Padula: festa della donna alla Certosa
Nel giorno in cui si celebra la festa della donna, a Padula, nella Certosa di San Lorenzo, all’interno del MAPLO (Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale), presentazione di un nuovo allestimento, quello del corredo dedicato alla “Donna del VI secolo avanti Cristo”.Il MAPLO si arricchisce, quindi, di nuovi reperti, anch’essi provenienti da ritrovamenti avvenuti nelle tombe di Sala Consilina. E sempre domenica 8 marzo, sarà l’occasione per presentare la guida multilingue del MAPLO. Insomma la festa della donna nel Vallo di Diano sarà celebrata all’insegna della storia e della cultura all’interno di un luogo, quello della Certosa di Padula, che è l’espressione più alta del patrimonio storico-artistico del comprensorio. L’appuntamento è fissato per domenica, 8 marzo, alle ore 11,00. Alla cerimonia di presentazione interverranno, fra gli altri, Francesco Sisinni, già direttore Generale del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, il presidente della Provincia, Angelo Villani, l’assessore provinciale ai Beni Culturali, Gaetano Arenare, il direttore del Museo provinciale, Matilde Romito, le giornaliste Barbara Cangiano (La Città), Antonella Inciso (Gazzetta del Mezzogiorno), Stefania Marino (Corriere del Mezzogiorno) ed Erminia Pellecchia (Il Mattino).
Una nuova sagoma di donna. Nel MAPLO, accanto alle due sagome, già in esposizione, raffiguranti donne, da domenica prossima, se ne aggiungerà un’altra, appunto quella che proporrà il corredo funerario di una donna del VI secolo. Sulla nuova sagoma fanno bella mostra di sé, tra l’altro, una splendida collana ricostruita in tre giri di vaghi d’ambra e avorio, fibule in bronzo e pentagli di conchiglie e tant’altro ancora.
La guida multilingue. Domenica prossima sarà anche presentata la guida multilingue (italiano, inglese e francese) del MAPLO redatta da Matilde Romito e Patricia Roncoroni. Una guida di circa cinquanta pagine che nei dieci capitoli percorre la storia del MAPLO. Attraverso di essa i visitatori potranno conoscere la nascita del Museo ed apprendere tutte le diverse campagne di scavi che hanno portato alla luce i reperti custoditi all’interno della struttura museale padulese. Vi si parla, fra l’altro, con dovizia di particolari, dei corredi delle tombe di Sala Consilina dell’età del ferro, del periodo orientalizzante, del periodo arcaico-inizio età classica e dei reperti rinvenuti nelle tombe di contrada Sterpone e di località San Cristoforo in Padula. La guida è arricchita anche da splendide fotografie di Michele Calocero concernenti i diversi reperti presenti nelle sale del Museo e del Lapidario. La traduzione della guida è stata, invece, curata da Alexandra Dimitrenko.
“Abbiamo voluto celebrare la festa della donna, dicono all’unisono Matilde Romito e Gaetano Arenare, assessore provinciale ai Beni Culturali, creando un ponte ideale tra la donna dei giorni nostri e quella del VI secolo a. C., un’iniziativa che si intreccia tra storia, archeologia e cultura. La presenza, poi, del prof. Sisinni testimonia la valenza culturale dell’iniziativa che, peraltro, ha luogo in uno dei musei più interessanti fra quelli gestiti dalla Provincia di Salerno”.
La storia del Museo. Il Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale è ubicato all’interno della Certosa di Padula negli spazi della sala “ad Elle” adiacente al Chiostro dei Procuratori destinato all’Abitario. A metà degli Anni 50 del secolo scorso, la Provincia di Salerno cominciò sistematiche campagne di scavi nelle necropoli di Sala Consilina e di Padula, unitamente a recuperi e ricognizioni nell’intera area del Vallo di Diano. Venne così alla luce un ricchissimo patrimonio archeologico e, con esso, l’idea del Museo che, nato nel 1957, raccoglie ben 16 secoli di storia del Vallo di Diano, dal X secolo A.C. al VI secolo d. C.. L’esposizione propone oltre 600 reperti selezionati tra i circa ventimila venuti alla luce nel corso delle campagne di scavi. In particolare si possono ammirare reperti delle tombe dell’età del ferro, monete, fibule, uno splendido anello d’argento con Eros inciso, il kantharos di provenienza balcanica tipico Diviso, brani pavimentali di un mosaico policromo, e tant’ altro ancora. Nel lapidario, invece, fanno bella mostra di sé colonne, capitelli e statue, stele sepolcrali e sarcofagi del Vallo di Diano.