Zelarino: Proverbi Africani: il lavoro

Padre Oliviero Ferro                                                         

Il pensiero africano tradizionale sul lavoro ci porta a tre significati principali: 1. Il lavoro come sofferenza e fardello imposto dalla natura alla difficile condizione dell’uomo; 2. Il lavoro come libera, volontaria e conscia attività dell’uomo al fine di assicurarsi una base di esistenza ed un miglioramento di condizioni di vita: 3. Quindi il lavoro come opera, professione, frutto di un lungo sforzo ed apprendimento specializzato per rispondere a specifici bisogni della vita (es: il fabbro, l’artigiano, l’allevatore, il muratore…). Il lavoro è molto legato alla terra e all’attività artigianale. Il padre Henry Maurier divide il lavoro in due categorie: lavoro agricolo e lavoro di allevamento e lo definisce con quattro elementi fondamentali.

Il lavoro è un’attività particolarmente dipendente dall’energia o dalla forza umana (lavoro manuale). E’ la forza umana che coltiva la terra, le savane, le foreste…2. Il lavoro è lavoro di gruppo o meglio in gruppo. Richiede l’unione degli sforzi della famiglia, clan, villaggio. Insieme si lavora meglio e naturalmente si canta. 3. Il lavoro nella dinamica del tempo, diviso in due stagioni principali: quella delle piogge e la stagione secca. La seconda è più corta della prima. E in questa stagione delle piogge tutti si impegnano, lasciando in disparte altre cose (viaggi…). Sono luoghi di educazione, iniziazione e integrazione dei giovani alle ideologie comunitarie. 4.Atteggiamento africano difronte alla natura cosmica. Per l’africano la terra è sacra. Ci ricordiamo che l’Africa è stata popolata fin dai tempi remoti. Vedi le pitture di 5.000 anni fa scoperte nel Sahara. Gli africani hanno dovuto lottare con i misteri della natura, facendo alleanze con i misteriosi padroni delle terre, le oscure potenze, fonti delle piogge e della fertilità. In tanti popoli ci sono quelli che vengono chiamati miti e che descrivono bene le difficoltà dei nostri progenitori di fronte alla natura e ai suoi misteri.

Ma ora è il momento di qualche proverbio che ci aiuta a capire meglio. “Anche l’acqua sporca può spegnere il fuoco” (Ga, Ghana) (lasciare lavorare qualcuno, che pur avendo dei difetti, riesce bene a compiere il compito principale). Naturalmente un lavoro ben fatto richiede tempi lunghi. E’ quello che dicono i Bamoun del Cameroun “Se la cottura del cuscus dura a lungo, vuol dire che la carne è deliziosa”. L’uomo vive del suo sudore, deve faticare per avere dei risultati. “E’ grazie all’acqua del corpo che si tira l’acqua del pozzo” (Haoussa, Nigeria). Questo proverbio dei Bamilèkè del Cameroun mi è sempre piaciuto. “Dal suolo, il becco della gallina non torna vuoto” (colui che lavora, guadagna sempre qualcosa).

Naturalmente, se uno non lavora, rischia di morire di fame “le mascelle non avranno nulla da mangiare, se i piedi non camminano” (Lamba, Zambia). Il tuo lavoro lo devi fare tu stesso, se vuoi che sia ben fatto “Non è l’ascia del tuo vicino che terminerà il tuo lavoro” (Tetela, Congo RDC). Chi lavora, ha diritto al suo stipendio, come dicono i Nyang del Cameroun “La gallina che tira fuori il verme, se lo mangia”. Bisogna lavorare per uno scopo preciso “Se un uccello costruisce il nido, è per produrvi le uova” (Basuto, Lesotho). Senza sacrificio, non si guadagna. “nessuno raccoglie dalle api, senza che venga punto” (Tutsi, Rwanda). E i Baluba del Congo RDC aggiungono “Le migliori cose dimorano tra le spine”. Infine: è facile mangiare, ma lavorare è duro. “Il sale dà sapore, ma l’attrezzatura per tirarlo fuori dal mare pesa” (Basonge, Congo RDC).