Menna, Russo, De Luca: il potere e la piovra

Aldo Bianchini

Sento spesso dire in questo periodo “qualcuno lo fermasse”, alludendo chiaramente al sindaco Vincenzo De Luca. E certamente sono più di quei “dieci tangheri” o, meglio ancora, “cani chihuahua” tanto bistrattati nel corso degli accaniti e farneticanti esercizi dialettico-oratori del primo cittadino. “E come se fosse facile…” ho sempre risposto io, con grande calma, aggiungendo “Basta guardare alla storia politica della città e ve ne renderete conto…”. Per lo più li lascio ovviamente delusi. E questo mi dà la giusta dimensione di come sia sconosciuta la storia politica di Salerno, la nostra storia. Eppure gli esempi non mancano. Il primo fu Alfonso Menna, dalla gente ricordato semplicemente come “”Fonz’ ‘a luce”” che nel corso degli anni ’50 seppe accentrare sulla sua persona una enormità di cariche e, quindi, di potere: Sindaco di Salerno, Presidente del nascente ASI e presidente dell’ISVEIMER (Cassa per il Mezzogiorno). Allungava i tentacoli dappertutto, dalla CCIAA allo IACP, dai Consorzi di Bonifica all’Ente Riforma per l’assegnazione dei fondi agricoli della Piana del Sele. Fece, da solo, scelte urbanistiche-sociali ed economiche osannate da un consenso poplare senza precedenti. Scelse, sempre da solo, di implementare il porto commerciale (distruggendo i lidi balneari) al servizio di una “zona industriale” che non è mai seriamente decollata. Fece, insomma, scelte di grande interesse pubblico che oggi tutti, o quasi, contestano. A lui viene, solo per fare un esempio, addebitata la cementificazione dissennata di Salerno ma gli imprenditori non dissero niente perchè l’unico timoniere del tempo era assolutamente popolarissimo e, quindi, inattaccabile. Fece anche cose buone, per carità, come il prolungamento del lungomare che restituì alla Città la zona compresa tra il lungomare Trieste e Torrione che era “terra di nessuno”. Come accade, oggi, con le scelte di De Luca. Poi arrivò sul finire degli anni ’60 il coriaceo Gaspare Russo, che nell’autunno del ’70 riuscì a mandare a casa, in taxi, l’intoccabile “Fonz’ ‘a luce”, che nel frattempo (data l’età) offriva il fianco alle congiure di palazzo. Anche Russo assommò in sè devastanti poteri ed anche lui, come una piovra, distese i suoi tentacoli dovunque: Comune di Salerno, Camera di Commercio, Presidenza Consiglio Regionale, Ferrovie dello Stato, Isveimer, IACP, ecc. ecc. Sotto il regno di Russo la città continuò a crescere in maniera dissennata, senza piano regolatore, con una ragnatela incredibile di amicizie e clientele senza precedenti; un lungo periodo di oscurantismo totale. Per distinguersi dal suo predecessore, noto per le luci del lungomare, Gaspare Russo pose la ciliegina sulla torta autorizzando l’installazione della “Nave Concord” di Giuseppe Martino. Fingevano entrambi di lottare come titani contro l’Italcementi per la chiusura del mostro “cementificio”. Infine, dalle ceneri di tangentopoli e della stagione socialista, venne Vincenzo De Luca che da subito seppe affabulare la folla con i suoi esercizi dialettico-oratori. La prima cosa popolarissima De Luca la fece attaccando brutalmente la macchina comunale in cui centinaia di codardi nullafacenti si annidavano da decenni. Utilizzando abilmente i poteri che la nuova legge gli assegnava riuscì, anche, a buttare giù un paio di ruderi che deturpavano Piazza della Concordia e Largo Sinno entrando, così, definitivamente nell’immaginario della gente come “l’uomo autoritario  necessario alla Città e, forse, al Paese”. Poi De Luca è cambiato, in peggio dicono i fedelissimi (pochi!!) che lo hanno abbandonato. Contrariamente ai suoi predecessori, e sulla scorta delle esperienze dell’era socialista, non ha assommato su di sè molti incarichi ma, astutamente, ha esteso la sua rete di potere attraverso uomini fedelissimi che, alla prova del nove, non hanno minimamente tentennato e giurano fedeltà e condivisione delle scelte decise dal capo. In Città tutto dipende da De Luca, anche le liste elettorali per la Provincia nell’attesa del grande salto, forse l’ultimo: la scalata verso Palazzo Santa Lucia. Scalata che potrebbe condizionare seriamente le sue scelte, anche a favore della destra, per gli annunciati nuovi assetti provinciali. Per quanto attiene i “tempi del potere e della piovra” De Luca ha surclassato Russo e, da poco, ha superato finanche Menna.

5 pensieri su “Menna, Russo, De Luca: il potere e la piovra

  1. Parole sante…caro Aldo! Sfido chiunque a dire – fatti alla mano – che tutto ciò non è vero. Si parla tanto di democrazia, di consenso popolare… La mia opinione è che nelle scelte politiche e amministrative di oggi – come spesso del passato – c’è ben poco di democratico, e la “nomenclatura” di De Luca ne è l’attuale testimonianza… La cancellazione delle preferenze in tema di elezioni politiche, poi – voluta dal centrodestra e colta al volo di buon grado dal centrosinistra – è la mortificazione finale della volontà popolare, l’attentato al cuore della democrazia: non abbiamo più <> rappresentanti in seno al parlamento, sono imposti dall’alto anche quelli…!!

  2. penso che queste sono solamente sciocchezze….tutt parole filosofihe che non porano da nessuna parte….basta dire che salerno ora ha un piano regolatore…basta dire questo…poi…è meglio che facciamo silenzio perche sono le opere realizzae ceh parlano da sole..

  3. …fatti, non parole scitte poste in fila solo per riempire delle pagine vuote. Basta vedere la biografia di Alfonso Menna -Wikipedia per rendersene conto e di dare un equilibrato e giusto merito all’ex sindaco di Salerno…

  4. “Per quanto vi sentiate assolti, siete lo stesso coinvolti”…la storia di Salerno è un susseguirsi di scelte sbagliate. In 50 anni le hanno tolto l’anima, cioè il mare. Tutto il resto è noia, canterebbe il califfo.
    Hasta No Crescent e No Vela di Salerno

    PS: l’analisi è corretta, nessuna filosofia tra le parole del direttore. La realtà è sotto gli occhi di tutti, anche di chi fa finta di non vedere

I commenti sono chiusi.