Santi avvocati: S. Alfonso Maria de’ Liguori

Diac. Maurizio Scorza

 La professione forense è una di quelle da sempre più esposte a giudizi, ironie e diffidenze. L’immagine dell’azzeccagarbugli di manzoniana memoria, da avvocato, mi è sempre stata stretta. È molto facile giudicare dall’esterno; d’altra parte, in ogni professione ci sono persone scorrette. Tutti, avvocati compresi, sono chiamati al bene e tutti ne sono capaci, se alle parole “urlate” preferiscono una parola che arriva come un vento leggero, la Parola di Dio; l’unica capace di cambiare davvero il cuore dell’uomo. Certo, il cammino di santità in un ambito professionale delicato come quello forense può apparire più ardo, ma nel corso della storia troviamo figure di avvocati santi a cui ispirarsi. La prima è senz’altro quella di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il quale, avvocato, si dedicava al diritto in modo limpido e vinceva tutte le cause perché difendeva solo quelle che riteneva giuste.

Agiva con la massima onestà, senza utilizzare cavilli o scorciatoie, con un cuore capace di conquistare i giudici e placare gli avversari. All’apice della carriera, forse deluso moralmente per via di interferenze politiche in una causa dai grandi risvolti sociali, decise di abbandonare la professione forense, esercitata per circa dieci anni, per dedicarsi a tempo pieno alla vigna del Signore. Fu così ordinato sacerdote. Preoccupato, poi, dalla malizia e dalla menzogna con cui agivano alcuni suoi colleghi (siamo nel sec. XVIII), scrisse una lista di condotte etiche che possono essere applicate ancora oggi; anzi, sono in buona parte rinvenibili nelle vigenti norme deontologiche forensi.

Ecco l’insegnamento di sant’Alfonso: 1) non bisogna mai accettare cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e per il decoro; 2) non si deve difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti; 3) non si deve aggravare il cliente con troppe spese (non necessarie), altrimenti resta all’avvocato l’obbligo di restituzione; 4) le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie; 5) è necessario lo studio dei processi per dedurne gli argomenti validi alla difesa della causa; 6) la dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso danneggia i clienti, e si devono risarcire i danni, altrimenti si pecca contro la giustizia; 7) l’avvocato deve implorare da Dio l’aiuto nella difesa, perché Dio è il primo protettore della giustizia; 8) non è lodevole un avvocato che accetta molte cause superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al suo tempo, che spesso gli mancherà per prepararsi alla difesa; 9) la giustizia e l’onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi; 10) un avvocato che perde una causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di risarcire tutti i danni al suo cliente; 11) nel difendere le cause bisogna essere veritiero, sincero, rispettoso e ragionato; 12) finalmente i requisiti di un avvocato sono: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia. Papa Paolo VI affermò: “il Cristianesimo non è facile, ma è felice”.