Europa: nessuno si salva da solo

Giuseppe Lembo

È da lontano che viene il sogno di un insieme europeo. Un sogno considerato il giusto traguardo dopo un millennio di lotta tra Francia e Germania, sulla scena duellanti di lungo corso, per l’egemonia sul vecchio e fortemente malmesso continente europeo. Nel 1957 Francia e Germania, con un fare da rivalità ben nascosta e tanti inopportuni sospetti di diffidenza reciproca per il lungo e tormentato sogno di potere assorbente degli uni sugli altri, finalmente, con la firma del Trattato di Roma, ha inizio concretamente il cammino del grande sogno europeo che, con Mazzini e Cattaneo prima ed Altiero Spinelli dopo, aveva visto al centro un grande ed obiettivo “protagonismo italiano”. Tanto in un clima mai cancellato di rivalità antica e di mai cancellati sospetti di non fiducia degli uni per gli altri. Saranno i Trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 ad immaginare l’inizio del lontano sogno di un’Europa Unita, con alla base l’insieme degli Stati dei popoli d’Europa. Siamo ad una data importante nella nuova storia dell’Europa scritta dai popoli d’Europa, impegnati a camminare insieme. Tanto almeno nei saggi proponimenti di popolo da sempre in lotta gli uni con gli altri e dalle caratteristiche fortemente divergenti, con un fare convergente e di insieme tutto da costruire, pensando ad un futuro nuovo; pensando ad un futuro europeo umanamente diverso. Un futuro che, per trasformarlo da idea politica in progetto di vita, non era assolutamente sufficiente un’Europa, il solo poco salutare frutto di un fare combinato dei soli francesi e dei soli tedeschi, con gli altri d’Europa, più “comparse” che “protagonisti”, strumentalmente usati al solo fine di controbilanciare i loro reciproci e mai sopiti sospetti degli uni verso gli altri. Siamo ad un importante compleanno. Siamo a 60 anni di un’Europa impegnata a darsi un progetto d’insieme con un percorso di Europa Unita (UE) con al centro da protagonisti, almeno sulla carta, un insieme considerato come prosecuzione dei propri interessi nazionali su basi nuove, ossia nell’unione, una forza nuova per cambiare i destini dei popoli d’Europa. Purtroppo non siamo ad un percorso concretamente compiuto e finalizzato al grande sogno di un’Europa concretamente, così come nella volontà dei padri costituenti che pensavano all’Europa Unita come il nuovo dei popoli d’Europa, in un cammino verso un futuro concretamente nuovo. Nel festeggiare il sessantesimo compleanno, non si può non evidenziare le crescenti difficoltà d’insieme europeo. Un insieme di sofferta incertezza e di uno stare insieme sempre più inopportunamente conflittuale, con tanti e crescenti euroscettici, protagonisti del remare contro al fine di una rinazionalizzazione dei singoli Stati d’Europa e di una ricercata disintegrazione dell’insieme europeo, al fine di tornare nei propri ambiti nazionali per un modello di Stato-Nazione assolutamente libero dai vincoli e condizionamenti esterni, non sempre utili al proprio diretto bene di Paese egemone senza le tante ingerenze esterne nell’organizzazione del proprio futuro e delle proprie libere decisioni. Purtroppo, cammin facendo, è mancato e sempre più quel fare solidale e d’insieme umano che serviva e serve al futuro dei popoli d’Europa. Con le caratteristiche sue proprie nel corso del breve tempo di concreto funzionamento UE, è stato sempre assolutisticamente centrale la Germania con il suo invadente principio poco europeistico del doice über alles che, grazie all’Europa, ha risolto tanti suoi problemi economici e sociali interni ed esterni. A ruota c’è stata la Francia con il suo fare di dominio sugli altri sempre pronto ad esplodere. Parte attiva di tale sistema di potere, l’Inghilterra, con il suo fare imperialistico, una bandiera mai di fatto abbassata che non si è sentita utilmente soddisfatta d’Europa, ad un punto tale, anno domini 2017, ha pensato di darsi la Brexit, con referendum popolare, votato successivamente dall’assemblea della camera dei deputati inglesi, per mettersi fuori dai teatrini di un’Europa considerata poco utile all’Inghilterra. E così, cammin facendo, l’Europa, poco Europa, dopo l’uscita del primo suo pezzo vitalmente importante, è attraversata da un clima sempre meno amico e solidale dell’insieme europeo; un insieme che, stretto dai crescenti nazionalismi antieuropei, rischia di portare alla fine del bel sogno europeo; di quel sogno in lontananza carezzato soprattutto dall’Italia con Mazzini e Cattaneo prima e poi con Spinelli e gli altri che sono stati i saggi padri fondatori di un’Europa veramente unita e solidale, per un futuro nuovo della gente d’Europa. Ma non è stato e tanto meno lo è, sempre così; purtroppo e sempre più spesso, gli egoismi di un se stesso europeo hanno prevalso e continuano a prevalere, negandosi alla giusta e necessaria solidarietà europea, con alla base il primo, importante ed insostituibile obiettivo, spesso mancato e sempre più spesso violentato dell’assolutamente necessaria solidarietà di un saggio insieme europeo.