Santa Maria Capua Vetere: Carceri, on. Conte “Detenzione non sia confino disumano, ridisegnare sistema”

“I fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, mostrati in tutta la loro crudezza anche dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, riempiono di indignazione e rabbia. È giusto che chi ha sbagliato paghi severamente. Ma sarebbe una rabbia vana se la lasciassimo nelle pagine di cronaca. Questi episodi devono richiamarci tutti a una riflessione profonda sull’istituto penitenziario nel nostro Paese”.
Lo dichiara Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali, componente della Commissione Giustizia della Camera.
“Più volte ho visitato le carceri, trovando e denunciando situazioni di sovraffollamento e di inadeguatezza strutturale. Il tema della certezza della pena, elemento centrale dello Stato di diritto, non può cancellare quello della dignità della carcerazione e della necessità della rieducazione, principi cardine della Costituzione. La riforma del processo penale e dell’ordinamento carcerario, con un piano di edilizia adeguato alla funzione costituzionale della risocializzazione siano i punti cardine dell’azione del governo Draghi, come ha già indicato nelle sue linee programmatiche la Ministra Cartabia. Il ricorso alla giustizia riparativa può evitare di sovraffollare inutilmente il nostro sistema, così come gli istituti dell’affidamento e della messa in prova, mentre nel contempo bisogna ridisegnare anche il sistema carcerario, con un programma di nuova edilizia, soprattutto al Sud, dove c’è bisogno sociale e necessità economica. I fondi nel Pnrr ci sono, anche per nuove assunzioni di personale giovane e formato. I modelli all’avanguardia esistono: puntino di più sulla risocializzazione, su spazi comuni e partecipati, e non solo sull’idea di segregazione e mortificazione, che per loro natura alimentano gerarchie sulla prepotenza e sulla violenza. La disumanità del carcere comincia molto prima di quando quegli episodi si verificano e si manifestano. Comincia quando dimentichiamo le carceri e le releghiamo a confino disumano”.