Oliveto Citra:tecnica innovativa uroginecologica presso l’Ospedale

  Presso il Presidio Ospedaliero di Oliveto Citra, mediante l’impianto di un piccolo pace-maker, è stato possibile ripristinare la capacità minzionale di una giovane paziente, affetta da una grave condizione neurogena di ritenzione urinaria assoluta. Parliamo con il Dr. De Vita, che ha recentemente introdotto tale metodica, specialista in Ginecologia ed in Urologia, Dirigente Medico presso l’U.O. di Ginecologia-Ostetricia, diretta dal Dr. Gennaro Auriemma, e che sta conseguendo il dottorato di ricerca in “Tecniche chirurgiche avanzate in chirurgia e riabilitazione del pavimento pelvico femminile presso l’Università di Roma Tor Vergata.Si chiama “Neuromodulazione Sacrale” ed è una metodica recente ed innovativa, già effettuata in altri centri uro-ginecologici italiani di riferimento, che permette di stimolare i nervi sacrali che controllano e modulano le attività degli organi pelvici. È un intervento efficace, non invasivo, effettuato in anestesia locale su pazienti opportunamente selezionati. La neuromodulazione sacrale fonde le attuali conoscenze in campo uroginecologico e neurologico. Molte sono le specializzazioni che confluiscono sulla pelvi: chirurgia, urologia, ginecologia, chirurgia vascolare. Tutte operano in questa sede anatomica difficilmente accessibile, tuttavia, nessuna raggiunge, autonomamente, una sufficiente competenza, tale da garantire la conservazione dei nervi pelvici in caso di interventi demolitivi in quest’area. I plessi nervosi che si trovano nella pelvi trasmettono informazioni molto importanti per quanto riguarda il dolore, l’attività sessuale, lo stato della vescica e dell’intestino. Attualmente molte operazioni della pelvi sono complicate da lesioni dei nervi, quasi invisibili ma importantissime. Una lesione dei nervi pelvici comporta dolore, parestesie e, purtroppo, perdita delle funzioni di questa zona, determinante nella donna e nell’uomo. Basti pensare che nella pelvi è situata la vescica. Sino ad oggi il problema principale degli interventi in tale distretto anatomico era determinato dalla scarsa conservatività chirurgica.

“Nella paziente operata recentemente cosa era successo?”

La paziente è riuscita a svuotare la vescica senza più l’ausilio del catetere; ciò ha permesso un miglioramento della qualità di vita in generale. Si è trattato di un intervento mininvasivo della durata di 40 minuti circa, eseguito in anestesia locale, che ha consentito alla paziente di urinare spontaneamente dopo solo poche ore dallo stesso.

“Come può succedere questo?”

Nel 20-40% delle pazienti che sono state operate di isterectomia totale per un tumore o prolasso utero-vaginale, si manifestano problemi vescicali, che in condizioni estreme possono determinare severe conseguenze funzionali come la perdita completa della capacità di urinare, di defecare o la comparsa di dolore pelvico cronico.

“In quali altre condizioni si può adottare tale tecnica?”

Questa tecnica è ben consolidata in neurochirurgia, ma i neurochirurghi tendono a concentrarsi sul sistema nervoso centrale o sul midollo spinale, pochissimo sulla pelvi; invece noi ginecologi/urologi abbiamo ampliato le indicazioni intervenendo direttamente sulle radici nervose sacrali che innervano la pelvi. Si possono così opportunamente stimolare le singole radici nervose sacrali per determinate funzioni specifiche, ottenendo così risultati importanti.

Tale metodica, può essere utilizzata anche nell’incontinenza urinaria e fecale, nella stipsi cronica, nel dolore pelvico cronico. Negli uomini, inoltre, può aiutare anche nel ripristino dell’erezione e dell’eiaculazione, laddove parzialmente compromessa.  Questa è davvero una rivoluzione in campo medico in quanto permetterà il ripristino di funzioni perdute, come ad esempio nella sclerosi multipla.

“Come funziona questo tipo di pacemaker?”

La paziente può controllare la vescica attraverso la scelta di programmi diversi su un discreto dispositivo telecomandato esterno.

“Come è stato accettato questo metodo rivoluzionario sino ad oggi?”

Già da 7 anni presso la nostra unità operativa stiamo adottando tecniche chirurgiche pelviche mininvasive e conservative, cercando di conservare il più possibile l’utero e la vagina. Non è un particolare di poco conto visto che evitare l’asportazione dell’utero allontana lo spettro dell’incontinenza urinaria e dei disturbi vescicali e rettali. Insomma si scongiura un’invalidità che si ripercuote sulla psiche, sulla sfera sessuale e sulla vita sociale. Inoltre, attraverso la mia attività di ricerca in “Tecniche chirurgiche avanzate in chirurgia e riabilitazione del pavimento pelvico femminile” a Roma e anche in altri ospedali del centro-sud, mi sto adoperando per diffondere tale approccio conservativo, nel trattamento dei prolassi dell’utero, della vescica e del retto.

Traumi minimi e terapie conservative, quasi un lifting degli organi pelvici, sono i presupposti di quella chirurgia uroginecologica che, risparmiando alle donne interventi mutilanti, consente anche una rapida ripresa funzionale.

“Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?”

Siamo sempre impegnati nel campo della diffusione scientifica di tali tecniche chirurgiche e riabilitative. Nell’immediato futuro, dal 16 al 18 Aprile 2009, abbiamo organizzato a Salerno, presso ilGrand Hotel Salerno”, il Congresso dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani Regione Campania. Nel corso di questi 3 giorni di lavoro si discuterà con i massimi esperti della ginecologia italiana di tematiche attuali ed innovative come: prolasso utero-vaginale e futuro riproduttivo, prolasso e carcinomi, cancro e gravidanza, riabilitazione pelvi-perineale, neuromodulazione sacrale, tecniche chirurgiche laparoscopiche, laparotomiche, vaginali, uterine sparing techniques e risk management.