Web e disinformazione: il monito di Napolitano

Amedeo Tesauro

La diffusione di Internet presso le grandi masse si è ormai realizzata e finalmente si comincia a pensare alle problematiche connesse allo sdoganamento del mezzo. Oltre alle attualissime problematiche legate alla privacy, l’altro tema caldo riguarda i messaggi reperibili online. Non sorprende dunque che il presidente Napolitano, 87 anni ma con la necessità di vivere nel contemporaneo, si lanci in un monito preciso che per quanto scontato merita di non passare inosservato. Intervenuto ad un evento sul tema del web ed i minori, Napolitano ha parlato della Rete come luogo di opportunità ma pieno anche di truffatori, di insidie e, con un accenno più profondo e moderno, di luogo in cui imperversano venditori di falsi miti e propagatori d’odio. Se delle insidie e delle truffe si sa già, è importante che Napolitano accenni ad un grosso pericolo di cui solo col boom del web dell’ultimo decennio ci si è resi conto: il pericolo della disinformazione. Se in un tempo lontano si vagheggiava di Internet come piattaforma ideale per fare controinformazione, in opposizione alle fonti giornalistiche provenienti da stampa e televisione, la realtà mostra invece una libertà che fa sì circolino informazioni perfino platealmente errate. L’idea comune di fondo è che non appartenendo a nessuno, Internet possa veicolare messaggi estranei e censurati dalle fonti tradizionali. Una rete televisiva o un giornale appartengono del resto a un’azienda con degli imprenditori al vertice, magari schierati e impegnati in determinate battaglie sociali e politiche, una constatazione magari tardiva, per molto tempo infatti ci si è approcciati ai media ingenuamente pensandoli come fonti di verità assoluta (“l’ho letto sul giornale!” o “l’ha detto la televisione!”), ma finalmente acquisita. Ciò che bisogna fare è evitare di cadere nel paradosso opposto, nella convinzione altrettanto ingenua che ciò che circoli in Rete sia vero a prescindere, coniando un “l’ho letto su internet!” che rischia di essere addirittura più pericoloso di quanto avveniva con la TV. Perché è proprio la non curanza, la mancanza di voglia di approfondimento vero, che spinge a credere alle bufale, a dar retta al messaggio che seppur non proviene dall’alto può tranquillamente essere distorto per un fine, per dire qualcosa di preciso e orientato. Come tutto nella vita, anche su Internet e ciò che vi rintracciamo deve essere tenuta alta l’attenzione andando a verificare le fonti, altrimenti si rischia di incorrere nelle solite dinamiche in cui o si crede a tutto ciò che si legge oppure, caso forse peggiore, si è spinti a ricercare esattamente ciò che si vuol sentir dire (entrando in un circolo vizioso e fallace come pochi altri). Dietro l’apparenza di un ambiente libero, apparenza perché chi ne ha i mezzi muove la propria propaganda anche nella Rete, si nasconde un insidioso scenario in cui informarsi è possibile tanto quanto lo è disinformarsi inconsapevolmente. Saper navigare nel web non è più una competenza ma un’abilità primaria nel nuovo mondo digitale. La vera competenza sta semmai nel sapersi muovere tra i messaggi dozzinali che girano sui social network e fra le notizie spicciole da blog, alle volte perfino provenienti da grandi quotidiani, così da formare un’opinione preparata e non schiava dell’approssimazione.

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