La Voce e la Vita della Chiesa: “In trepida attesa dell’arrivo dell’Emmanuele”

Diac. Francesco  Giglio

Ancora una volta nella storia della nostra vita ci prepariamo a vivere il Santo Natale. Il Bambino Gesù, come promesso dal Padre attraverso le parole del profeta Isaia :Perciò il Signore vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (7,14), viene nel mondo perché vuole incontrare tutti e quindi, come ai pastori di Betlemme come racconta l’evangelista Luca: “In quella stessa regione c’erano anche dei pastori. Essi passavano la notte all’aperto per fare la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, così che essi ebbero una grande paura. L’angelo disse: “Non temete! Io vi porto una bella notizia, che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (2,8-12), e ci chiede di guardare a Lui con gli occhi dei semplici, degli ultimi, dei miti e dei pacifici. Egli viene in mezzo a noi con l’intento di realizzare il suo Regno di pace, di amore e di giustizia ed invita “gli uomini e le donne di buona volontà” a mettersi alla sua sequela ma soprattutto ad avere fede.  Ci invita al banchetto di nozze e ci chiede di indossare l’abito bianco della festa (cfr. Mt 22,1-14). A quelli che hanno deciso di seguirlo più da vicino richiede di amare gratuitamente, ad essere disposti a compiere il proprio servizio liberamente, senza riserve o pretese, rifiutando la logica del “servo inutile” poiché nessuno è inutile per Dio. Inoltre esorta ad indossare il “grembiule” (cfr. Gv 13,1-15) e porsi al servizio dei fratelli  in spirito di “servizio, umiltà, silenzio e disponibilità” come collaboratori- corresponsabili, umili servi e suoi seguaci che per amor nostro ha data la sua vita. Egli ci ricorda che nel suo Regno “chi vuole essere il più grande deve farsi il più piccolo”(cfr. Mc 10,35-45) perché ai piccoli, ai poveri, a chi soffre nel corpo e nello spirito, agli ultimi e ai senza voce è “ destinato il suo Regno”.

In questo particolare momento di preparazione al Santo Natale, come singoli che come comunità, siamo chiamati a far silenzio dentro, fuori ed intorno a noi perché nel chiasso del mondo non è possibile udire la voce di Dio.

Fare silenzio significa riconoscere i propri limiti e le proprie capacità e come nella parabola dei “talenti” (cfr. Mt 25,14-30), chiedersi se siamo capaci di farli fruttificare. E’ solo nel silenzio che possiamo scoprire se ci siamo sempre adoperati a realizzare il Regno di Dio e se siamo riusciti a crescere, senza orgoglio e personalismi, insieme a quanti si sono fatti compagni di strada nel nostro pellegrinaggio terreno. Solo nel silenzio del nostro cuore scopriremo che non sempre abbiamo operato secondo il volere di Dio.

Quel bimbo che sta per nascere ci esorta ad accoglierlo nella “nell’intimo del nostro cuore” e a crescere con Lui in grazia e santità davanti a Dio e davanti agli uomini.

Auguriamoci di cuore, cari fratelli e sorelle, che questa stupenda avventura terrena ci possa aiutare a portare a termine la nostra missione nel mondo aiutandoci a divenire “segno e strumento di salvezza” com’è la Chiesa voluta e fondata da Cristo nella quale abbiamo scelto di vivere, lavorare e servire.

Possa la “luce del Natale” essere guida ai nostri passi ed illuminare il nostro cammino unitamente alle nostre famiglie, le nostre comunità parrocchiali, la Chiesa universale e quella particolare che è composta da uomini e donne che hanno bisogno di “sentirsi accolti, ascoltati, amati e accompagnati”.