Coldiretti Salerno: sequestri di pomodoro
L’ennesimo sequestro di migliaia di barattoli di conserve di pomodoro falsamente etichettati come “San Marzano” realizzato dall’Agenzia delle Dogane di Napoli, la Guardia di Finanza e gli ispettori del Ministero delle Politiche Agricole ha riportato agli onori della cronaca il problema della agro pirateria. Oltre 13.000 barattoli di falso San Marzano destinati all’esportazione negli Stati Uniti rischiavano seriamente di minare il made in Italy dando un duro colpo all’immagine dei prodotti campani. L’attività di contrasto alle frodi alimentari per la tutela dei consumatori, sottolinea Vittorio Sangiorgio, vicepresidente Coldiretti Salerno, dimostra come le nostre autorità supportate da una rigida legislazione siano in grado di evitare e contrastare quelli che sono dei veri e propri attentati al Made in Italy, alla qualità dei nostri prodotti agroalimentari e alla salute dei cittadini. Nel frattempo anche l’Unione Europea si è finalmente decisa a rendere obbligatoria l’etichettatura, cominciando con l’olio d’oliva, e questo è solo il primo passo- afferma Sangiorgio- verso l’etichettatura obbligatoria e trasparente di altri prodotti alimentari. La svolta legislativa dell’Unione Europea, rappresenta un successo per l’Italia e per il lavoro di Coldiretti che da anni sostiene una legislazione ed un’etichettatura che garantisca origine, qualità e provenienza dei prodotti agricoli. I sequestri di falso San Marzano non sono una novità, è necessario che un’eccellenza della provincia salernitana come quella del pomodoro San Marzano, sia sempre riconoscibile e garantita in qualsiasi scaffale del mondo. E’ un dovere nei confronti dei nostri consumatori – conclude Vittorio Sangiorgio – garantire la qualità e la sicurezza del nostro pomodoro San Marzano, ma è anche una responsabilità nei confronti dei nostri imprenditori agricoli che il proprio prodotto sia sempre riconoscibile e non venga minacciato dei falsi, che oltre ad essere un pericolo per la salute dei consumatori distorcono il mercato compromettendo il reddito di chi produce secondo le “regole”.