Morire di diritto!

Michele Ingenito

 

Una premessa è d’obbligo. La vicenda di Eluana tocca le coscienze di un’intera nazione. Qualunque sia la posizione delle parti. Di chi si ritrova nella amarissima decisione del Colle di bocciare il decreto del governo e di chi, invece, in quel decreto si identifica. Impossibile, quindi, rivendicare per principio e per cultura il diritto assoluto della verità. Sotto il profilo umano almeno. Mai come stavolta, infatti, la verità si spacca in due. Ed entrambe meritano rispetto. Quando saremo in pagina, l’epilogo per la giovane donna potrebbe essere in dirittura d’arrivo: il più triste, il più doloroso. Per lei, per tutti. Senza distinzione alcuna. Restano, però, altri profili da analizzare. A cominciare da quelli politico e costituzionale. Nel primo caso, benché in extremis, Berlusconi ‘rifila’ al Capo dello Stato un decreto legge che prevede la sospensione dell’“esecuzione” di Eluana Englaro. Mossa abilissima, per una ‘patata’ che letteralmente brucia le ‘mani’ del Colle. Spiazzato da un (solo apparente) tempismo, che porta alle stelle dell’Italia cattolica la popolarità del Premier. Ma non sufficiente a ‘bloccare’ Napolitano. Il quale, superando ‘l’intimidazione’ politica, non controfirma, con ineccepibile coerenza, l’incostituzionale e indigesto decreto contro i diritti della persona. Restituendo, così, pan per focaccia al mittente. Per una vicenda che, tra sentenza della Corte di Appello di Milano favorevole allo ‘stacco della spina’, conseguente ricorso dei Presidenti delle due Camere e rigetto pilatesco e definitivo della Corte Costituzionale per inammissibilità, sfugge oggettivamente alla comprensione popolare. Per un percorso giuridico-costituzionale sempre più complesso e la conseguente evoluzione di eventi dai risvolti quasi kafkiani. Tutto questo mentre Eluana continua impietosamente a morire per fame e disidratazione. Per una “esecuzione” in diretta, che la trasforma da giorni nell’oggetto di una morbosa curiosità popolare, quasi fosse l’evento mediatico dell’anno. Pessima maniera di seguire le ultime ore di una donna tradita dal destino e, forse, dagli uomini. Peccato, davvero peccato! Nessuno ha la verità in tasca in questa tragedia che, paradossalmente, unisce la nazione, pur nella reciproca contrapposizione. Per due culture radicalmente diverse, contrarie a qualsiasi convivenza.  Certo, fa molta pena l’appello di papà-Englaro a Napolitano e Berlusconi. Da padre a padre, perché vedano la figlia e ne comprendano la reale situazione.  Messa così, anche gli irriducibili della vita non possono più condannarlo. Perché i contrari alla morte di Eluana qualcosa da recriminare ce l’hanno eccome. Infatti, se Berlusconi avesse dato ascolto da subito al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, la mossa del decreto-legge avrebbe potuto essere anticipata già nel settembre scorso. Allorquando il leader dei Popolari Liberali, su imbeccata magistrale di un “brain gain” guidato dal fidatissimo consigliere Leo Borea con il supporto determinante del Sen. Compagna, propose al Premier il rimedio giuridico e legislativo del decreto-legge. L’ex senatore Borea, infatti, nella sua qualità di Vice-Presidente della Commissione Giustizia del Senato, aveva approfondito il problema dell’eutanasia già nella XIV legislatura. Elaborando, a tal fine, un mirato strumento di legge finalizzato alla soluzione dei tanti potenziali casi-Englaro. Quello, cioè, di ricorrere alla decretazione di urgenza per colmare lacune legislative, poi puntualmente esplose. Con tutto ciò che ne è conseguito. Non a caso, l’intuizione dell’ex-senatore salernitano Borea e del Sen. Compagna indusse mesi or sono il leader Giovanardi a presentare un’interrogazione parlamentare fatta propria dal ministro Sacconi sotto forma di ordinanza. Recependo, infatti, la convenzione di Oviedo, Sacconi riuscì a mettere temporaneamente il bavaglio ai medici della clinica “La Quiete” di Udine, già pronta ad attivare il protocollo di una ‘dolce morte’ per Eluana. Purtroppo, la successiva proposta-Giovanardi del decreto-legge – condivisa da Berlusconi e Letta – è slittata fino ad oggi. Troppo tardi, forse, per un danno ed una beffa annidati dietro l’angolo inesorabile della morte. Anche questa vicenda, che avvicina al dramma di una famiglia milioni di italiani, è stata ‘toccata’ ieri a Palazzo Sant’Agostino, nel contesto della riuscitissima manifestazione politica organizzata dai Popolari Liberali di Salerno alla presenza del proprio leader nazionale. Eccezionale davvero la partecipazione di iscritti e simpatizzanti, all’interno di un’azione politica locale che, pur rifuggendo da superflue forme di spettacolarizzazione, punta alla concretezza delle cose, alla attualità degli obiettivi da perseguire, alla soddisfazione delle esigenze di una collettività primariamente bisognosa di supporto e di aiuto. Che nei confronti dei media il Sen. Carlo Giovanardi non abbia la forza di impatto di immagine del Cavaliere è cosa nota. Ma è altrettanto vero che la sua arma vincente affonda nella concretezza delle cose, nel vantaggio inestimabile di avvalersi di legioni di cattolici impegnati proficuamente in politica, nell’operatività dei fatti sull’intero territorio non solo salernitano, ma provinciale, campano e nazionale. Un migliaio di partecipanti in un salone di rappresentanza stracolmo della Provincia ha testimoniato pubblicamente l’efficacia di quest’impegno, autorevolmente ribadito dalla presenza di parlamentari ed ex-parlamentari, di esponenti della locale collettività accademica, culturale, sociale, economica e politica, dell’impresa, dell’industria, del commercio e dell’artigianato; e, ancora, del volontariato, delle numerose associazioni cattoliche presenti sul territorio, di tante pro-loco tra città capoluogo e provincia. Non c’è dubbio che a Salerno si vadano definendo nuovi equilibri politici dopo i recenti ‘strattoni’ interni a qualche coalizione politica assai in vista. E, se il centro destra si rafforza con i Popolari Liberali, oltre che con impensati ‘acquisti’ dell’ultim’ora, il centro sinistra – apparentemente indebolito – potrà recuperare alla distanza una maggiore identità e una diversa consapevolezza. Più credibile, più ideale, meno ‘affaristica’. Lo sanno bene il Segretario regionale del PD, il salernitano Tino Iannuzzi, e il Presidente uscente della Provincia Angelo Villani. Che, delle nuove leve politiche (e pulite) della propria area, costituiscono da tempo, pur senza blasoni, un epicentro di sicuro e rinnovato riferimento. Soprattutto per i giovani. Di questo ruolo la politica in sé, intesa come forza motrice del Paese, deve rendersi portavoce e interprete. Intuendo e soddisfacendo i bisogni della collettività, anticipando le soluzioni, operando concretamente e senza clamori. Come ha ribadito il Sen. Giovanardi, non senza sottile e coraggiosa autocritica riferita all’area a cui egli stesso appartiene. Nella legittima consapevolezza di avere trovato sul territorio campano, e su quello salernitano in particolare, un adeguato riscontro politico ed operativo ai propri propositi ispirati ai valori per realizzare i fatti.