Codacons: centrale ad Atena Lucana

 Roberto De Luca
RoLa nostra sede, da oltre un anno, ha posto in essere una serie di iniziative volte al coinvolgimento delle istituzioni locali sul progetto di costruzione della centrale a Biomassa in Atena Lucana. Infatti, già dal momento in cui siamo venuti a conoscenza dell’esistenza del progetto, ci siamo posti alcuni interrogativi circa la congruità dell’impianto con la tutela della salute, la salvaguardia dell’ambiente e le strategie di sviluppo del territorio. Dopo il silenzio del Comune di Atena Lucana alla nostra reiterata richiesta di atti, abbiamo cercato di interagire con le altre associazioni presenti sul territorio per poter fare fronte comune per cercare di perforare il muro di gomma che veniva frapposto tra noi e le “carte”. Da ultimo abbiamo anche tentato la via del dialogo con il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. E perché, si potrebbe chiedere, se il territorio di Atena Lucana ricade al di fuori del perimetro del Parco? Innanzitutto perché la zona nella quale si vuole costruire la centrale è zona contigua al Parco, e poi perché i prodotti della centrale stessa (qualche oncia del fumo di scarico e qualche granellino di polvere sottile) potrebbe ricadere nei territori di San Pietro al Tanagro, Sant’Arsenio, Teggiano, comuni che rientrano all’interno del perimetro del Parco. E inoltre, la folta partecipazione popolare al convengo organizzato sul tema dall’associazione Cittadinanzattiva a novembre dello scorso anno, ci autorizzava a credere che l’Ente Parco avrebbe potuto (se non dovuto) prendere una posizione chiara in merito alla questione.Non abbiamo avanzato richieste particolarmente onerose, se non un coinvolgimento diretto delle associazioni presenti sul territorio attorno ad un tavolo istituzionale di discussione, attraverso il quale si potesse fare chiarezza sul progetto, sulla sua effettiva utilità e sulla sua congruità dal punto di vista sanitario e ambientale. E se consideriamo il tono evasivo della risposta di questo Ente e confrontiamo questo atteggiamento con quanto propagandato dal Vicepresidente, avv. Corrado Matera, nella trasmissione “Piacere, Parco”, allora risulta chiaro il significato che si vuole dare alla richiesta di partecipazione attiva del cittadino alle questioni ambientali: non disturbate il manovratore. Anche nella vicenda di Monte San Giacomo, quando si sventravano le montagne a 1100 metri sul livello del mare, noi urlanti la nostra disperazione sulla stampa, tutte le istituzioni furono invitate ad intervenire; anche allora il Parco ha taciuto. E così la nostra associazione, insieme al Comitato 18 Agosto di Monte San Giacomo, si è costituita parte civile nel processo penale a carico di chi rendeva inguardabili, con potenti mezzi cingolati, dei posti di infinita bellezza. Il Parco avrebbe dovuto essere al nostro fianco in aula. O forse, nei giorni dell’agosto 2006, era già al fianco di chi ci considerava dei “millantatori”?Noi non temiamo l’isolamento istituzionale. Non temiamo i muri di gomma che si vogliono frapporre tra noi e le “carte”, tra noi e i tavoli decisionali. Abbiamo i cittadini dalla nostra parte e per loro e con loro continueremo a lottare.