Vita civica: a Salerno l’ ultimo posto
Vivere al Nord. In passato più di qualcuno, anche nel periodo post emigrazione, aveva sempre la valigia di cartone sull’uscio. Pronto a sfidare la cordigliera alpina, per poter trovare lavoro. E sistemazione. Semmai casa ed amore. Oggi, sembra che anche il Nord del Paese sia preso più che mai d’assalto dalle foghe emigratorie, per cui lavoro ed occupazione, anche qui deficitano. La recente classifica del Sole 24 ore, colloca ancora le città settentrionali, in cima alla classifica per tenore di vita. Sull’Olimpo, decisamente Aosta, con le sue nevi e non solo. Le sue ancelle, Bolzano, Belluno, insomma le città dove nel periodo postunitario neanche i merionali tentavano di approdare. Un po’ per il clima, un po’ per l’ubicazione geografica. La nostra Campania e Salerno, all’ultimo posto. Senza alcun ritegno rispetto ai pii tentativi di voler lanciare il Meridione nei circuiti europei, di volerlo affrancare da quel triste fardello di provincialismo esasperato ed esasperante. Salerno, con tutte le sue luci artistiche, con l’albero in promozione per le foto souvenir ai suoi piedi, con il Grand Hotel vista mare e le sue piazze, all’ultimo posto. Troppe le defaiances di una città che vive d’esteriorità. Che tenta di camuffare i bisogni del terzo millennio. Che non possono essere fasciati dagli illusori led natalizi. Tantomeno dalla vigilanza marcata del corpo di Polizia Locale, sempre armata di fischietto e notes. La superba Verona, la fiera Milano, l’aristocratica Aosta. Questo il target di città in cui vivere diventa non un’acrobatica lotta quotidiana sia per il lavoro, che per la vita civica. Sia per il problema rifiuti, che per quello del posto auto. Ma una condizione a misura d’uomo, senza eufemistici appellativi di città-giardino d’Europa!