Sala Consilina: verso le amministrative

 

Roberto De Luca

Circolano voci su ricandidature a Sindaco di Sala Consilina, nelle prossime elezioni amministrative, di vecchi personaggi, che noi ritenevamo completamente scomparsi dalla vita politica del territorio, visto una loro più che opportuna eclissi dopo un periodo di reggenza dell’amministrazione locale non veramente splendido. Circolano anche voci di candidature di protagonisti politici attuali, che da anni hanno saputo solo improvvisare il ruolo di protettori dei loro clientes. Sala Consilina ha bisogno di un rinnovamento di idee e di una carica ideale nuova, che questi signorotti, passati e presenti, non posseggono e che perciò non possono trasmettere. Il deserto di idee che questi valvassini, graditi dai feudatari di terre attigue e nominati in cambio della svendita della capacità di autodeterminazione di un intero comprensorio, si condensa in un unico titolo: Sahara Consilina. Questo deserto sta decretando la sua inaccessibilità con la perdita della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro, grazie alle politiche clientelari di corto respiro messe in atto da costoro.   Sala Consilina, invece, ha bisogno, innanzitutto, di liberare le forze sociali vive dallo stallo attuale e di riconsiderare le sue qualità urbanistiche e le sue potenzialità di paese capofila nel territorio del Diano; ha bisogno di continuare a coltivare le sue tradizioni, ma avverte forte anche la necessità di un rilancio dell’innovazione, sia in campo culturale, sia in campo economico. Tutte le iniziative annunciate nel corso di questi ultimi anni, in controtendenza rispetto a quello che si sta facendo in altre parti d’Italia ed in Europa, ovvero il recupero urbanistico dei centri storici e il parallelo loro sgombero dal traffico automobilistico (senza per questo creare disagio ai cittadini o danno alle attività economiche), vanno immediatamente ripensate e ricollocate nell’alveo naturale delle vecchie idee di amministratori che hanno già contribuito, nel bene o nel male, alla storia di questo paese. L’abbandono attuale del centro storico di Sala Consilina non può perdurare e, così come qualcuno sta già adesso tentando di fare, bisogna mettere in cantiere una corale azione di rilancio del tessuto urbano nei luoghi alti del paese. Bisogna far tornare vita pulsante su questa amena parte collinare di Sala Consilina (quella urbanizzata negli anni passati) e bisogna scoraggiare le furbesche occupazioni di suoli agricoli da parte delle misere velleità di qualche imprenditore d’accatto. La vigilanza dell’intero territorio, oggi martoriato non solo dall’abusivismo, ma dalla bruttura dei mostri in cemento un po’ dappertutto, va potenziata. A mo’ di esempio, citiamo il luogo dove i nostri amici del Rotary hanno voluto piantare (troppo vicino all’asfalto, secondo il nostro punto di vista) il loro cartello delimitante il “Distretto 2100”. In quella contrada si ergono scheletri in cemento non belli a vedersi, che il cartello stesso non riesce a coprire. Non molto tempo fa un nostro concittadino ha voluto immortalare questo cartello di dubbia natura e questi scheletri in cemento in una foto-ricordo, provvedendo poi a distribuire in giro le sue opere. Si prenda allora coscienza di fatti simili e della necessità di rendere gradevole la vista del territorio ad un visitatore che, uscendo dall’autostrada, si rechi, lungo la strada statale, al ridente e certamente accogliente paese. Si prenda coscienza del fatto che la vigilanza deve svolgersi anche nelle campagne, dove forte è il rischio dell’abuso e dove il pericolo dell’inquinamento delle nostre terre e dei nostri corsi d’acqua è sempre in agguato, così come le vicende recenti e passate ci insegnano. Si prenda coscienza del fatto che la vivibilità della nostra cittadina è un obbligo per coloro che andranno ad amministrare, non a favore di questa o per quella categoria di operatori economici, ma per l’intera collettività, con particolare riferimento alle classi sociali più svantaggiate. E si abbandoni, oggi, il privilegio della poltrona e si scenda nelle strade: si vedrà quanto sia difficile sia la viabilità sull’arteria principale. Si prendano provvedimenti adeguati. Si abbia il coraggio di fare scelte responsabili e durature e non funzionali sempre e soltanto al negozio e alla bottega. Si investa sulle aree verdi residue nel centro storico e non si tenti di cementificare tutto il cementificabile per fare parcheggi a più piani. Si renda viva, godibile e accessibile la piazza, si parli di un piano di sviluppo della zona alta, individuando incentivi ad alcune attività elettive o ad alcune tipologie abitative, molte delle quali andranno recuperate al terzo millennio, un po’ come è stato fatto col Palazzo Vannata, oggi adibito, sembra, a ricezione turistica. Operazioni simili avremmo voluto vedere per le tante abitazioni meritevoli di recupero che ancora aspettano l’attenzione da parte dell’Amministrazione. E perché insisto sul piano dell’edilizia, che oggi dovremmo ripensare in chiave di recupero del patrimonio urbanistico esistente e non già come sviluppo di nuovi quartieri avulsi dal contesto abitativo tradizionale, privi di necessarie infrastrutture? Perché non si vuole qui prendere in considerazione l’ampia fascia di abitazioni costruite nella campagna salese e nei boschi e negli