Il pacco dei Francesi

 

Vincenzo Gallo

A Sarkozy non pare vero: in meno di sei mesi ha rifilato un altro pacco ai “cugini” Italiani!! Dopo il regalo Alitalia CAI, a costo zero, l’astuto piazzista transalpino ci rifila un accordo di cooperazione sulla produzione di energia nucleare rifiutato anche dal Burkina Faso.E’ dai tempi di Giulio Cesare che i Francesi maramaldeggiano con noi Italiani, esclusa la parentesi di Buffon, Materazzi & C.: basti pensare alla cessione di Nizza e Savoia per aver in cambio, un “lavoro” lasciato a metà e parte dei discendenti di Bossi e Borghezio. Non è sembrato un grande affare!! Sarebbe stato meglio attendere qualche anno in più,  fare da soli e tenerci due autentiche perle .In pratica l’Italia tornerebbe alla produzione casalinga di energia nucleare, che uno scellerato referendum aveva abolito nel 1988, con un accordo sottoscritto con la Francia per la costruzione di ben 4 centrali entro il 2020, cioè dopodomani, cioè tardi.Purtroppo che la scelta del 1988 sarebbe stata disastrosa era evidente: il rimedio si è rilevato peggiore del male.Finì la ricerca nel settore e così anche la possibilità di dare il tempo alle energie alternative di crescere. Infatti l’ottica del nucleare era quella di una transizione per dare tempo alle cd energie rinnovabili di rendersi disponibili. Tutti sappiamo come è andata e, mentre tutto il mondo abbandona il nucleare, i Francesi, rimasti con il cerino in mano, si guardano intorno e non hanno trovato di meglio che appioppare agli “assetati” Italiani la loro obsoleta tecnologia.Gli impianti che verranno costruiti non sono per nulla sicuri, e questo lo dice la IAEA (l’agenzia dell’ONU per l’energia nucleare) e tanti altri esperti sparsi nel mondo.Ormai quasi tutti i grandi paesi, quali Stati Uniti, Germania Gran Bretagna per citarne alcuni,   questa tecnologia l’hanno abbandonata già da tempo.Inoltre ci sono da considerare altri fattori tra i quali ricordiamo:

1 L’Italia è un paese ad alto rischio sismico. Le zone storicamente esenti da questi fenomeni sono poche e, guarda caso, incluse in  aree di rilevante valore paesaggistico e ambientale;

2 Il problema delle scorie. In Italia una legge approvata dal precedente governo, ha sottoposto i siti  per il deposito nell’ambito del segreto di stato. In pratica nessun cittadino, o quel che è più grave, nessun sindaco potrà mai sapere se suo territorio sono depositate scorie nucleari. Per le vecchie centrali si è scelta la soluzione di inviarle all’estero in paesi “attrezzati”, con enorme aggravio di costi. E sembra prendere forma anche una sorta di soluzione interna e questo ci riconduce a quanto enunciato nel punto1;

3 I costi e tempi sono legati insieme. Basta accumulare ritardi anche minimi che i costi levitano in maniera esponenziale. Ne sanno qualcosa i Finlandesi che stanno costruendo una centrale che ha acculato gravi ritardi, dovuti soprattutto ad errori di progettazione, che stanno allungando notevolmente i tempi di ammortamento. Il rischio è che non raggiungerà mai il pareggio.

4 La percentuale, a regime, cioè tra trent’anni, se tutto andrà bene, sarà poco più del 8-10%.

Ci sarebbero altre considerazioni, non meno inquietanti, di natura estranea alla mera problematica sulle centrali che riguardano “l’ambiente” Italia nel suo complesso socio politico, che andrebbero enucleate in altre sedi.I paesi nordici, che vedono il sole pochi mesi all’anno, si sono affidati al fotovoltaico e già oggi producono più dell’Italia conosciuto anche come “O Paese d’o Sole”!!In questa corsa alla modernità, ci andiamo a prendere il cadeau di Sarkozy che pagheremo per generazioni in termini di costi e vite umane, per accendere qualche lampadina in più.

 

 

 

 

 

 

2 pensieri su “Il pacco dei Francesi

  1. Tutto giusto. E poi noi non siamo certo un paese produttore di uranio, per cui sostituiremmo a una dipendenza energetica (petrolio) un’altra (uranio)! Che poi costerà sempre di più con l’aumentare della richiesta!

  2. Ho letto con molto interesse questo articolo; è un argomento di cui, purtroppo, ne conoscevo (e tuttora ne conosco) molto poco.
    Resto sconcertato da quanto letto, e mi chiedo, ancor di più in questo caso, data la assoluta gravità economica, ambientale e sociale, che cosa possono i cittadini fare per evitare simili aberrazioni (se così stanno le cose), O soltanto per conoscere come veramente i responsabili di governo operino.
    Credo che questa crisi possa e debba indurre a considerare gli investimenti nel settore delle nuove fonti energetiche come il più grande volano dell’economia del futuro e stimolare così una ripresa.
    ANTONIO

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