“Zero non esiste-Ritorno in Val d’Agri” di Enzo Capuano, Sud alla riscossa
di Rita Occidente Lupo
Con raffinato tocco tra la penna ed il cuore, l’autore parla di un Sud alla riscossa. Enzo Capuano riannoda lacerti di passato e stralcia dallo scrigno della memoria eventi che hanno coinvolto in prima persona suo padre Eduardo. Uno spaccato storico che l’autore ritaglia tra emozioni e nerbo narrante, vivacizzando perfino i contorni di una terra che sembra obliata al meccanicistico modernismo. Il romanzo si snoda dal Dopoguerra agli anni Settanta e sembra accelerare il riscatto di quella classe contadina, fiera d’una appartenenza, relegata per troppo tempo dai fasti dello sviluppo urbano. Per degli aspetti l’accattivante narrazione rimanda ad echi veristi, in quella tragedia dei vinti, giammai sopita.
Con dovizia di particolari e ricco florilegio lessicale, i fatti sembrano tener dietro ai palpiti d’un tempo avaro di metamorfosi. Anche se è proprio dalla Val d’Agri che si fa cogente il riscatto di una classe contadina dalla schiena curva dalla fatica, ma dritta di valori. Ed è proprio da tale diario di bordo, nel quale la ragnatela dei ricordi si fa trama narrante, spostamenti in auto sempre più impervi, comunicazioni sempre meno confortevoli prima che la Piana del Sele diventi meno impervia, che l’autore corre in una dirompente escalation urbanistica, incoraggiante la crescita umana, a lungo annientata. Il vuoto dell’esistenza, lo Zero, a cui l’autore fa riferimento già dall’incipit della fatica letteraria, inesistente, quando sono esistenze umbratili ad assurgere a dirompenti protagonisti del presente.
Oggi, che la Regione ha sollevato in parte il suo orgoglio, rivendicando l’operosità di un Sud non orfano di consensi, l’iperbole di Eduardo, come quella di generazioni, ancora svetta, perché proprio i ceti a lungo nicchiati, ora capaci di far echeggiare la propria voce!