Marco Beyenne, vittima etnica

di Rita Occidente Lupo

Che il razzismo muova l’ala delle teste rasate, un optional. Che continui ad armare il braccio del disprezzo etnico, gravissimo. In un momento storico in cui  i diritti umani giacciono sull’altare dell’uguaglianza sessuale e sociale. Che l’omofobia circoscrive all’intransigenza di un deplorevole passato. Come il colore della pelle, archetipo ammuffito. Alla luce della splendida ascesa americana, del primo presidente che senza salvagente, cercherà d’imprimere una drenata alla languente economia statunitense. Portando il mondo alla condivisione di un necessario taglio degli esuberi, per scampare la disastrosa crisi. Dinanzi a problematiche mondiali, caparra di egoismi individuali, il bisogno di solidarietà non solo ideologica. Nello spaccato epocale odierno, luci sbiadite di post belligeranza sismica. Un fallace boom economico raggiunto, conteso tra tensioni esplosive e crollo del welfare. E la miccia della violenza, dell’intollerabilità etnica, scintillante. L’episodio a Napoli, nei confronti del giovane etiope Marco Beyenne, apostrofato”sporco negro” raccapriccia. L’imperativa caccia allo straniero, l’egida sotto la quale ventilano ancora sopiti rancori etnici ed immotivate acrimonìe sociali. Caccia all’uomo, sol perchè diverso, al di là delle sue intenzionalità. Il ventiduenne straniero, frequentante l’Istituto Orientale, colpito a Piazza del Gesù. Napoli continua ad annotare violenza sul suo diario di bordo. Ad infangare il buon nome che la rende la culla dei mandolini e del Vesuvio. Della pizza margherita e dell’allegria. Dei buontemponi e degli scugnizzi. Napoli non cessa di far parlare di sè. Non in maniera edificante!