Alla libreria Aldebaran conferenza sull’Arcangelo Michele

 

 Il sacerdote salernitano don Marcello Stanzione, terrà il 18 febbraio alle ore 19 alla libreria Aldebaran invia Porta Elina 17/19 a Salerno una relazione sull’identità e la missione dell’arcangelo Michele. La conferenza sull’Arcangelo sarà tenuta anche a Roma il 13 marzo alle ore 20 alla libreria Asec, nei pressi del Panteon. In questa moltitudine incommensurabile di Spiriti Beati che circondano il trono di Dio o che eseguono le sue volontà, la Sacra Scrittura non rileva che tre nomi, quelli degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Questi nomi parlano da sé. Michele vuol dire “Chi è come Dio?“, Gabriele “La Forza di Dio“, Raffaele “Ia medicina di Dio“. Questi tre personaggi della corte celeste sono qualificati arcangeli, come aventi una preminenza sui semplici angeli.E per primo contempliamo San Michele. Molti esegeti considerano San Michele come il Capo degli Angeli fedeli, in opposizione con Lucifero il Capo degli Angeli ribelli. L’Apocalisse in effetti ci dice: “Scoppiò nel cielo una grande lotta, Michele ed i suoi Angeli lottarono contro il drago” (Ap.12,7). Noi non ignoriamo che questo passo può intendersi della lotta quotidiana che è aperta tra i buoni ed i cattivi Angeli, ed il cui bersaglio è l’umanità salvata o perduta; o più specificatamente della lotta suprema tra Spiriti di luce e Spiriti di tenebre, che segnerà gli ultimi tempi del mondo. Ma può perfettamente ben interpretarsi della lotta primitiva che ebbe per scopo l’espulsione del drago e dei suoi Angeli, ai quali il Cielo fu definitivamente chiuso. Questa interpretazione sembra anche più conforme al senso letterale, poiché dopo questo combattimento “non vi fu più posto per essi nel Cielo” per gli Angeli ribelli ed il loro Capo. Inoltre, chi non vede chiaramente che, se la Scrittura ci segnala l’antagonismo diretto che esiste tra San Michele e Satana, questo antagonismo deve risalire all’origine delle cose, il mondo degli Spiriti essendo rimasto invariabilmente quello che era al momento della grande separazione che si fece in mezzo ad essi.San Michele è dunque ben realmente il portastendardo di Dio in questa lotta grandiosa, “signifer Michael“; egli è il Capo degli eserciti celesti che si raggrupparono nell’obbedienza al loro Creatore, “Princeps militiae caelestis“. Gli Angeli fedeli sono chiamati i suoi Angeli, “Michael et Angeli ejus“. Chi non intravede fin da ora la grandezza e la bellezza di questo Spirito di luce, il cui nome esprime un vittorioso movimento d’adorazione e d’amore. In quel momento magnifico furono trascinati verso Dio tutte le Armate del Cielo. Avendo preso posto alla testa degli Angeli fedeli, San Michele ebbe la sua parte in tutti i disegni della Provvidenza sull’umanità. E San Gregorio Magno ha potuto dire: “Tutte le volte che si produce qualche fatto meraviglioso, appare l’intervento di San Michele“.Così, quando Dio si da un popolo nella discendenza di Abramo, San Michele è preposto alla custodia di questo popolo scelto. La Sacra Scrittura ci insegna che un Angelo parlava a Mosé, in nome del Signore, nel roveto ardente e sulle cime infiammate del Sinai; che un Angelo era incaricato di custodire la marcia degli Ebrei verso la Terra Promessa. Chi era quest’Angelo? Egli non è designato con un nome speciale. Ma alla morte di Mosé, apparve autenticamente San Michele. “Egli si disputa col diavolo, scrive san Giuda, circa il corpo di Mosé; ma non osa interporre contro il suo avversario la fede del discorso; egli si accontenta di dirgli: Che Dio t’imponga la sua volontà!” (Giuda 9). Che significa questo passo misterioso? Secondo l’opinione generale, il diavolo voleva far conoscere agli Ebrei il posto dove riposava il corpo di Mosé loro grande legislatore, affinché venissero ad adorarlo; ma san Michele, fedele esecutore delle volontà di Dio, si oppose a questa rivelazione e mantenne segreta la sepoltura del grande profeta. San Giuda lo loda in questa circostanza di non aver proferito alcun discorso, e di essersi accontentato di opporre al diavolo l’autorità di Dio. E’ facile concludere da questo fatto che san Michele avesse la suprema intendenza sul popolo di Dio. Questo risulta più chiaramente ancora dal passo seguente di Daniele. Questo  profeta s’era dato ad un digiuno prolungato per apprendere dal Signore in quale tempo si farebbe la restaurazione di Gerusalemme. Dopo tre settimane di austera penitenza, egli vide apparire davanti a lui un personaggio d’un aspetto così maestosamente terribile che non poté sostenerne la vista, e  cadde faccia a terra. E’ un angelo che lo rialza e lo consola dicendosi messaggero delle promesse divine. Gli apprende che ha  impetrato davanti all’Altissimo il ritorno degli Ebrei prigionieri. “Il Principe del regno di Persia, aggiunge,  mi tenne testa durante ventun giorni; ma Michele, uno dei primi Principi, – unus de Principibus primis -, venne in mio aiuto“. E conclude dicendo: “Bisogna che io ritorni per lottare contro il Principe dei Persiani; mentre io uscivo, vidi arrivare il Principe dei Greci … e