Ultimo spettacolo di Rota in festival a S. Severino

Annamaria Noia

Domenica 30 novembre si è tenuto presso il Centro Sociale di Mercato S. Severino l’ultimo spettacolo della rassegna/concorso teatrale “Rota in festival”, in concomitanza con la cerimonia di premiazione, prevista dopo lo spettacolo. La piece prodotta è stata a cura della propositiva ed entusiasmante compagnia stabile “Città di Mercato S. Severino”, che ha organizzato l’interessante kermesse. Il testo, per l’adattamento e la regia dei componenti la compagnia, Marco Elia e Marina Ceruso, che ha anche recitato con gli altri membri, è stato tratto dall’opera “Antologia di Spoon river”, in una versione (rivisitata con fantasia) coinvolgente che richiamava l’impegno dello scrittore americano Edgar Lee Master in un balenare di colpi di scena e di situazioni romantiche e suggestive, contornate di barlumi di morte e proprio come un inno alla vita attraverso l’assenza-essenza di nostra sorella morte, come la chiamava S. Francesco. Uno spettacolo difficile ma anche molto ben riuscito, ricco di sorprese e di animazione, di colpi di scena e trepidazioni esistenziali, leggero eppur denso di significati sul confine non tanto netto che sussiste tra “vita” e “morte”, tra “la” vita e “la” morte, che non separa mai due cuori veramente innamorati, come Edgar – il nome del personaggio interpretato dal valente Rocco Giannattasio – e la donna che lo ha “stregato”, dopo un’intervista allo scrittore, affetto dall’infanzia da una pericardite, una malformazione al cuore che lo vede morire dopo il bacio della sua bella (Marina Ceruso). La rappresentazione è stata molto intensa e partecipata, molto più di quella, comunque positiva e coraggiosa, propositiva dello scorso anno, a conclusione della seconda edizione di Rota in festival: lo scorso anno la compagnia “Città di Mercato S. Severino” propose l’altrettanto difficile piece “Lo zoo di vetro”, tratto da un’opera dello scrittore Tennesse Williams, per la regia di Alfonso Capuano, “patron” della compagnia, anche se ora la stessa compagnia cammina “da sola” mietendo successi e brilla di luce propria dopo essere nata da una costola della scuola di Captano, la “Jacques Copeau”. Ecco, per la cronaca, i personaggi e loro caratteristi che hanno animato la serata del 30 novembre con la loro buona volontà e l’arte scenica che li contraddistingue sempre e ancora una volta in quest’edizione del bel concorso: Edgar era Rocco Giannattasio; il suonatore Jones Emmanuel Granatello; Marina Ceruso ha indossato i panni di Mabel Osborne e Mary Yggins; Lucinda Matlock e Rosie Roberts erano Giusy Emanuela Iannone; Griffy il bottaio era invece interpretato da Antonio Sellitto; Lymann King e Dippold l’ottico erano agiti dal valido Vincenzo Albano, che ha voluto poi fare una bella sorpresa a tutti gli astanti, al pubblico interessato dell’intera rassegna, tramite una sua buona prova di regia nell’ambito di un altro importante festival che si è tenuto il 18-19-20 novembre sempre a S. Severino, dal tema “Amleto in 18 minuti”: il festival internazionale di regia “Fantasio Piccoli”. Albano ha rivisitato in chiave moderna ed ironica, simpatica, ricca di azione e di azioni il famoso plot di Shakespeare, puntando su una riflessione allegra della pazzia del principe di Danimarca e del suo rapporto col fantasma del padre, con lo zio e con la regina madre, e infine con la povera Ofelia. Tornando a noi, altri attori coi relativi personaggi erano: Dorcas Gustine e Alexander Throckmorton,recitati, portati in scena da Luca Iacoponi; la vedova Mcfarlane, ovvero Renata Rodio; Georgie Gray, alias Michela Moretti. Particolarmente appropriate nello spettacolo le bellissime canzoni, anzi ballate di Fabrizio De Andrè, suonate magistralmente e intonate canoramente. Anche le luci psichedeliche dello show ci sono piaciute. Il tutto si è incentrato, coi personaggi oscuri e incappucciati di blu scuro, sul tema della morte, della fragilità e caducità della nostra vita, passeggera come una brezza, un alito di vento. Il senso della vita, però, è proprio in quell’attimo, in quell’istante stesso in cui la stessa esistenza termina; in più ci si è basati, indugiando a lungo, sul tema dell’amore e della passione sensibile. I temi trattati sono poi quelli di tutti i giorni, come gli affetti, l’odio (anche), la saggezza, la follia, lamalinconia, la febbre e sete di voluttà, che non si può sostituire alla volontà, né al destino di un cielo infuocato da stelle cadenti, morenti. Dopo la bella prova da parte degli attori della compagnia stabile, si è tenuto uno dei momenti più attesi di tutta la rassegna, la premiazione dei vincitori. Ricordiamo che le categorie in gara erano: migliore compagnia, che ha vinto un pulcinella di ceramica, un trofeo fatto realizzare dal negozio “Angel” di S. Severino; poi miglior regia, migliore attore e migliore attrice, ai quali è stata conferita la targa della Uilt (Unione italiana libero teatro). Ebbene, ecco – sempre per la cronaca – i nomi dei vincitori delle varie sezioni. Trofeo per la migliore compagnia agli artisti di “Amnio”, compagnia di Pistoia; migliore attore è risultato essere Alessio Delai, di “Estroteatro”, Trento; migliore attrice: Maria Cristina Gionta, della compagnia “Costellazione”, di Formia. Migliore regia, per il riadattamento del “Don Giovanni” di Moliere, a Roberta Costantini, sempre di “Costellazione”.