Spiritualità: San Stanislao Kostka e gli angeli
don Marcello Stanzione
Tra i numerosi santi gesuiti particolarmente devoti agli spiriti celesti ricordiamo san Stanislao Kostka, nato nell’ottobre del 1550 a Rostkow, a pochi chilometri da Varsavia e morto giovanissimo a Roma da novizio gesuita nel 1568. Il padre era il principe Jan Kostka, senatore del regno. Nei primi anni la sua formazione culturale fu curata da insegnanti privati, ma a 14 anni nel mese di luglio 1564 fu mandato a Vienna, con il fratello maggiore Paolo ed il precettore Giovanni Bilinski, nel collegio dei gesuiti per continuare la sua formazione scolastica e abitarono nel Convitto Imperiale S. Barbara. Già nei primi mesi del soggiorno nella capitale austriaca Stanislao chiese di essere ammesso alla “Congregazione Mariana”, che era intitolata a santa Barbara e si impegnò in quello che era il cammino spirituale proposto dai gesuiti. Stanislao dava molto spazio alla preghiera, partecipava alla messa o ai vespri nello stesso Collegio e fece pure l’esperienza degli esercizi spirituali secondo il metodo ignaziano. A Vienna si rivelò però problematica la convivenza con il fratello Paolo che a differenza di Stanislao era di carattere indipendente e orgoglioso, amava molto l’eleganza, il lusso e la mondanità. Le relazioni peggiorarono quando, essendo morto l’imperatore Ferdinando I, il suo successore Massimiliano II pretese dai gesuiti la restituzione dell’immobile dove vi era la sede del Convitto S. Barbara. Così i fratelli Kostka insieme al loro precettore dovettero cercarsi un appartamento in affitto, e questo mise Stanislao ancora più in balia del temperamento instabile e prepotente del fratello. Paolo, invece da parte sua era felicissimo di non stare più in collegio dai gesuiti perché così poteva condurre una vita più libertina frequentando balli e teatri, corteggiando dame, andando a caccia. Poiché Stanislao invece continuava il tenore di vita spirituale del collegio gesuita, Paolo lo derideva perché vedeva nel comportamento del fratello minore un rimprovero continuo nei suoi confronti e per questo talvolta arrivò anche alle percosse. Nel dicembre del 1565 il ragazzo si ammalò e fu costretto a letto per vari giorni e trovandosi un giorno moribondo nella casa del fanatico protestante luterano, presso il quale era stato obbligato ad alloggiarsi contro la sua volontà, chiese che gli fosse portata la santa Comunione; ma sia il suo tutore sia il fratello Paolo temevano la reazione negativa del padrone di casa che assolutamente non voleva alcun prete cattolico a casa sua. Stanislao, allora ricorse alla preghiera e implorò Santa Barbara, alla quale era molto devoto, di ottenere per lui questa grande grazia. Una notte il suo tutore, Bilinski, che si trovava accanto al suo letto, mentre lo stava vegliando temendo che morisse da un momento all’altro, lo vide all’improvviso, con suo grande stupore, illuminarsi di uno splendore celeste e assumere una espressione di dolcezza e riverenza insieme. Ma il suo stupore crebbe ancora quando Stanislao gli si rivolse dicendo con voce chiara e distinta: “Inginocchiati e adora il Santo Sacramento. Due Angeli del Signore sono con Lui, e anche la vergine martire Santa Barbara”. “Io so e ne sono certo” disse Bilinski raccontando ciò di cui era stato testimone, “ che Stanislao era nel pieno possesso di tutte le sue facoltà, da lui conservate durante l’intero decorso della malattia”. Appena Stanislao ebbe parlato il tutore lo vide assumere un atteggiamento pieno di venerazione. Nonostante la malattia il ragazzo si inginocchiò sul letto e battendosi tre volte il petto, disse: “ Signore, io non sono degno”; poi