Al futuro del mondo serve un nuovo umanesimo

Al futuro del mondo serve un nuovo umanesimo

Giuseppe Lembo      

L’Italia non è assolutamente estranea al mondo tecnologico, la pietra miliare del futuro possibile. Un fare italiano tecnologicamente diffuso è soprattutto a livello individuale; tanto, considerando gli smartphone usati dai tanti italiani. Siamo di fronte ad un mondo tecnologico spesso anche abusato che fa ormai diffusamente parte di noi; che è dentro le nostre vite. Nonostante ciò, non è per niente sistema, in quanto i nuovi linguaggi non sono integrati; non sono in rete e non fanno parte di un insieme di sistema che è assolutamente necessario al futuro italiano. L’Italia, per cambiare e crescere, deve cambiare e crescere innovando prima di tutto e soprattutto il sistema produttivo ancora al palo; ancora poco tecnologico; ancora poco attento alle innovazioni che passano soprattutto attraverso il digitale, ormai parte integrante delle nostre vite. Gli italiani fanno un uso, spesso anche abusato, delle innovazioni a livello individuale; mentre succede diffusamente questo nella vita individuale degli italiani, sono meno usate nel mondo del lavoro, delle professioni e dello stesso mondo produttivo che ancora non ne trae i dovuti benefici nella crescita delle produzioni, il frutto dell’equilibrato ed armonico rapporto uomo-macchina; intelligenza – fare umano – strumenti di innovazione tecnologica, sono un utile ausilio nei processi produttivi; tanto, riducendone i tempi ed il peso del lavoro umano, con enormi vantaggi per la produzione in crescita. Negli scenari del nostro Paese, si ha un diffuso uso delle tecnologie individualmente intese; ne manca purtroppo, l’uso d’insieme, mancando tra l’altro, la cultura dell’innovazione che ci serve per guardare al futuro e per vincere le tante non facili sfide che ci sono di fronte. Occorre e presto, attraverso un diffuso sistema di conoscenze da promuovere prima di tutto nella scuola ed in tutti i percorsi formativi, far crescere l’innovazione socializzandola e facendone diventare i flussi da individuali in flussi collettivi. Tanto, non solo per un uso, spesso anche abusato in senso individuale; occorre, capirne l’importanza in modo da usarne i percorsi non solo in senso culturalmente utili all’insieme umano e sociale, ma anche e soprattutto per crescere insieme, al fine di far crescere la qualità della vita dell’intero sistema umano e sociale. L’esplosione dell’innovazione nelle nostre vite, deve avere come utile positivo risultato anche i cambiamenti funzionali allo sviluppo ed alla crescita; tanto, migliorando il sociale comune e riducendo le distanze tra chi ha e chi non ha, un obiettivo necessario al mondo dal particolare al generale, per costruire finalmente una nuova umanità che non può assolutamente prescindere dalla produttività degli strumenti professionali che, per questi fini, da individuali, devono diventare strumenti professionali collettivi, con una connessione d’insieme utile al mondo dove c’è l’assoluta ed insostituibile utilità dell’uno per l’altro. Da qui nasce anche il nuovo professionale; un nuovo professionale che in sé rappresenta lo spartiacque tra il lavoro dei padri e quello dei figli; sono tanti e sempre più, i padri e le madri che proprio non riescono a capire il lavoro che fanno i loro figli, essendo ormai lontano il tempo dei mestieri e delle professioni non più attuali; non più di moda ed ancor meno parte di mondi condivisi ed espressioni di un fare lavorativo che, avendo alla base le innovazioni tecnologiche, si va sempre più allontanando dal passato, per tanti un tempo ormai lontano ed ancora vivo nel solo ricordo dei padri, ma assolutamente indifferente al mondo dei giovani che quotidianamente si devono rapportare ad altre situazioni fatte soprattutto di saperi e di conoscenze con le tecnologie e le innovazioni che diventano  sempre più “lavoro”. Tutto questo, ha come scenari delle nuove generazioni, il mercato, che oggi, ma ancor più nel futuro, spinge le aziende, il mondo del lavoro ed il mondo degli uomini più in generale, verso nuovi orizzonti, sempre più basati sulla modernità e su di un’economia globale, purtroppo ancora, sempre più senz’anima ed assolutamente e disumanamente indifferente all’UOMO della TERRA, anche nel suo diritto universale del PANE DELLA VITA; purtroppo sta inopportunamente degenerando; si presenta al futuro espellendo disumanamente tutto ciò che non rende, con un fare non per l’uomo, ma sempre più per il privilegio dei pochi che, concentrando le ricchezze, si vanno attrezzando a diventare i nuovi padroni del mondo; di un mondo da non poter assolutamente condividere perché nemico dell’uomo e del suo naturale diritto alla vita che, così facendo, diventa sempre più una vita negata.