nessuno mi ha prestato aiuto, se non Michele il vostro Principe” (Dan.10,13-20). Soffermiamoci su questa scena così strana. Essa accade nei Consigli dell’Altissimo. Si tratta di decidere se gli Ebrei rientreranno nella Terra Promessa. Un Angelo appoggia la richiesta dei prigionieri; ma egli ha per avversario un personaggio qualificato “il Principe del regno dei Persiani“. E’ un buono od un cattivo spirito? Si pensa che fosse un buono spirito, preposto alla custodia dell’impero persiano, e che, scrupoloso degli interessi che gli erano affidati, si sforzava di trattenere gli Ebrei in un paese dove suscitavano al vero Dio degli adoratori. Così dei due Angeli uno supplicava per il ritorno degli Ebrei in Giudea, l’altro per il loro mantenimento in Persia. Quest’ultimo era appoggiato dall’Angelo dei Greci, e generalmente senza dubbio dagli Angeli dei popoli presso i quali le Tribù ebraiche erano disperse. Ma San Michele interviene, e fa pendere la bilancia in favore del ritorno degli Ebrei. Egli è loro Principe, “Princeps vester“; e la sua voce è preponderante nei consigli dell’Altissimo.Comunque il profeta vede svolgersi il futuro più lontano, ed il suo sguardo piomba fino a quelle prove supreme che sono riservate al popolo di Dio alla fine dei tempi. Ora “dall’alto di queste prove“, in quel tempo, “si alzerà Michele il grande Principe – Princeps magnus -, che prenderà in mano la causa del vostro popolo” (Dan.12,1). Il popolo di cui si tratta è evidentemente il popolo nuovo che successe al popolo antico, il popolo cristiano dei veri credenti che rimpiazzò il popolo ebraico. San Michele continua nella Chiesa di Gesù Cristo la protezione con cui copriva la sinagoga. Egli è incaricato di difenderla in tutto il corso del suo pellegrinaggio quaggiù, ed egli la farà trionfare nella lotta suprema che l’attende alla fine dei tempi. E qui non possiamo tacere un’opinione molto interessante. Secondo sapienti interpreti, l’arcangelo San Michele è quello spirito che, secondo San Paolo, uscirà come dalle labbra del Signore Gesù ed ucciderà l’Anticristo (2 Tim.2,8). La Chiesa non è ingrata verso il suo celeste Protettore: Essa lo rileva magnificamente nella sua Liturgia. Essa gli presta i tratti più belli dell’Apocalisse. Gli pone in mano l’incensiere d’oro che fa salire verso Dio le preghiere dei Santi. Lo sente che suona la tromba, mentre che San Giovanni contempla il mistero sacro. La Terra trema, il mare è scosso, quando discende dal Cielo. Essa mostra gli stendardi celesti sospesi, ed i Cori degli Angeli che fanno silenzio, mentre San Michele lotta contro il diavolo. Essa lo chiama in aiuto di tutti i figli di Dio; lo invoca sotto il bel nome di Spirito di saggezza e di intelligenza. Essa ne fa il Principe della Milizia angelica, “Princeps militiae Angelorum“, il Preposito del Paradiso, “Praepositus Paradisi“, il prevosto, cioè il sacerdote del Paradiso, che glorificano gli abitanti della celeste Gerusalemme, il cui onore si segnala nel colmare di benefici tutti i popoli, e la cui preghiera conduce al Regno dei Cieli. Egli è, in qualità di principe, scortato da una moltitudine di Angeli,  Dio gli rimette le anime dei Santi perché le conduca nel paradiso dell’eterna gioia. Questo grande Portastendardo di Dio, dopo averle strappate dalla gola del leone infernale, le trasporta nella santa luce che li rallegrerà per sempre. Dopo tutte queste testimonianze liturgiche, è inutile insistere per mostrare che San Michele è il Protettore della Chiesa. Ricapitoliamo tutti i titoli del grande Arcangelo: E’ il Principe della Milizia angelica; E’ il Principe del popolo ebreo; E’ il Principe od il Protettore del popolo cristiano; E’ un grande Principe; E’ il primo tra i grandi Principi. Noi crediamo poter tradurre così la parola di Daniele; “Unus de Principibus primis“. Secondo molti interpreti, vi è là un ebraismo che equivale alla locuzione: “Primus inter primos“. San Michele sarebbe dunque il primo tra i primi Angeli, o più semplicemente il primo di tutti gli Angeli. Il titolo di Arcangelo dato a San Michele esprime in termini generali la sua preminenza, ma che d’altronde, lungi dall’appartenere semplicemente al secondo coro degli Angeli, egli è il primo dei Serafini, il più unito a Dio. Nella misura in cui i pericoli divengono più pressanti, l’intervento del glorioso arcangelo apparve più necessario.  il Papa Leone XIII compose in suo onore una bellissima invocazione:           San Michele Arcangelo, difendici nella lotta; sii il nostro sostegno contro la malizia e le insidie del diavolo! Che Dio gli imponga la sua volontà, preghiamo supplichevoli. E tu, principe della milizia celeste, col divino potere incatena  nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che, se ne vanno attraverso il mondo per la perdita delle anime“. Tale invocazione fu caldamente raccomandata anche dal papa Giovanni Paolo II. Più che mai Satana scatenato solleva la testa; per reprimerlo e respingerlo negli abissi, occorre il braccio di San Michele. La riuscita della lotta è indicata dall’inizio. La vittoria del glorioso Arcangelo è eterna.