Spiritualità: San Giuseppe e gli angeli

 

  don Marcello Stanzione

 

Nella Sacra Scrittura è chiaramente affermato che i sogni possono anche. servire a Dio come strumento di comunica­zione con gli esseri umani. Nel primo libro della Bibbia, appare l’importanza del sogno per la formazione del popolo di Dio e come chiave di discernimento e di guida spirituale nella vita dei grandi Patriarchi: Abramo, Giacobbe e soprattutto Giuseppe. Anche i due grandi Re d’Israele, Davide e suo figlio Salomo­ne, danno una grande importanza ai sogni (cfr. 2 Sam. 7,4-17; 1 Re 3,5-15). Riguardo ai Profeti, Dio ricorda già nel libro dei Numeri che Egli ha scelto il veicolo dei sogni come strumento di comunicazione con loro (Num. 12,6). Nei Vangeli, i sogni sono collegati specialmente nei momenti più critici e dramma­tici della vita della Sacra Famiglia durante l’infanzia di Gesù. Nel libro degli Atti degli Apostoli, i sogni di San Paolo hanno un’importante ruolo nell’espansione della Chiesa primitiva e San Pietro, nel suo discorso di Pentecoste, ricorda il compimento della profezia di Gioele, annunziando l’effusione dello Spirito che inaugurerà i tempi nuovi. In questa profezia dell’Antico Testamento, proprio i sogni occupa­no un posto privilegiato come segno di compimento: “I vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni” (GI. 3,1; At. 2,14-17). Dio, per rivelare i suoi progetti, si serve dei messaggeri angelici e dei sogni e spesso combina insieme questi due elementi. Il Talmud ebraico prescriveva che ogni pio israelita, prima di addonnentarsi, doveva recitare questa bellissima preghiera: “Nel nome del Signore Dio d’Israele, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael e sopra la mia testa la Divina presenza di Dio”. Sempre la tradizione talmudica, parla proprio di un angelo del sogno, cui l’onnipotente Iddio, l’antico dei giorni, assegna il compito esclusivo di essere custode e guida nel mondo onirico degli esseri umani. Presso gli Amorrei, tale Angelo dei sogni era chiamato Ramaele. Il prototipo di tutti i sogni biblici in cui appaiono gli angeli e la misteriosa esperienza onirica del grande patriarca Giacobbe, la trascriviamo puntualmente dalla Bibbia: “Giacobbe partì da Betsabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramon­tato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno; una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli Angeli di Dio salivano su di essa. Ecco il signore gli stava davanti e disse: “Io sono il signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La Terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco: Io sono con te e ti proteg­gerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese perché non ti abbandonerò, senza aver fatto tutto quello che t’ho detto”. Allora Giacobbe si risvegliò dal sonno” (Gen. 28, 10-16). Questo brano biblico conferma come le teofanie, cioè le manifestazioni di Dio, avvengano spesso di notte e special­mente secondo il libro dell’Esodo, durante i sogni, e gli Angeli sono strumenti di cui Dio si serve nel suo rapporto di comunicazione con gli uomini. Numerosi Padri della Chiesa, in linea con il pensiero di Filone d’Alessandria, hanno visto negli Angeli dì Dio che salivano e scendevano la scala, l’immagine della Provvidenza che Dio esercita sulla terra tramite il ministro degli spiriti celesti. Come già abbiamo sottolineato un’altra celebre visione angelica notturna, l’ebbe San Giuseppe. Un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò” (Mt. 2, 13). Immediatamente San Giuseppe, senza dubitare, va dalla Palestina in Egitto. Lo stesso faticoso itine­rario, la Sacra Famiglia dovrà ripetere alcuni mesi dopo quando: “Morto Erode, un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e disse: `Alzati, prendi con te il Bambino e sua Madre e va’ nel paese d’Israele, perché