Elezioni provinciali: ed i big…stanno a pensare!

di Rita Occidente Lupo

Aria surriscaldata: ai nastri di partenza una competizione provinciale, boicottante schieramenti sul nascere. L’elettorato, confuso. Disorientato. Il centro-destra, diviso in rivoli di contese interne, denudando come il gioco di squadra non sia sempre per tutti. E come le diverse anime, prima che l’ala magna del Pdl le ricopra tutte, fermentino, tanto da non sapere ancora bene come correre un’elezione non blindata. Perchè non si tratta delle politiche. Non esistono i baciati dall’alto! Nel centro-sinistra, aria peggiore. L’attuale crisi del Pd, col dimesso Veltroni, passa il testimone a Dario Franceschini, sgomentando le autentiche anime della vecchia falce e martello, del pugno bertinottiano, del sole che nasce. O che tramonta. Infatti l’occaso socialista, che nella nostra provincia ancora cerca una precisa collocazione, rimane a tappeto. Avendo il leader regionale Mucciolo, quasi in lista d’attesa, per il prossimo turn over di Palazzo Santa Lucia. Sorte a parte quella dell’Udc. Casini pontifica di un centro inesistente. Quello che il visir di Nusco, come l’abile ex guardasigilli Mastella, avrebbe voluto costituire, prima d’infilarsi sotto i petali della vezzosa Margherita. Prediligendo, tra quelli più belli, di nome e di fatto il brizzolato sindaco della Cpitale. Anche la stagione rutelliana, sbiadito ricordo. Datata troppo a ritroso, per essere ancora ripescata dal maestrale di fortuna. Un po’ come per i grandi uomini, quelli cioè che hanno annotato una pagina di storia politica nel nostro Paese e che non hanno giammai gettato la spugna. Una vera malattia, la febbre passionale di chi ha cavalcato l’onda alta, quando il vento era a poppa e sembrava che i flutti non dovessero giammai lasciare secco l’arenile. Come per Paolo Del Mese. Per De Mita, come per altri uomini che, colore o no politico, alleanze o meno, hanno fatto la storia nel nostro Paese, un discorso ancora aperto. E se Carmelo Conte, anima socialista per antonomasia, per una breve stagione si rifugiò nella Dca di Gianfranco Rotondi, oggi che l’avellinese siede nel suo già programmato scanno berlusconiano, è stato ampiamente scaricato. L’avellinese democristiano cura molto poco i paladini che gli  traghettaron consensi. Atti in ogni caso a fargli dmostrare, l’espressione di un Partito. di una forza politica. Un po’ come per De Mita. Che dopo aver superato le forche caudine del dissenso anagrafico, s’era ben attrezzato a mandare in campo chi alla politica avrebbe potuto dare molto. Avendone piene credenziali. Lui, dall’alto dei suoi 80 anni suonati, avrebbe guardato il tutto con quella lucida intelligenza e nervi d’acciaio, che già in passato lo avevano scortato nei momenti cruciali della politica italiana. Ed invece, il colpo di grazia di un forfait dell’ultimo minuto. Di una simmetria senza sconti, indesiderata. Il suo pupillo, in bilico tra lo scontrarsi nella solitudine dei consensi e l’apparentamento con una coalizione in antitesi da sempre al suo credo. Nevralgica la scelta, anche quando il canto delle sirene ha tentato di persuaderlo ad unirsi al carro dei vincitori. La sua fredda ratio, ammaglia la rete dell’attesa, prima di snidare il silenzio, optando per una discesa in campo, che spera ancora vincente!