Covid-19: quale vaccino?

Rita Occidente Lupo

Ormai non si parla d’altro! Quando ci s’incontra, a debita distanza e con tanto di mascherina, le uniche domande vertono sullo stato di salute: “Come stai? Vaccinato? Che dose? Hai avuto problemi?”

Tutto sembra girare intorno alla pandemia, che in effetti ha sconvolto le logiche umane…almeno dovrebbe, riparametrando anche la scala valoriale, che forse non tutti riescono ancora a numerare correttamente. C’è chi crede o almeno sperava, che dinanzi ad un pericolo comune, almeno per il passato la storia popolare addita esempi a riguardo, ci si stringa nella lotta comune al nemico. E chi invece constata che proprio l’attuale situazione di diffidenza verso l’altro, non sapendo se “untore inconscio” del Covid-19 ancora sconosciuto per molti aspetti, abbia denudato aggressività e cattiveria. Imbarbarito ulteriormente l’andare sociale, denso di incerte nubi per il futuro, svilendo i rapporti umani. Azzerati quasi dalla cieca paura che la morte dietro l’angolo spinga al Carpe diem ad ogni costo! In un laicismo tout court, giacché la dimensione verticale, che un tempo segnava il risveglio mattutino e chiudeva la giornata, sembra roba d’altri tempi. Come se il cattolico oggi, tramontato da un bel pezzo…passato di moda!

Nel fagocitante universo legislativo, tra decreti transennati colori per la messa in sicurezza anti contagio del bel Paese, diritti della piazza di parità e di rivendicazione sessuale. La legge Zan, così diatribata e mescolata nella sua primigenia genesi, da ritocchi d’apertura a condizioni sociali anche di diversa abilità. Che papocchio! In tale impasse pare proprio che nell’Italia dei diritti, li neghi proprio ai cristiani convinti, che ci sono ancora e senza far rumore e scendere in piazza, continuano a vivere la vita di fede, purtroppo quasi imbavagliati nel loro credo! Oggi non si ha più la libertà di manifestare apertamente quella ch’è stata l’ossatura del nostro Paese, in termini di credo.

La Religione, picconata da spinte laiciste, in nome d’un’apertura interculturale, nella quale a farci le spese proprio i credenti che proprio in questa pandemia si rendono conto che occorre una vaccinazione globale, ma non solo farmacologica. Che la vita è precaria nel suo esser dono e che val la pena d’esser vissuta nel vero senso, ricordando l’Autore di essa. Oggi occorrerebbe più consapevolezza che da certe pandemie, si esce rinnovati e rigenerati se si riescono a leggerle come segni dei tempi! Probabilmente la miopia nel guardare soltanto all’aspetto sanitario del problema, non fa sollevare lo sguardo verso l’Alto e piegare le ginocchia dinanzi ai mille interrogativi sul futuro!