L’alba di Cirielli

 

Michele Ingenito

Decolla con unanimi consensi di base la corazzata-PdL del neo candidato alla Provincia Edmondo Cirielli. Sabato scorso la consacrazione ufficiale della candidatura dinanzi ad una platea considerevole di sostenitori e simpatizzanti, benedetta da un parterre di assoluta qualità politica ed istituzionale.Meglio non poteva cominciare per questo garibaldino della politica salernitana e non solo. La sua ascesa nel tempo si è evoluta non senza difficoltà su un territorio rivelatosi insidioso sin dal primo momento, all’interno come all’esterno della compagine di appartenenza. Il buon Edmondo se l’è sempre cavata, finora, dribblando con astuzia da capelli bianchi gli avversari infidi e nebulosi, così come, con pari determinazione e a petto in fuori, coloro che gli si opponevano frontalmente, ma senza convincenti argomentazioni politiche. Caracollando, così, tra i sentieri amazzonici della sua passione – la politica – questo coriaceo combattente dei valori della destra è riuscito piano piano a scalarne la cima tempestosa fino ad entrare nel cuore del leader incontrastato di un’Alleanza Nazionale ancora per poco, Gianfranco Fini. La unificazione delle forze alleate di centro destra, infatti, batte già all’uscio politico della storia del nostro paese, per re-identificarsi, prima poi, in un vero e proprio Partito Conservatore. Tutto ciò costituisce la naturale evoluzione di una democrazia autentica, all’interno della quale deve auspicarsi, sempre, la presenza di forze diverse e contrapposte, ma di solida e robusta costituzione e non sparpagliate in nuclei infiniti o partitelli che dir si voglia.Certamente la quantità non deve essere mai fine a se stessa. L’adesione a questo o a quel partito di destra o di sinistra deve necessariamente nascere da un processo di maturazione individuale e collettiva, da idee e ideali, dalle tradizioni migliori della nostra civiltà, della nostra storia, della nostra formazione, della educazione e dei valori delle nostre famiglie. Conservazione e progresso sono quasi sempre due realtà della stessa medaglia. E, proprio per questo, è giusto che si alternino al potere, perché chi ha fatto bene possa consentire all’altro di fare meglio e così via. Non il contrario, dunque. Se le previsioni dovessero avverarsi, toccherà questa volta a Cirielli alternarsi a Villani. Per proseguire, sia pure con diversità di intenti e di programma, un’azione comunque ispirata, finora, dalla forte volontà del Presidente uscente della Amministrazione Provinciale di agire bene e comunque nell’esclusivo interesse della intera collettività. Non sarà facile per nessuno e, come per il calcio, azzardare la vittoria dell’uno rispetto all’altro potrebbe trasformarsi nel boomerang della delusione per qualsiasi contendente. Bisogna, però, con altrettanto senso del reale, prendere atto che l’effetto-Attila/Berlusconi continua a lasciare il segno un po’ dappertutto, specie nei prati avversari. Così come nella testa e nelle speranze degli italiani, ammaliati ormai, nella stragrande maggioranza, dalle capacità affabulatorie e di ottimismo del Cavaliere in grado di mietere vittime politiche come con i birilli. Del resto, se il direttore del Riformista, quotidiano di area di centrosinistra, gli ha conferito il premio di migliore uomo politico dell’anno, qualcosa deve pur voler dire. Inevitabilmente, quindi, anche Edmondo Cirielli trarrà indubbio beneficio della terrificante onda d’urto di un suo futuro leader, nel tentativo certamente carico di prospettive di collocarsi sullo scanno più alto di Palazzo Sant’Agostino. Non sarà solo il vento dell’asse Fini-Berlusconi a dare vantaggio al giovane parlamentare salernitano. Il meglio lo darà lui stesso. Avvalendosi di una ormai consolidata esperienza politica locale oltre che nazionale, circondandosi di collaboratori giusti e qualificati per non incorrere in quegli errori alquanto tipici e marchiani al tempo stesso di chi, nella pur lodevole intenzione di guardare sempre più in alto, dimentica di rivolgere di tanto in tanto lo sguardo in basso per fare pulizia là dove ci vuole. Naturalmente la cosa più importante da valutare è il programma. E, in tal senso, l’ormai ex brillante capitano dei carabinieri della compagnia di Amalfi sembra avere le idee molto chiare, come ha dimostrato sabato scorso dinanzi alla caldissima platea dei propri sostenitori. Per un progetto di rivalutazione e di rilancio della Provincia di Salerno, trasparente e funzionale alle esigenze generali. Acque confuse, invece, in casa UDC. Alla fine, De Mita si è ritrovato solo non per scelta, ma per abbandono. E, come aveva sin dall’inizio anticipato, correrà da solo. Ha cominciato a mollarlo Guglielmo Scarlato. Che ne aveva ben donde, come ha lealmente dichiarato, al suo vecchio leader innanzitutto. Seguito da Pasquale Stanzione, preside uscente della Facoltà di Giurisprudenza, e dal rettore pro-tempore della nostra università Raimondo Pasquino. Il primo ha giustamente rivendicato il diritto di rimanere nel centro sinistra; il secondo, più sornione, non si è sbilanciato ufficialmente, in attesa degli eventi. Il gran rifiuto dei due accademici e potenziali candidati all’UDC di De Mita lascia, in verità, l’amaro in bocca al leader di Nusco. Ma, come per Scarlato, non si può ragionevolmente dar loro tutti i torti. In fondo, è stato De Mita ad avere debordato dal centro sinistra al centro-destra per, poi, riportarsi al centro di Casini, ovvero all’UDC. Una entità politica di cui, a Salerno almeno, si sono perdute le tracce a tutto vantaggio dei Popolari Liberali di Giovanardi e dell’Alleanza di Centro di un sempre più pimpante Pionati. Restano Villani e il PD. Che faranno la loro battaglia senza timori reverenziali. Lavorando, anzi, come ribadisce il Presidente uscente, fino alla fine del mandato. Un atteggiamento che gli fa certamente onore, proprio in un momento di particolare difficoltà della sua gestione politico-amministrativa di cui egli non porta alcuna responsabilità.