Abortire a 9 anni: voglia di cioccolato!
Ancora violenza sui minori. Stavolta dalla terra del caffè. Che vive l’anticultura delle favelas. E della miseria. Che rovista tra i cumuli dei rifiuti, al di là della voglia di cioccolato. Da poco spenti i riflettori sul carnevale di Rio, con i suoi superbi copricapo, le sue mille piume altezzose. Eppure le urla orgiastiche non hanno coperto lo scempio dell’aborto. O, meglio, dello stupro della bimba di 9 anni, incinta di ben due bebè. Il compagno della madre, un giovane tutt’altro che raccomandabile, aveva stuprato lei e la sorella diversamnte abile, di ben 14 anni. Quando è venuto fuori che il pancino rigonfio della piccola, non era per una banale indigestione, il rimedio del caso. Diversi medici per l’aborto. Procedendo la gravidazna, ci sarebbe stata compromissione per la piccola, per la sterilità futura. Il caso raccapricciante, che ha chiamato in causa la coscienza umana, oltre che cristiana, ha voluto che anche un sanitario cattolico fosse al capezzale della piccola. Ma l’arcivescovo di Recife, conservatore, non ha inteso ragioni. Ha rimarcato il diirtto alla vita ad ogni costo. Ed in ogni caso. Così ha lanciato la scomunica nei confronti dei camici bianchi. Il caso è davvero emblematico, in quanto è al limite della tollerabilitò umana. E sfaccetta il degrado, che inzuppa i bimbi delle favelas. Ma, nello stesso tempo, chiama in causa il diritto alla vita. Insomma, il buon conservatorismo, alla luce di una ratio squisitamente evangelica, non apre il fianco alla legittimazione del gesto, pur permanendo l’oggettiva gravità dell’azione. Ovviamente lo stupratore è stato fermato, ma la sua pena potrà mai cancellare il trauma inflitto alle due innocenti? Ci si chiede se almeno, dall’altra parte, in quel mondo al di là del cumulo dei rifiuti, per le due povere vittime della violenza, ci possa essere un mondo, con qualche giocattolo e qualche tavoletta di cioccolato!