Mercato S. Severino: teatro, intervista ad Alfonso Capuano

 

AnnaMaria Noia

Alfonso Capuano, regista, attore e non solo: una delle personalità più timidamente “affascinanti” e poliedriche in circolazione nel territorio della Valle dell’Irno. Bravo per la sua vocazione al bello, all’arte, al sacro fuoco del teatro, un mondo bizzarro, sfuggente, terribile e affascinantissimo pur esso. Un universo ricchissimo di umanità, una terra d’approdo per molti bravi professionisti, che con il loro “sacrificio”, il loro immolarsi sulle sacre are, sugli altari della cultura ci fanno capire cosa in realtà la stessa cultura sia. Alfonso Capuano, originario di Mercato S. Severino – anche se la famiglia, a sua detta, è di Castel S. Giorgio e lui, sposato con la bella (e paziente) Ludovica, abita a Scafati.  “Perché il teatro oggi?“E’ una domanda a cui è complicato rispondere, a volte me lo chiedo anch’io, non riesco a darmi una spiegazione. Sicuramente però c’è voglia di mettersi in gioco, e giocare, con la fantasia, con la vita. Il problema è che noi non ce ne accorgiamo, ma ognuno interpreta, anche a sua insaputa, un personaggio che è uno dalla crescita alla maturità alla senilità, pur in situazioni diverse, nelle differenti situazioni che l’esistenza stessa ci pone.”“Infatti in latino il termine maschera è sinonimo di persona, quindi il teatro è libertà, ci si sente vivi. Poi il teatro è come il circo, ha una magia quasi religiosa, la voglia di recitare. Scopro che c’è ancora tanta voglia di essere protagonisti della vita teatrale, che assolutamente non è falsa come lo è invece quella della tv, ad esempio in programmi quali il Grande Fratello.”“Cos’è per voi il teatro?”“Una ragione di vita, ho investito il mio essere e ho coinvolto la mia famiglia, mia moglie è infatti attrice e scrittrice, in questo pazzo progetto in cui credo e in cui voglio ancora e sempre credere. Per ciò che concerne la mia scuola, devo dire che siamo già a un buon punto, già abbiamo fondato, proprio da una costola della “Copeau”, la compagnia stabile “Città di Mercato S. Severino”, ora si tratta di farla crescere sempre più affinché diventi un punto di riferimento fisso, ricco di professionalità nella variegata realtà del territorio. Riguardo gli spettacoli da proporre, ci sarà sicuramente un saggio finale per gli allievi del mio laboratorio, ma non so quale ancora. Forse proporremo “L’opera da tre soldi” di Brecht. Per la cultura a S. Severino, devo dire che comunque l’amministrazione ha avuto il coraggio di investire nel teatro e nel progetto della scuola, con un appoggio concreto. Comunque ci ha creduto, ha sostenuto tutto. Una volta abbiamo proposto uno spettacolo con tutte poesie nelle frazioni, è andata bene, assai meglio di come avrei mai potuto credere: i ragazzi che assistevano allo show avevano dapprima solamente molta curiosità ma poi si sono appassionati.Perciò non bisogna avere paura di rappresentare cose diverse dalle solite cose ridanciane; vi è impellente la necessità di portare avanti progetti culturali per la gente: un esempio è stato Rota in festival e il festival internazionale di regia da poco conclusosi.Internet aiuta molto il teatro, a differenza della tv, che lo fa vedere poco. Internet è l’interfaccia del teatro, e io vorrei proporre uno spettacolo interamente via web, con web cam, ma comunque così facendo morirebbe la magia del teatro stesso, che ha bisogno di un pubblico vivo.”