Mercato S. Severino: il punto sull’ospedale “Fucito”

 

Annamaria Noia

L’ospedale di Curteri, frazione di Mercato S. Severino, è sembrato averla scampata riguardo il “fatidico” piano di rientro, l’insieme dei tagli attuati dalla Regione Campania in campo sanitario per appunto “rientrare”, contenere le spese e i debiti contratti per la politica errata e scialacquatrice di cui la Regione stessa è stata protagonista.L’ospedale “Fucito” – infatti – come sempre si è detto, secondo notizie vecchie e/o recenti, è stato al centro dell’interesse pubblico per svariati motivi, sempre inerenti i finanziamenti e i fondi intercettati per l’affaire sanità in Campania nonché la redistribuzione del personale e delle unità mediche.Il più importante di questi motivi è stato senza dubbio il “pericolo” (?) di poter perdere il pronto soccorso, “fiore all’occhiello” del nosocomio, “ospedale amico” che si sarebbe potuto e dovuto chiamare “Villa Maria”, in onore della figlia del marchese Filippo Imperiali, appunto Maria, che ivi risiedeva – ma questa è un’altra storia. Oltre a ciò si rischiava di perdere la piastra di emergenza, quella coronarica e soprattutto di vedere trasformato il presidio da Dea (dipartimento di emergenza assistenziale) di primo livello a “mero” ospedale territoriale. Politicamente i rappresentanti istituzionali della vita amministrativa sanseverinese sono stati trasversalmente (centrodestra e centrosinistra) d’accordo nel supportare il presidio, sia raccogliendo (Pdl) delle firme – circa 5.000 – per chiedere all’opinione pubblica di interessarsi alle “sorti” (magnifiche e progressive) del nosocomio, affinché i cittadini prendessero posizione sui problemi che attanagliano e che hanno sempre attanagliato l’ospedale, che attualmente rischiava di veder chiudere il suo punto di eccellenza, proprio il pronto soccorso, sia tramite un manifesto targato “Mauro Iannone” e “Antonio Basile”, esponenti del Pd (partito democratico) di S. Severino. Anche se alcuni esponenti dell’opposizione, sempre del Pd o affini, di cui non vogliamo fare il nome, hanno affermato che poi la situazione in cui versava l’ospedale sarebbe stata comunque buona, i tagli regionali non avrebbero intaccato più di tanto il “Fucito”. Ritorniamo quindi ora sull’argomento, per vedere come si è evoluta e come si evolverà la situazione; se e come è cambiato qualcosa dopo il tanto parlare, dopo i titoloni sui giornali, la tanta mobilitazione e il passaparola di bocca in bocca da parte dei cittadini sanseverinesi. Tutto ciò visto che l’ospedale ha servito da sempre un vastissimo bacino di utenza, il cosiddetto “comparto F”, che compre un ampio territorio: da S. Severino a Siano, a Roccapiemonte, nonché circa 40.000 studenti del vicino ateneo. Per questo abbiamo chiesto al medico Antonio Basile, attivo proprio all’ospedale, di raccontarci le ultime novità sul “caso” “Fucito”:“Cosa c’è di nuovo riguardo l’ospedale?” “Di nuovo c’è la conferma del rientro del nostro presidio nel ciclo dell’emergenza, dunque è rimasta invariata la funzione del pronto soccorso. Tuttavia sarà sicuramente abolita l’Utic (unità coronaria), e la rianimazione avrà solo funzione di sostegno nel postoperatorio, area critica dell’ospedale.” “Inoltre – prosegue Basile – sono già stati ridotti posti nell’unità di medicina, mentre saranno ridotti altri posti nell’unità operativa complessa di chirurgia.” “Ridotti posti anche a pediatria e ortopedia – afferma il medico – ma è stato tutto sommato confermato il piano al vaglio del consiglio regionale, non quello della giunta, che prevedeva delle risoluzioni più restrittive.” “Il consiglio – esprime Basile – ha riposizionato l’ospedale nell’emergenza; per una crescita futura, comunque, si auspica un aumento di posti letto e la riqualificazione specialistica del complesso.” “Chi si sta muovendo per salvare l’ospedale?” “A mio avviso si sono mossi soprattutto i componenti Pd della Valle, a cominciare da S. Severino; un appoggio concreto è pervenuto dai consiglieri regionali del Salernitano: Donato Pica, Gianfranco Valiante e Ugo Carpinelli.” “Cosa si dovrebbe fare dal punto di vista politico per salvare il presidio?” “Secondo me – ha risposto il nostro interlocutore – non demandare a nessuno la responsabilità di difendere il nostro territorio, questo davvero non possiamo proprio permetterlo; è necessario perciò formare una nuova classe dirigente, nell’ambito della Valle, cha abbia a cuore realmente le problematiche di sviluppo sociale ed economico del territorio.” “E’ pertanto anche necessario – dichiara Antonio Basile – che il comprensorio stesso della Valle esprima un suo proprio candidato per le prossime regionali: ciò per portare le istanze delle nostre zone – ospedale compreso – in seno alla futura giunta regionale. Occorre un piano di salvaguardia territoriale.” “In che condizioni versa attualmente la sanità in Campania?” “E’ in stato pressochè comatoso, in una stasi, una fase di stallo dovuto a sbagliate o mancate scelte, a errate nomine politiche; è un’emergenza: le qualità professionali ci sono, il territorio è dotato di risorse umane capaci di portare avanti un discorso di qualità, nell’ambito della realtà regionale, ma vi è il bisogno di operare appunto nuove scelte, di ponderare bene sulla scelta di voler attribuire una sola Asl alla provincia di Salerno, che è per sua stessa natura un comprensorio vasto e diversificato.” “Il mio punto di vista – conclude il Nostro – prevederebbe la divisione in due parti del territorio, con due Asl distinte e separate; ciò allo scopo di puntare maggiormente a una medicina di qualità in cui investire, investendo contemporaneamente in strumentazione (nuova tac, una moderna macchina per ecografie…), in logistica e realizzando nuove strutture al posto di quelle fatiscenti di oggi.”