atteggiò il viso per ricevere il suo Signore nel Divino Sacramento. Bilinski osservò la scena con timore riverente e intuì quanto stava accadendo miracolosamente, anche se i suoi occhi erano chiusi a quella visione angelica. Poi Stanislao si coricò nuovamente nel suo letto e vi rimase tutto assorto dalla Presenza di Gesù Eucaristia. Lo stesso Stanislao confermò in seguito questo racconto mentre si trovava a Roma. “Sappiate” disse a un novizio, suo compagno, “ che essendosi ammalato, a Vienna, in Austria, nella casa di un protestante, e desiderando ardentemente ricevere la Comunione, mi affidai con devozione a santa Barbara e, mentre il mio cuore era colmo di questo desiderio, apparvero due angeli nella mia stanza e con essi la santa martire, e uno degli angeli mi dette la Comunione”. Dopo aver pronunciato queste parole, trasse un profondo sospiro e il suo viso si soffuse di un intenso rossore. Terminati gli studi nel 1567, Stanislao chiese di essere ammesso nella Compagnia di Gesù. Il superiore gesuita di Vienna gli fece osservare che occorreva il permesso del padre data la sua età di appena 17 anni. Ma Stanislao prevedendo un netto rifiuto del padre decise di fuggire da Vienna per recarsi in Germania dal padre Pietro Canisio, Provinciale della Germania settentrionale. Così il 10 agosto 1567 disse al suo domestico di non aspettarlo a pranzo perché aveva ricevuto un invito. Andò nella Chiesa dei Gesuiti e dopo aver partecipato alla Messa iniziò la sua fuga di oltre 600 chilometri a piedi per arrivare in Germania. Appena fuori città scambiò i suoi ricchi abiti con quelli di un mendicante, anche perché così sarebbe passato inosservato, infatti il fratello che lo cercava non riuscì ad individuarlo pur passandogli affianco in carrozza. Il padre di Stanislao appena fu informato della fuga del figlio. Si adirò enormemente e scrisse lettere ai gesuiti, ai vescovi e ai cardinali minacciando di espellere i gesuiti dalla Polonia. Durante questa avventurosa fuga, mentre il pio giovane stava viaggiando a piedi attraverso la Germania diretto verso Roma per entrare nel noviziato gesuita, vide una chiesa, che una volta era stata cattolica, aperta; i fedeli vi stavano entrando ed egli fece lo stesso, ma si accorse con amarezza che quella chiesa era diventata un tempio protestante. Ne fu profondamente afflitto, ma la sua tristezza si trasformò in gioia quando vide, per sua delizia, vide un gruppo di angeli venirgli incontro; uno di essi teneva la Santa Comunione fra le dita. Stanislao cadde in ginocchio, con il cuore infiammato d’amore, e ricevette la Comunione direttamente dallo spirito celeste. Dopo 20 giorni Stanislao raggiungeva il Provinciale gesuita Canisio che lo trattenne con se un certo periodo di tempo per fargli il discernimento vocazionale e rimase profondamente colpito dalla spiritualità profonda del giovane. Così insieme a due compagni Stanislao venne inviato a Roma anche per allontanarlo dalla vendetta della famiglia. Attraversando a piedi le Alpi e gli Appennini, dopo un viaggio di circa 1500 chilometri giunse finalmente al noviziato romano. San Stanislao Kostka che morì a Roma il 15 agosto del 1588, nel 1605 fu proclamato beato, primo in tutta la Compagnia di Gesù, nel 1671, fu proclamato celeste Patrono della Polonia, nel 1726 fu canonizzato dal papa Benedetto XIII insieme a san Luigi Gonzaga e successivamente anche protettore dei novizi religiosi, della gioventù studiosa insieme ai santi gesuiti Luigi Gonzaga e Giovanni Berchmans e protettore anche dei moribondi.
Nella Basilica Mauriziana di Santa Croce in Cagliari vi è una bellissima staua lignea di San Stanislao del Mari, eseguita nel 1751.