sono morti colora che volevano la vita del Bambino” (Mt. 2, 19-20). L’Angelo attraverso il sogno aiuta i suoi protetti ad evitare gravi pericoli e indica quale soluzione adottare. L’Ange­lo ha poi una funzione di consolazione e di illuminazione, cioè di chiarimento di fatti della vita difficil­mente comprensibili. Sempre nella vita di San Giuseppe, conosciamo il suo grande turbamento e confu­sione nell’apprendere che Maria, sua promessa sposa, è incinta. Nel sogno l’Angelo gli dà la chiave che illumina sia la sua mente sia la sua emotività; l’Angelo gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con Te Maria tua sposa. Perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai peccati” (Mt. 1,20-22). Anche l’apostolo delle Genti, San Paolo, in navigazione verso Roma, durante una forte tempesta che aveva creato terrore ai passeggeri e all’equipaggio, narra pubblicamente l’apparizione di un angelo di consolazione: “Questa notte mi è apparso un Angelo di Dio, a cui appartenga e al quale servo, dicendomi: “Non temere, Paolo, bisogna che tu compaia davanti a Cesare e per questo motivo Iddio ti ha fatto dono di tutti i compagni di navigazione” (At. 27,23-25). Il padre Gesuita Mariano Ballester ha scritto un bel libro sui sogni, che ha dedicato al proprio Angelo custode con infinita riconoscenza e amore per quanto lo ha aiutato e arricchito attraverso il mondo dei sogni, e in tale testo offre delle indicazioni pratiche su come utilizzare i sogni grazie all’angelo custode per la propria evoluzione spirituale cristiana. Il padre Ballester parla di una porta segreta fra i due mondi del conscio e del sub-conscio e la chiave più sicura ed efficace per aprire tale porta segreta è l’amore, mentre la chiave più pericolosa è la tensione o i sentimenti negativi come la paura. Il già citato padre gesuita, sottolinea che per un cristiano, il fatto di addormentarsi dopo aver fatto una preghiera fedele e amichevole al proprio angelo custode, manifestando il desiderio di ricordare il sogno, anzi chiedendogli il grande dono di essere svegliato per ricordare il meglio dei sogni fatti durante la notte, costituisce un bel modo di purificare e santificare la dimensione onirica. In conclu­sione è proprio la Bibbia che ci presenta gli Angeli come speciali intenditori del mondo dei Sogni. Nel sogno di Giacobbe gli angeli mettevano in comunicazione i due livelli, quello celeste e quello terreno attraverso la famosa scala. Gli stessi Angeli parlano spesso nei sogni a San Giuseppe e probabilmente ai Re Magi. Non è quindi un’ipotesi assurda il ritenere che, oltre alle varie mansioni di custodire e proteg­gere gli esseri umani, questi esseri celesti abbiano ricevuto da Dio anche il compito di elevare i contatti dell’uomo con la sua sottile dimensione onirica. No n è giusto dire che giuseppe si sia sognato un angelo –cosa comunissima- ma che “un angelo apparve in sogno a giuseppe”. Il dolore che lo tortura per la gravidanza di Maria, l’ira di erode o il desiderio di rimpatriare possono aver continuato ad agire nel sogno, ,a mentre il suo spirito è angustiato da questi pensieri, l’angelo si presenta e indica con tale chiarezza la via, e san Giuseppe obbedisce sicuro e tranquillo. Il sogno di Giuseppe non era quindi unicamente il compimento di un desiderio o di una preoccupazione: nel sogno si verificò un reale contatto con un angelo. Questo trasformò il sogno in una rivelazione divina. Questo contatto angelico presuppone in giuseppe un grande affinità e sintonia per il mondo celeste. Giuseppe rimaneva aperto all’aldilà anche in sogno. Egli deve aver avuto per quel mondo una recettività finissima, così  fine da vibrare anche alla minima oscillazione prodotta dalle ali angeliche. Ed i pensieri così comunicatigli li percepiva tanto chiaramente che appena svegliato li eseguiva con sicurezza.