Zalarino: Chakula ni utamu (Il cibo ha un buon sapore)

Padre Oliviero Ferro

Per noi italiani, il cibo è qualcosa di importante e sappiamo subito distinguere se è buono, se è fatto in casa o in altre parti. Per cui, quando cominciamo ad andare in giro per il mondo, ci viene spontaneo fare dei commenti e dei confronti. Quante volte abbiamo parlato di spaghetti, di formaggio parmigiano, di vino e di altre cose buone della nostra dieta mediterranea. Quando, come è successo a me, viene il momento di vivere in Africa, di incontrare altre culture, anche sotto il profilo gastronomico, allora cominciano i dubbi. Ci si chiede: come sarà il cibo che mangerò, sarà buono, ecc. Poi però viene spontaneo dire: ma se lo mangiano anche loro, sicuramente sarà buono.

E così, oltre all’avventura missionaria, di annuncio della Parola di Dio, si incontra anche la vita della gente, anche nel cibo quotidiano. La prima cosa che meraviglia è il vedere che la natura ha riempito l’Africa di cose buone. Cominciamo dalla frutta: banane di tutti i tipi, ananas, mango, papaia, frutti della passione, agrumi, avocado, la vite, anoni, arachidi….così anche la verdura: pomodori, carote, cipolle, lengalenga (erbe cotte), manioca, grano…naturalmente non manca la carne (pollo, maiale, mucca, capra…serpente, scimmia…) e il pesce (da quelli più piccoli a quelli più grandi)…ci sarebbe anche la carne di animali selvatici (antilopi….piccoli roditori…lucertoloni…e anche gli ippopotami…). E le bevande: thè, acqua, bibite, birra, alcolici (locali o fabbricati, tipo wisky), frullati di frutta…Ma la cosa più interessante è naturalmente la preparazione del cibo. Ad esempio la manioca. Viene coltivata nei campi, soprattutto dalle mamme. Quando è matura, viene tolta dalla terra (è un tubero). Poi messa a macerare nell’acqua per togliere la parte velenosa.

Spaccata e ridotta in pezzetti e fatta asciugare al sole. Quindi, pilata a ritmo di canto, in un contenitore di legno fino  a ridurla a farina bianca. Dopo che è asciutta, si scalda un pentolone, e si fa una specie di polenta (un mestolo gira in continuazione) e ne esce un composto che viene messo in un piatto di portata. A lato, c’è il sugo, fatto con pomodori, arachidi frantumate e tutto immerso in olio di palma. Questo è il cibo base, a volte sostituito da riso. E’ accompagnato da erbe cotte (lengalenga), qualche pezzo di carne Un po’ di birra, sia in bottiglie che quella locale di banana. E la frutta, direte voi? La si mangia in altri momenti. Si mangia in fretta. Prima gli uomini, poi le donne e alla fine, quello che rimane, i bambini. Si mangia in silenzio, intingendo la manioca (ridotto a pallottolina) nel sugo. Naturalmente, le mani comincia a diventare rosse, unte, a causa dell’olio di palma.

E tutto finisce in fretta. Poi bisognerà lavare i pentoloni, togliendo il nero dall’esterno, con una buona sfregatura di sabbia che li fa diventare puliti e splendenti. Se invece sei sul lago, allora c’è l’imbarazzo del pesce: dal più piccolo (bollito con pezzetti di papaia) al capitaine (lungo da 1 metro in su): una vera delizia. Certo bisogna abituarsi a questi cibi, ma alla fine tutto diventa buono. Quando hai fatto un lungo viaggio per andarli a trovare, la fame ti fa mangiare tutto e ne sei soddisfatto. Soprattutto le mamme che ci hanno messo tanto amore per prepararlo. Basta abituarsi. Mi fermo qui, altrimenti mi torna l’acquolina in bocca. Buon appetito..