La Voce e la Vita della Chiesa: “La Festa del Lavoro “

La Voce e la Vita della Chiesa: “La Festa del Lavoro “

Diac. Francesco Giglio

n questo particolare momento di crisi parlare di lavoro sembra quasi voler mettere il coltello nella piaga. In questi quasi due anni di pandemia si sono persi migliaia di posti di lavoro. Molti italiani hanno dovuto adattarsi alle varie situazioni creatisi e, sono stati costretti a superare le numerose difficoltà che di volta in volta si sono loro presentate. Poiché però la “fede, la speranza è la carità non vengono mai meno’” ci auguriamo che al più presto si possa ritornare a recuperare il tempo perduto e a riacquistare il gusto e la dignità del lavoro. Questo primo maggio vuole essere dunque una iniezione di fiducia e l’auspicio di una concreta ripresa del lavoro. Troppi giovani sono in attesa di trovare un posto di lavoro, e molti papà e mamme si augurano di riavere il proprio lavoro con la speranza di crearsi un sereno avvenire.

L’odierna festività ha origine dalle rivolte operaie di Chicago. Tutto cominciò il primo maggio 1886, negli Stati Uniti, quando la “Federation of Organized Trades and Labour Unions proclamò uno sciopero generale per chiedere condizioni di lavoro più eque nelle fabbriche. Questa data aveva un forte valenza simbolica poiché, il primo maggio 1867, in Illinois era entrata in vigore la prima storica legge che riduceva la giornata lavorativa a 8 ore. Una conquista, questa, che a distanza di vent’anni veniva rivendicata da tutti gli operai statunitensi. Gli scioperi ebbero un epilogo sanguinoso specialmente a Chicago, dove la polizia aprì il fuoco contro i manifestanti di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick, uccidendo due persone. Nei giorni successivi divamparono nuove proteste, che culminarono il 4 maggio nella cosiddetta Rivolta di Haymarket (dal nome della piazza di Chicago dove si stava svolgendo il presidio operaio), dove fu lanciato un ordigno esplosivo. La deflagrazione uccise un agente e spinse le forze dell’ordine a sparare sulla folla, con un bilancio di undici morti e un numero imprecisato di feriti, tra civili e poliziotti colpiti da fuoco amico. L’attentato diede poi vita a un processo, che portò alla condanna a morte per impiccagione di cinque anarchici. Uno di loro, August Spies, prima di morire riuscì a pronunciare questa frase: “Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte“. Il clamore di questi fatti da Chicago giunse anche in Europa. Il Congresso Internazionale di Parigi del 1889, durante i suoi lavori stabilì che da quell’anno il primo maggio sarebbe diventato la “Festa Internazionale dei Lavoratori.

La festa si estese in diverse parti del mondo. In Italia questa ricorrenza venne ratificata nel 1891. Per ragioni politiche, durante il Ventennio fascista la celebrazione venne anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, diventando giorno festivo a partire dal 1924, con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro“. Al termine della seconda guerra mondiale la ricorrenza ritornò alla sua data originaria. Il primo  maggio del 1955 papa Pio XII istituì la festa di “San Giuseppe lavoratore, estendendo così la partecipazione anche a tutti i lavoratori cattolici. L’annualeFesta dei Lavoratori”, nonché giornata Internazionale, serve per non dimenticare tutte le lotte sindacali che si sono combattute per ottenere migliori condizioni di lavoro. In Italia, l’appuntamento rappresenta come sempre un importante momento di riflessione e solidarietà. Anche se il Covid-19 impedisce ancora celebrazioni in grande stile, serve a ricordarci che l’articolo 1 della Costituzione Italiana fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946 e sancisce che: “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul Lavoro”.