi di informazione oltre che cariche istituzionali. Ma come, dove e quando è nato questo irriverente e scanzonato costume che si tramanda da secoli? Invero, l’unica certezza è la sua matrice pagana. Molti studiosi delle tradizioni popolari sono soliti collocarne temporalmente la nascita intorno al 154 A.C., allorquando il primo di aprile segnava l’inizio dell’anno. Altri, invece, narrano che, un primo di aprile, Cleopatra d’Egitto avrebbe sfidato Marco Antonio in una gara di pesca e questi, furbescamente, avrebbe ordinato ad un servo di attaccare al proprio amo una grossa preda che gli avrebbe consentito di vincere. La bella regina africana, scoperto l’inganno, e decisa a “vendicarsi”, sarebbe allora ricorsa ad ulteriori sotterfugi per prendersi, a sua volta, gioco dell’amato. Un’ulteriore tesi fa discendere la consuetudine del primo di aprile da un antico rito pagano: terminato l’inverno, l’avvento della primavera rappresentava il rinnovamento della terra e della vita. Così, tra il 25 di marzo ed il primo di aprile, per propiziare gli dèi, si festeggiava, facendo sacrifici in loro onore. La festa era occasione per esprimersi liberamente con frizzi, lazzi e buffonerie. Con l’avvento del Cristianesimo, queste feste vennero poi rimpiazzate da altre celebrazioni, più organiche alla nuova religione, e tutti coloro che si ostinavano a festeggiare il vecchio rito pagano, venivano ridicolizzati e fatti oggetto di scherzi di ogni genere.