La bellezza è una panza villosa. (Od anche: Il G20, la libertà, la casa , la bellezza e la panza)

Avv. Pasquale D’Aiuto 

A Matera, in questi giorni, si tiene il G20 dei Ministri degli Esteri.

Matera, la straordinaria città lucana, aka la Città dei Sassi, è Patrimonio Mondiale UNESCO e Capitale Europea della Cultura 2019.

Il G20 è “il foro internazionale che riunisce le principali economie del mondo … più dell’80% del PIL mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del pianeta” (tratto dal sito web ufficiale).

La proprietà privata è “il diritto di un soggetto a godere e disporre in modo pieno ed esclusivo di un bene” (art. 832 c.c.). La casa.

La libertà è, invece, l’esistenza stessa: “Io sono quando scelgo e, se non sono, non scelgo” (Karl Jaspers, tedesco, 1883–1969).

La bellezza è, invece, una panza villosa. Quella del professore materano che si è affacciato al proprio balcone in faccia al G20. Ora so anche questo.

Sì, la bellezza è Magritte, è Mozart, è i miei figli che suonano il piano, è il gol del secolo di Diego – ma pure quello con la mano – è l’amore, è Gaudì ma oggi è una imponente, umanissima, lattea panza villosa. Perché questa è un’opera d’arte, è un’installazione, è qualcosa che mirabilmente riunisce libertà, casa, Matera e pure G20. Provateci voi, a farlo!

In un’epoca di malinteso senso d’opportunità, di piccineria del pensiero, di timore patologico del politicamente scorretto, di sigle lunghissime per descrivere un solo, basilare concetto, di socialità pezzotta e drogata, si affaccia al proprio balcone, con imponenza fiera di chi può farlo, in nome di quel barlume di autodeterminazione che ci è rimasto, un uomo, a torso nudo, bianco, setoloso, panciuto. Bellissimo.

E non lo fa mica di notte dopo una bevuta?! No: lo fa davanti agli incravattati più potenti del mondo. E diviene icona!

Casa è il ritiro, il luogo dell’anima, è la stanza, il caminetto, lo stendibiancheria ma è anche la proiezione di me nella piazza sottostante, nel bar che frequento, nell’aria che respiro, nelle abitudini che coinvolgono lo sguardo di tutti e che tutti lasciano allo sguardo altrui.

Casa è la naturalissima libertà di vedere cosa succede di sotto senza adeguarmi a nessun codice virtuale di condotta, è dire “Siete voi che siete venuti da me: io vi accolgo come mi pare e vi accolgo se voglio”.

Anche se sono persuaso avrebbe offerto volentieri il caffè, a tutti quegli affannati delegati dal mondo intero.

E potete giurarci che, dal primo all’ultimo, tutti quei potenti abbiano avvertito un divertito ma autentico rispetto per l’omone villoso e la sua aulica panza, riscoprendo quella scintilla di preziosa libertà di essere e di apparire come si vuole. Non è forse di questo che si sta dibattendo proprio in questi giorni? Non è proprio quel fondamentale nucleo di diritti che si esplica anche nella battaglia di genere?

Io non so se l’abbia fatto apposta; non so se quell’eroe abbia davvero voluto esprimere la propria libertà oppure se sentisse soltanto caldo. Quel che so, è che questa è la foto dell’anno.