Sala Consilina: presentato “I mediocri” di Caporale

 

 

Roberto De Luca

E’ questa l’impressione che si ha ad ascoltare un giornalista vero: egli appare come una persona informata sui fatti. Una persona oggigiorno pericolosa sotto molti aspetti. Questa l’impressione che mi ha seguito per un’intera serata, ascoltando Antonello Caporale durante la presentazione al suo libro “Mediocri”. Si può condividere o meno l’indignazione dell’autore rispetto ad alcuni fatti che riguardano la nostra libertà di cittadini nello scegliere il candidato al Parlamento, che ormai viene cooptato dal potere politico fattosi persona, identificata nel capo-partito. Resta il fatto che il giornalista che avevamo di fronte il 5 Gennaio a Sala Consilina non ha parlato di fatti distanti da noi anni luce, né tantomeno di astrazioni mediatiche o di erudite questioni filosofiche. Ha parlato di fatti, e di fatti concreti. La cosa che mi ha colpito di più, tra le altre, è stata la profondità con la quale l’autore ha mostrato di conoscere alcune vicende che coinvolgono la nostra comunità di persone, che, evidentemente, è ancora in cerca di qualche spicchio di verità in questa palude dell’informazione, che solo da poco, grazie a qualche volenteroso giornalista e a qualche coraggiosa testata, sta mettendo a segno delle inchieste, devastanti per un potere politico consolidatosi anche grazie alla connivenza istituzionale a tutti i livelli. Potere di mediocri (nella definizione di Antonello Caporale), che sono diventati, nel corso degli anni, arrogantemente invasivi nella vita sociale. Potere avuto in cambio della svendita dello sviluppo di un intero territorio ad inconfessabili interessi, politici e non, lontani da noi qualche decina di chilometri. Potere fatto di normale furbizia e di particolare avidità, perché non si intende più la politica come servizio: questa nobile attività è stata ridotta a metodo per alimentare clientele e sistemare figli, mogli, nipoti, parenti e, in ultimo, amici e amici degli amici. E dai fatti raccontati da Antonello Caporale è venuto fuori un simpatico aneddoto. Egli ha parlato di una sua idea, ovvero quella di istituire, nella nostra provincia, una manifestazione simile ad una che egli stesso ha visto svolgersi a Barcellona, in Spagna: i giochi della mente. Una sorta di olimpiadi parallele, a quanto mi è dato capire, in cui sono contemplate non tanto le discipline sportive, che coinvolgono il nostro corpo, ma quelle della mente. Quindi si può pensare che in queste originali olimpiadi siano praticate delle discipline come il gioco degli scacchi, i vari giochi delle carte, i giochi di abilità matematica e via discorrendo. Ebbene, sembra che Antonello Caporale abbia portato questa idea proprio all’attenzione del nostro Ente provinciale e che lì abbia trovato ascolto. Eppure, sembra di capire dalle parole di rammarico di Antonello Caporale, che, dopo il momento fatidico dell’approvazione dell’iniziativa e del finanziamento della stessa per un importo di un milione e duecentomila euro (pari a circa quattro miliardi e quattrocento milioni delle vecchie lire) siano scattati dei meccanismi clientelari che egli stesso non ha ben specificato. Eppure il giornalista ha avuto modo di connotare le persone che hanno portato avanti l’iniziativa, che qualcuno ricorderà per il clamore che ha successivamente prodotto nel Vallo di Diano solo perché a qualche albergatore ed operatore locale non erano state pagate le fatture emesse, con parole molto dure. Mi sembra di aver capito che egli abbia detto che, proprio considerando questo caso, ci troviamo di fronte ad una classe dirigente mediocre con la emme maiuscola. Ecco allora che, questa dichiarazione dovrebbe essere recepita, secondo il parere di chi scrive, da un’attenta istituzione di controllo del corretto svolgimento della vita democratica di un comprensorio e posta sotto la lente di ingrandimento, per capire quali siano stati quei meccanismi clientelari, che sembra siano scattati subito dopo il finanziamento del progetto. Anche e soprattutto per l’ingente capitale di investimento nell’iniziativa. Ma chi dovrebbe fare ciò? Il quarto potere che, se non intimorito dai potenti di turno, nel passato è stato dormiente o addirittura connivente con gli autori di queste operazioni? Una giustizia assopita da anni? Un’opinione pubblica anestetizzata da polpettoni mediatici e da sagre suine, ovine, caprine, bacchiche, pseudo-storiche, post-moderne e futuriste, tutte lautamente finanziate dal Comune in cui si celebrano e poi, a volte a rotazione, a volte senza soluzione di continuità nella successione dei simboli, dalla Comunità Montana, dall’ATO, dai vari consorzi locali, dalla Provincia, dalla Regione, in un turbinio di soldi e di guadagni? Per alcuni deve essere diventata una seconda attività quella di organizzare sagre, mentre noi siamo sempre in attesa di bilanci finali da qualche ente locale. Forse aspetteremo invano. Di certo, queste manifestazioni (anche quelle bacchiche oserei dire, senza per questo volerne essere fautore) potrebbero portare vantaggi non indifferenti dal punto di vista turistico-ricettivo se opportunamente programmate e mirate all’accoglienza dei visitatori. Tuttavia, c’è il caso di un paese del comprensorio che nel passato ha speso, annualmente, decine di migliaia di euro per organizzare pranzi e gite gratuite su invito senza avere una struttura ricettiva sul proprio territorio. Poi, forse accorgendosi della carenza, sono di recente stati chiesti e ottenuti lauti finanziamenti per l’ospitalità diffusa nelle abitazioni dei parenti stretti degli amministratori. Tutto in famiglia, insomma, come ai bei tempi. E’ questo il contesto, quindi, in cui deve essere portata avanti un’azione di controllo della spesa per le manifestazioni pubbliche?I meccanismi, tuttavia, sono chiari. Eppure, chi gestisce potere e danari pubblici sembra avere una sorta di salvacondotto: sono eletti e gaudenti, eletti e impunibili, eletti e rieletti per anni. E così quella palude bonificata con il sudore e con le vite stesse dei nostri avi oggi è diventata un pantano di sordidi affari di tutti i tipi: un piccolo mondo alla rovescia, dove il delinquente è rispettato e la persona onesta e osservante delle leggi derisa e socialmente esclusa mediante quei soliti meccanismi che conoscono bene chi opera “mobbing” nei confronti delle “persone informate sui fatti”, affinché esse non possano parlare in pubblico. A loro viene tolto il microfono, anche metaforicamente parlando, in ogni occasione, perché i fatti, quelli veri, non quelli legati alla commemorazione del divo che si fa portatore di finanziamenti pubblici, non siano divulgati; questi fatti devono scomparire dalla scena; e scompaiono in modo sistematico. Le nostre lanterne magiche televisive perciò continueranno a perorare solo la causa del benefattore, del finanziatore, del portatore di soldi pubblici e di posti di lavoro (ne ha per sé, per i parenti e per gli amici e, perché no, per i “Clarinetto” Orwelliani di turno), senza interferenze di sorta. Tutto senza pudore, e senza il minimo accenno di rossore, nemmeno nelle occasioni pubbliche come quella della presentazione del libro di Antonello Caporale.