anfratti dappertutto? La ragione è dettata da una frase illuminante del prof. Colitti, al quale non possiamo non dare credito e del quale non possiamo non apprezzare l’onestà intellettuale. In un passaggio da me già citato, il prof. Colitti, che è stato anche amministratore di questa cittadina, ha avuto a riferire nel n: 5 de “Le Pagine di Erò” del 1998, un articolo dal titolo “Dottor De Luca, costruiamo il senso civico”, quanto segue: “E poi l’esperienza amministrativa, ricordo a me stesso e al dottor De Luca, io l’ho fatta circa trent’anni fa, quando sono stato consigliere comunale e finanche designato sindaco ad un anno dalla fine del mandato quinquennale: ottenni la soluzione del problema comunitario che mi aveva spinto a candidarmi, la consegna dell’edificio dell’ITIS prima della fine del quinquennio, ma accettando il compromesso preliminare di non mettere il naso nella politica clientelare in tema di edilizia, sulla quale si sono fondate tutte le amministrazioni avvicendatesi prima e dopo di quella di cui feci parte. All’indomani delle elezioni, ingenuamente avevo messo il dito nella piaga, ma la reazione fu così violenta che dovetti rinunciarvi decisamente per non sentirmi un nemico da eliminare, cosa assolutamente inutile, se volevo puntare ad un obbiettivo concreto possibile”. Era il 1998, cari concittadini, quando il prof. Colitti scriveva quelle frasi. Adesso si vorrebbe tornare indietro a quel periodo, proprio mentre il mondo guarda in un’altra direzione, al futuro, appunto? Il mio appello allora viene rivolto a tutte quelle forze politiche sane (che ancora ci sono, per fortuna) e a tutte quelle persone, stranamente silenti nei vari schieramenti politici, le quali hanno a cuore il futuro di questo territorio. Abbiate il coraggio del rinnovamento, facendo capire, garbatamente, ma fermamente, a chi è stato artefice (inconsapevole, forse) del regresso economico, ambientale e socio-culturale di questo salubre lembo di terra di farsi da parte, definitivamente. Combattete l’arroganza del potere che viene da parti avulse al nostro territorio, le stesse che tanto danno hanno arrecato alla qualità della nostra sanità pubblica, dei nostri servizi sociali e delle nostre prerogative territoriali. Combattete gli opportunismi politici e affrontatevi a testa alta, anche duramente, se necessario, ma lealmente, l’uno contro l’altro per la durata di una campagna elettorale, con l’impegno di lavorare in modo trasparente per un unico intento dopo questo periodo: il progresso comune. Sala Consilina è un paese troppo importante per l’intero comprensorio, cosicché la sua vitalità sociale deve stare a cuore a tutti i cittadini del Vallo di Diano. Bisogna quindi avere il coraggio di cambiare e di rompere, irreversibilmente, col passato. Di affrontare i temi cruciali del territorio in un’ottica diversa, opposta a quella dell’interesse di bottega e dei potentati locali. Chi vi parla non ha interessi politici di sorta, ma ha l’unica aspirazione di vedere un rinnovato impegno sociale emergere, perché si possa continuare tutti a lavorare per riscattare il nostro Vallo da anni di apatia politica e dal conseguente regresso socio-economico in atto. Così, non già i vecchi protagonisti, ma i tanti giovani (nelle idee, e non necessariamente nell’età anagrafica) che si stanno affacciando alla vita politica di questo territorio vorremmo che fossero i protagonisti di questa contesa elettorale, alla quale non prenderemo parte per una o per l’altra fazione. Noi ci limiteremo solo a svolgere un’attenta analisi dei programmi e delle proposte messe in campo, aldilà degli schieramenti. Ci ritaglieremo così un piccolo spazio per una critica costruttiva sulle ipotesi di sviluppo per il territorio, che siamo sicuri vi saranno, se verranno lasciate libere le forze culturali e sociali vive, oggi paralizzate da interessi di bottega e dalle solite becere alchimie politiche. I partiti tutti sappiano essere garanti dei meriti delle persone attive nel sociale e abbandonare le ingegnerie numeriche, che favoriscono solo i portatori di voti. Sappiano individuare chi ha prestato servizio nelle amministrazioni locali con onestà e competenza e non chi ha pensato solamente a salvaguardare i propri interessi e quelli dei propri sodali. Ai tanti, troppi amministratori che fanno della politica una professione, diciamo, infine, che essi possono continuare a svolgere le loro lucrose professioni in altri contesti. Lasciassero, però, la pubblica amministrazione in mani di persone competenti e volenterose di rilanciare il nostro territorio nell’interesse di tutti, soprattutto delle classi sociali che ancora hanno bisogno di emanciparsi da un livello culturale proprio delle società agro-pastorali.Con la consapevolezza che questo appello è solo una tenue, umile voce, ma con la fiducia nel futuro, vi incito a voler continuare a perseguire il rinnovamento della politica locale e a non voler cadere prigionieri nella palude degli interessi di chi ha già svolto un ruolo sociale nel passato con i risultati che abbiamo ora sotto gli occhi. Cari concittadini, questi mesi saranno cruciali per l’uscita del nostro territorio dalla morsa dei privilegi di pochi a discapito degli interessi collettivi. Non perdiamo questo importante treno. Troppi ne abbiamo persi, non solo metaforicamente parlando.          

 

Roberto De Luca