Ritardi ferroviari… una notte alla stazione

 

 

Maria Pina Cirillo

E’ un racconto surreale, ambientato in un luogo quasi metaforico, quello che vede protagonisti i passeggeri che, a cavallo del solstizio d’inverno, si trovano ad affrontare l’annoso e mai risolto problema dei ritardi ferroviari e, come in una storia in due tempi, a combattere a fine gennaio  con una burocrazia ancora più insidiosa ed irritante. Ha inizio così, in una gelida e piovosa notte d’inverno, il viaggio con il magnifico mezzo e progressivo che garantisce i collegamenti tra la città campana e la dolce riviera ligure. Sono arrivate, finalmente, le sospirate vacanze e chi può si prepara a partire. La fredda notte dicembrina non invita certo ad attardarsi all’aperto ma sapere che tra poco si sarà al caldo in uno dei confortevoli scompartimenti del moderno treno invoglia ciascuno ad attendere lietamente. Dopo mezz’ora, un’ora, l’attesa del treno 768  inizia a divenire snervante. Dopo due  ore anche la residua voglia di sdrammatizzare dei più ottimisti è ridotta in briciole. Ma sarà soltanto dopo una interminabile attesa di circa tre ore nella stazione di Salerno nella quale, a causa degli eterni lavori in corso, non è possibile trovare un posto decente dove accomodarsi, che i viaggiatori infreddoliti, stanchi ed arrabbiati possono finalmente partire per la sospirata meta. Il viaggio, iniziato sotto i peggiori auspici, procede ad un ritmo che non consente l’arrivo a destinazione in tempi compatibili con l’orario programmato. Pazienza: si aspetta il  Natale e bisogna essere buoni e tolleranti! Il servizio di trasporti si scusa per il ritardo di quasi tre ore rispetto a quello previsto per l’arrivo ed invita i gentili utenti a chiedere il rimborso a fronte di una domanda che richiede solo pochi minuti di tempo. Altri 10/15 minuti di fila si sommano al già notevole ritardo, ma ormai… Passa più di un mese ed ecco la cortese risposta alle giuste rimostranze dei clienti. La paradossale comunicazione n° 090118-71-045,  inviata dall’ufficio di Torino di Trenitalia  in risposta alla richiesta di rimborso, nel suo freddo e stringato linguaggio burocratico, riporta quanto segue: – il ritardo di 168,5 minuti, rilevato in arrivo a destinazione,  non è imputabile a Trenitalia in quanto: 11 minuti sono da attribuire ad eventi accidentali; 124 minuti sono da attribuire ad avverse cause meteorologiche; il residuo dei minuti di ritardo maturato non supera il limite di 60 minuti previsto dalla Carta dei Servizi per il  rilascio del bonus-. Probabilmente, sarebbe stato più corretto invitare gli sgomenti viaggiatori a non perdere altro tempo per domande che, quasi certamente, non avrebbero trovato favorevole accoglienza presso gli uffici certificatori  e consigliare  loro di avviarsi verso le uscite senza far attendere ulteriormente parenti ed amici che hanno tralasciato le proprie faccende convinti che recuperare un viaggiatore in arrivo alla stazione sia una faccenda di poco conto. Oggi, che con l’alta velocità Trenitalia si mette in concorrenza con il trasporto aereo e pubblicizza l’uso del trasporto su rotaia come più comodo e rilassante rispetto all’uso del auto, sembra assurdo lo scaricabarile con cui il responsabile dell’ufficio giustifica l’esattezza dei suoi calcoli facendo riferimento ad un “sistema terzo certificato indipendente (RIACE), di competenza del gestore dell’infrastruttura nazionale”. Così come  decisamente anacronistici appaiono i cronici ritardi ed, ancora di più, le motivazioni accampate per un dovuto rimborso che sarebbe servito almeno ad addolcire al cliente i pesanti disagi subiti.